
Non solo rinnovabili, in Italia sono in calo anche gli investimenti sull'efficienza energetica

Investire sull'efficienza energetica rappresenta la precondizione essenziale perché la transizione energetica verso le rinnovabili abbia successo, ma al momento in Italia entrambi i fronti sono in stallo.
Sappiamo che dal 2014 le energie rinnovabili crescono col contagocce, ma anche gli investimenti sull'efficienza energetica sono ormai in forte frenata – e non solo a causa del Covid-19 – come mostra il Digital energy efficiency report 2021, redatto dall’Energy&strategy group della School of management del Politecnico di Milano e presentato oggi.
Nel 2020 in Italia gli investimenti per l'efficienza energetica nel comparto industriale (poco più di 2 miliardi di euro, di cui il 90% in tecnologie hardware e solo l’8% in software per il monitoraggio dei cicli produttivi) sono infatti diminuiti del 19,6% rispetto all’anno precedente, ma non è tutta colpa del Covid. Già nel 2018-2019 era in atto una frenata, dopo la crescita del triennio 2015-2017, le cui cause sono da ricercare in un quadro normativo incerto (in particolare per i Certificati bianchi) e volto in direzioni opposte a quelle segnalate dagli operatori come necessarie per riprendere la crescita.
Entrando nel dettaglio, quasi il 20% degli investimenti in soluzioni hardware ha riguardato interventi sul processo produttivo (373 milioni di euro), il 18% gli impianti di cogenerazione (350 milioni) e il 15% i sistemi di combustione efficienti (circa 300 milioni), il 12% l’illuminazione (240 milioni); in coda sistemi Hvac, motori elettrici, inverter e sistemi di aria compressa (tra il 7% e il 10% degli investimenti totali). I 168 milioni di euro investiti in soluzioni software, invece, si sono concentrati su monitoraggio e sensoristica di base (oltre il 65% del totale).
«Il 2021 ha portato in dote un’ulteriore riforma dei Certificati bianchi, ma la direzione è ancora quella sbagliata, perché non ha tenuto conto di nessuna delle proposte avanzate dalle imprese del settore – commenta Davide Chiaroni, vicedirettore dell’E&S group del Politecnico – Un intervento incompleto che si traduce in un rischio per il comparto industriale legato all’efficienza energetica, come investitore o come fornitore di tecnologie o servizi».
Negli anni, nonostante il varo di più decreti relativi ai Certificati bianchi e al loro rilancio, il mercato ha continuato il trend di contrazione: nel 2020 sono stati riconosciuti 1.720.903 Certificati, circa 1.180.000 in meno rispetto al 2019 (-41%, contro il -24% dell’anno precedente). In buona sostanza, negli ultimi 2 anni il numero di Certificati bianchi riconosciuti è più che dimezzato.
Il 31 maggio 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale l’ennesima riforma dei Certificati bianchi, ma è apparso subito evidente come le proposte avanzate dagli operatori del settore non fossero state accolte, destando grandi perplessità. Particolarmente sensibile il meccanismo di valorizzazione dei Certificati bianchi: se si combinano la normativa che regola le Aste, i Certificati bianchi virtuali e la mancanza di un floor, ossia un meccanismo di minimo valore per la definizione del prezzo, è assai difficile che si possa concretizzare una situazione di mercato favorevole.
E adesso? Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede uno stanziamento di 29,44 miliardi di euro per l’efficienza energetica nel comparto industriale e dei servizi, permettendo di stimare una crescita anno su anno del 17% e di arrivare al 2023 a quasi 3 miliardi di euro di investimenti. Tuttavia secondo il Politecnico si può aspirare anche a fare meglio: nello scenario “policy driven” disegnato dall’E&S group, dove accanto al Pnrr ci fosse una riforma vera dei Certificati Bianchi, si potrebbe raggiungere al 2023 un livello di investimenti di oltre 3,1 miliardi, pari al 120% di quanto registrato nel 2019.
«L’approvazione da parte dell’Unione europea del Pnrr è certamente una buona notizia, perché le risorse destinate al Piano transizione 4.0 potrebbero, secondo le nostre stime, annullare entro il 2023 l’effetto negativo del Covid. Ma non basta: per risolvere i problemi del comparto è necessario andare oltre il Pnrr e riprendere in mano seriamente il tema dei Certificati bianchi. Ci sono lo spazio e il tempo per farlo, le idee e anche la fiducia degli operatori e delle imprese, che guardano agli investimenti in efficienza energetica come a un patrimonio su cui fare leva per l’effettiva ripartenza», conclude Chiaroni.
