Impianti a biomasse, a Grosseto la Provincia detta le regole per l’utilizzo dei sottoprodotti
[26 Luglio 2013]
I sottoprodotti provenienti dall’attività agricola e dalle imprese locali del settore agroalimentare potranno andare ad alimentare piccoli impianti a biomasse e biogas a patto che ne sia stabilita la chiara provenienza attraverso la tracciabilità e siano rigorosamente di filiera corta. Questo ha stabilito il Consiglio provinciale di Grosseto, che ha approvato all’unanimità la delibera che stabilisce il tipo di sottoprodotto che può essere utilizzato sul territorio.
«L’utilizzo dei sottoprodotti è una scelta importante di sostenibilità economica e ambientale – ha dichiarato Marco Sabatini, assessore provinciale al Governo del Territorio e alle Energie Rinnovabili –. Significa riciclare per produrre energia, e ridurre la coltivazione di colture estensive da destinare alle biomasse, come il mais, liberando, di conseguenza, i terreni per la coltivazione delle materie prime ad uso alimentare.
I sottoprodotti – ha aggiunto Sabatini – non erano disciplinati dal Ptc provinciale, e anche a livello nazionale è abbastanza recente la normativa di riferimento con il decreto ministeriale del 6 luglio 2012 che, tra l’altro, elenca i sottoprodotti ammessi in Italia per l’utilizzo a fini energetici e incentiva l’utilizzo dei sottoprodotti soprattutto nei piccoli impianti da 300 chilowatt. La provincia di Grosseto non si è limitata a recepire la normativa nazionale, ma rispetto ad essa, in linea con i criteri di tutela ambientale del Ptc, ha selezionato ulteriormente i sottoprodotti utilizzabili in provincia di Grosseto, escludendone alcuni previsti invece dal decreto ministeriale. Nel nostro territorio, ad esempio, non sono ammessi gran parte dei sottoprodotti di origine animale, previsti invece dalla normativa nazionale. La Provincia chiederà inoltre, ai titolari degli impianti la documentazione accurata sull’utilizzo del digestato, che è il rifiuto dell’impianto a biogas e a biomasse, e uno studio sulla viabilità».
I sottoprodotti utilizzabili in provincia di Grosseto sono: quelli derivanti dalla lavorazione dei prodotti forestali e dalla gestione del bosco; dalla manutenzione del verde pubblico e privato; residui di campo delle aziende agricole; stallatico; paglia, pula, stocchi, fieni e trucioli da lettiera; i sottoprodotti della trasformazione del pomodoro, barbabietola da zucchero; cereali, risone, olive, uva e di altri ortaggi e frutti; spremitura di alga; lavorazione di frutti a semi oleosi; sottoprodotti dell’industria della panificazione; torrefazione del caffè, lavorazione della birra.
«Un altro aspetto importante introdotto con questo atto del Consiglio – ha spiegato Enzo Rossi, assessore all’agricoltura – è la tracciabilità e la provenienza dell’approvvigionamento degli impianti. Il 51% del sottoprodotto utilizzato deve essere, infatti, prodotto nell’azienda stessa del titolare dell’impianto, e la restante parte acquistata, comunque, nell’ambito della filiera corta da altre aziende che si trovano nel raggio massimo di 70 chilometri dalla sede dell’impianto. Con questo atto si introduce infine un elemento di forte attenzione alla risorsa idrica, favorendo, sia negli impianti già approvati che nelle future pratiche di autorizzazione, la scelta di colture per la produzione di biomasse primaverili estive, che richiedono una limitata quantità di acqua, o quelle di colture che addirittura hanno con ciclo di produzione autunno -invernale».
Gli impianti a biomasse o biogas a cui inviare i sottoprodotti sono quelli che hanno una potenza massima di 1 megawatt.