In Svizzera sono diventati gretini e si buttano a sinistra

Boom dei Verdi/rossi e dei Verdi Liberali. Perdono la destra, i leghisti ticinesi e i socialisti

[22 Ottobre 2019]

Le elezioni di domenica 21 hanno terremotato la consociativa politica svizzera e a farlo con il loro inaspettato successo (almeno di queste dimensioni) sono stati due partiti ecologisti: i Verdi (alleati con la sinistra radicale e altre formazioni ambientaliste) che arrivano al 13,3%, (+6,1%) e i verdi Liberali (PVL 7,8% e +3%) che si definiscono «il Partito più progressista della Svizzera» ma che sono liberal/europeisti.

Insomma, nel Paese che la Lega ex Nord proponeva come esempio da seguire (fino a chiedere l’annessione della Lombardia a Berna) e che i giornali di destra indicavano come modello da seguire nella lotta anti-immigrazione (per poi difendere i frontalieri italiani che la Lega Ticinese voleva cacciare proprio con le stesse accuse che la Lega salviniana usa contro con i migranti mediorientali e africani), ha dato un brutto dispiacere a Feltri, Belpietro, Giordano e allo stuolo di grevi denigratori di Greta Thunberg e dei “gretini”. I probi e moderati svizzeri sembrano diventati parecchio “gretini” e si sono buttati a sinistra: è infatti dall’introduzione del sistema proporzionale nel 1919 che non si assiste a uno spostamento di seggi così importante a favore di un partito come quello ottenuto dai Verdi.

La presidente del Grüne Partei der Schweiz (Grüne/Les Verts/Verdi) Regula Rytz, ha detto: «Credo di stare sognando. Ora si possano veramente cambiare le cose a Palazzo federale » e il vicepresidente Balthasar Glättli ha aggiunto: « Il partito deve adesso passare dalle parole ai fatti, anche tessendo delle alleanze per proteggere il clima». In un comunicato, i Verdi svizzeri invitano tutte le forze politiche a «concludere un patto interpartitico per il futuro».

A vincere le elezioni sono stati anche i Verdi Liberali e il loro presidente, Jürg Grossen, ha parlato di una «bella giornata per il PVL».

I due partiti verdi svizzeri insieme arrivano al 21,1%, i Verdi guadagnano 17 seggi e arrivano a 27, diventando il quarto Partito svizzero, superando i democristiani del Partito popolare democratico (PPD) che si ferma all’11% e calano a 26 seggi (-2). I Verdi liberali passano a 15 seggi (+8). Ma difficilmente potranno trovare un accordo su questioni diverse da quelle ecologiche. Come ha sottolineato subito la Rytz, «Sui temi economici, i Verdi liberali sono molto vicini al Partito liberale radicale (PLR, destra). Noi Verdi siamo diversi, la nostra è una politica climatica sociale».

Calano i Partiti storici, protagonisti del governo consociativo destra-centro-socialisti che ha garantito l’equilibri politico svizzero negli ultimi decenni. A sinistra il Partito Socialista (PS) si conferma secondo Partito con il 16,8% ma cala del 2%. A destra il Partito Radicale Liberale (PLR) fa il peggior risultato dei sempre con il 15,3% (-1,3%). Ma a leccarsi le ferite della svolta verde e progressista è soprattutto la destra nazionalista e anti-immigrato dell’Unione Democratica di Centro (UDC) che, pur confermandosi per la sesta volta il partito più forte della Svizzera e con quasi 10 punti sul PS, perde il 3,5% rispetto al 2015 e si ferma al 25,6% e ben 11 seggi, ottenendo 54 seggi come nel 2003, quando cominciò la crescita dell’UDC dopo la svolta xenofoba. A questo vanno però aggiunti anche i seggi persi dai partiti xenofobi e razzisti alleati dell’UDC: la Lega dei ticinesi che conferma un solo seggio a Berna e ne cede uno ai Verdi ticinesi, e Mouvement Citoyen Genevois, che scompare dal parlamento federale. Il presidente dell’UDC Albert Rösti fa buon viso a cattivissimo gioco: «Non sono contento del nostro risultato, gli obiettivi non sono stati raggiunti. Tuttavia, non si tratta di uno schiaffo, restiamo il primo partito in Svizzera».

Il trend è evidente: i Verdi e i Verdi liberali crescono in tutti i distretti della Svizzera. I secondi soprattutto nell’area di Zurigo (dove è stato fondato il PVL) e nella Svizzera francese, mentre i Grüne/Les Verts/Verdi fanno il boom dappertutto e in particolare a Ginevra e in Ticino. Invece, la destra dell’UDC perde in quasi tutti i Cantoni e fanno eccezione solo alcune zone di montagna e il Giura. Mentre il PS vince solo nel Basso Vallese e nel Giura, ma cede terreno a favore dei Verdi in tutte le maggiori città della Svizzera. Anche il terzo Partito, il PLR, cala quasi ovunque, ad eccezione del canton Svitto, di parti del canton San Gallo, del sud dei Grigioni e in Friburgo. Le perdite del PPD perde in Romandia e nel sud della Svizzera ma cresce nella Svizzera tedesca.

Quello che è uscito da questo terremoto verde è un Parlamento più femminile: grazie al contributo dei partiti a sinistra, la quota delle donne passa dal 32 al 42%. I gruppi parlamentari socialisti e Verdi saranno composti per oltre il 60% di donne, mentre i Verdi liberali sono al 50%. Nel PLR le donne sono il 35%, nel PPD e nell’UDC ancora meno.

E dal voto emerge anche un’altra cosa: come fa notare Swiss.info: «Più l’elettorato è urbano e più vota a sinistra. Un dato non nuovo evidenziato dalla suddivisione dei voti nei quattro tipi di comune, ovvero “grande città” (le 10 città più grandi), “urbano”, “periurbano” (comuni d’agglomerato) e “campagna”, per i sei maggiori partiti. Gli elettori nelle zone rurali hanno scelto l’UDC più del doppio rispetto ai votanti “cittadini”. Per socialisti e Verdi è esattamente l’opposto: nelle zone urbane la loro percentuale è doppia rispetto alle campagne».

Forti del loro successo, i Verdi chiedono che venga urgentemente convocato un summit nazionale per il clima e dicono che «Il risultato di questo voto è chiaro: le elettrici e gli elettori chiedono a gran voce delle soluzioni rapide e sociali per rispondere alla crisi climatica», In un comunicato gli ecologisti di sinistra aggiungono che «I Verdi sono coscienti dell’urgenza della situazione e delle attese dell’elettorato di vedere il nuovo Parlamento adottare misure efficaci» Secondo la Rytz, «Dopo le elezioni, non servirà a niente tornare alle nostre vecchie abitudini politiche. I Verdi invitano tutte le forze politiche a concludere un “patto inter-partitico per il futuro. Concretamente, I Verdi chiedono alle direzioni dei Partiti di in un summit per il clima per accordarsi, insieme ala comunità scientifica, su una strategia climatica urgente per i prossimi 10 anni. Al fine di raggiungere rapidamente l’obiettivo della carbon neutrality».

Nel loro manifesto per il clima i Verdi dettagliano le prossime tappe di una politica climatica ambiziosa che prevede che la Legge sulla CO2 venga migliorata per quanto riguarda obiettivi, i trasporti e i finanziamenti «Il solo modo per limitare il riscaldamento climatico a 1,5° C». Inoltre, «Bisogna accelerare il ritmo del dibattito e introdurre un’obligation d’équité. La Rytz ribadisce: «Più aspettiamo, più radicali saranno le misure da prendere. E più grandi saranno le responsabilità che peseranno alle generazioni future. Il nuovo Parlamento deve dunque farsene carico e adottare delle misure in grado di farci superare la china. Per risolvere la crisi climatica, i prossimi 4 anni saranno decisivi. Non possiamo perdere un’altra legislatura».

A non crederci quasi sono i Verdi del Ticino che non solo danno una dura botta ai leghisti ticinesi e alla loro polemica anti-italiana e anti-immigrati, ma che con un’altra Greta, la giovane Greta Gysin conquistano il primo seggio verde Ticinese al Parlamento nazionale. Sono così due le deputate progressiste a rappresentare il Ticino a Berna.

In un comunicato si legge che «Verdi e Sinistra alternativa (Verdi del Ticino, Partito Comunista e ForumAlternativo) insieme alle lista sotto-congiunte (Giovani Verdi, Partito Operaio e Popolare e lista Donne) sono estremamente soddisfatti per il seggio conquistato al Consiglio nazionale da Greta Gysin e ringraziano di cuore tutto l’elettorato per la grande fiducia concessagli. Oggi il Ticino festeggia un risultato storico, anzi un terremoto politico. Il raddoppio dell’area progressista permette di avere finalmente una deputazione ticinese più equilibrata e rappresentativa di tutte le sensibilità politiche. La protezione del clima, la difesa di salari dignitosi, la lotta all’aumento dei premi della cassa malati, il rafforzamento dell’AVS e l’opposizione a questo accordo quadro avranno finalmente più voce a Berna grazie and una costruttiva voce d’opposizione. Ma non solo. Con la loro collaborazione, Verdi del Ticino, Partito Comunista e ForumAlternativo hanno dimostrato che è possibile portare nelle istituzioni una valida alternativa ai partiti che da troppo tempo dominano il governo federale e quello ticinese. La lista comune “Verdi e Sinistra alternativa”, con il suo strepitoso 11,17% a cui si aggiungono le percentuali delle liste sotto congiunte (totale della coalizione 13.9%) è andata ben al di là dei risultati abituali delle sue singole componenti. La percentuale ottenuta è stata quasi triplicata rispetto a quanto fecero quattro anni fa Verdi del Ticino, Partito Comunista e POP, allora in corsa solitaria (4,85% in totale). Ciò dimostra la bontà della scelta di presentarsi con una lista comune: questo impegno unitario è stato premiato dalle elettrici e dagli elettori e meriterà di essere riproposto anche in futuro».

Per questo Verdi e Sinistra Alternativa «si complimentano con Greta Gysin per la brillante elezione e sono soddisfatti di aver contribuito a riportare a Berna una personalità con grandi qualità che si è sempre battuta per i più deboli e per l’ambiente e che a Palazzo federale sosterrà il nostro programma comune. Un ringraziamento va inoltre a tutte le candidate e tutti i candidati che si sono messi a disposizione della coalizione per il loro instancabile impegno in questa campagna. Un ringraziamento particolare va a Franco Cavalli vero ideatore sin dall’inizio di questa lista comune. Franco e tutti gli altri candidati hanno dimostrato ancora una volta tutte le loro qualità e hanno contribuito in maniera decisiva all’ottenimento del seggio».

I Verdi del Ticino e i loro alleati esprimono poi soddisfazione per il risultato di Greta Gysin nell’elezione al Consiglio degli Stati e sottolineano che «Il buon risultato dimostra che Greta è una personalità in grado di catalizzare consensi anche al di fuori della propria area di riferimento. Conformemente agli accordi presi, Greta Gysin rinuncia a presentarsi al secondo turno. Il pieno sostegno di Verdi e Sinistra alternativa va a Marina Carobbio, unica ambientalista tra i candidati del secondo turno. Con la sua grande esperienza e la sua sensibilità, Marina ha tutte le carte per ottenere lo storico primo seggio femminile per il Ticino alla camera alta. Effetto domino riuscito».