Skip to main content

In Italia la raccolta differenziata è al 63%, ma l’economia circolare si ferma al 21,6%

Utilitalia: «I sistemi di deposito e restituzione potrebbero aiutare l’Italia ad aumentare il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica»
 |  Green economy

È stato presentato oggi a Ecomondo studio Utilities protagoniste della transizione ecologica: le sfide dell’economia circolare, realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Agici, mettendo a fuoco i dati – relativi al 2020 – riferiti a un campione rappresentativo di utility associate a Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) che, per i servizi idrici e ambientali, interessa rispettivamente più di 37 e circa 24 milioni di abitanti.

Dal report emerge che i territori serviti dalle associate di Utilitalia, la raccolta differenziata dei rifiuti raggiunge il 63% (un dato in linea con la media italiana) e lo smaltimento in discarica il 17,5% (quando la media nazionale è del 20%, ma il limite massimo stabilito dall’Unione europea per il 2035 è del 10%).

Ma il dato relativo alla raccolta differenziata non deve ingannare: il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (Cmu) nella nostra economia è arrivato al 21,6% nel 2020, ovvero il 78,4% della nostra economia ancora non è circolare. Come mai tanta distanza rispetto al 63% di raccolta?

I motivi sono molti, ma basti osservare che la raccolta differenziata riguarda prevalentemente i rifiuti da imballaggio (l’8% di tutti i rifiuti che generiamo, tra urbani e speciali) e l’organico (Forsu, per un altro 4% circa).

L’Italia resta comunque «ben posizionata» rispetto agli altri Paesi europei per quanto riguarda il principale indicatore di economia circolare: «Mentre a livello europeo il rapporto tra uso di materia proveniente da processi circolari e uso complessivo di materia si attesta al 12,8%, in Italia tale valore è pari al 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di quasi dieci punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%)», documenta lo studio Utilitatis. Allargando il quadro d’osservazione anche ai Paesi europei più piccoli l’Italia scende un po’ in classifica, ma non di molto, risultando superata – oltre che dalla Francia – anche da Belgio e Paesi Bassi.

Per continuare a migliorare, come previsto nell’ambito delle riforme strutturali del Pnrr, l’Italia ha adottato la Strategia nazionale per l’economia circolare. Ma si tratta di un documento che è però ancora «sprovvisto dei necessari dettagli attuativi, ed è in ogni caso necessario risolvere numerosi nodi: dal superamento dell’emergenza rifiuti che periodicamente affligge diverse aree, a un cambiamento del sistema economico che consenta alla circolarità di esprimere a pieno il proprio potenziale. Ciò contribuirebbe anche ad attenuare le criticità connesse all’attuale situazione geopolitica, che ha portato alla carenza di alcune materie prime e alla relativa impennata dei costi. È infatti necessario accelerare il disaccoppiamento tra crescita del Pil e uso di materie prime, convertendo gli attuali modelli di produzione e di consumo in un’ottica di circolarità».

Nell’ambito di questo percorso, lo studio evidenzia che anche «i sistemi di deposito e restituzione potrebbero aiutare l’Italia ad aumentare il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica, che attualmente si attesta al 45%; altri Paesi che attuano sistemi diffusi di vuoto a rendere ottengono infatti performance migliori: è il caso della Svezia (53%), dei Paesi Bassi (57%) e della Lituania (70%). Lo studio mostra come il tasso medio di raccolta per le bottiglie in Pet in Europa nel 2018 si attestasse sul 47% nei Paesi senza un Drs, e sul 94% nei Paesi con un sistema di deposito e restituzione degli imballaggi».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.