In Toscana ci sono sei Comuni 100% rinnovabili, grazie alla geotermia
Nell’analisi di Legambiente spiccano come gli unici ad aver già raggiunto quest’obiettivo in tutta l’Italia del centrosud
[13 Ottobre 2022]
In Italia, secondo l’ultimo dossier sulle Comunità rinnovabili elaborato da Legambiente, sono presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, ma di questi appena 1,35 GW sono stati installati nel 2021 tra idroelettrico (+82 MW rispetto al 2020), eolico (+354 MW) e fotovoltaico (+541 MW), con geotermia e bioenergie sostanzialmente ferme.
«I numeri raccolti dalla nuova edizione del rapporto si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare il caro bollette e l’emergenza climatica, per liberarci dalla dipendenza dall’estero – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – È il momento di cambiare registro per risolvere l’incomprensibile ostracismo di uffici ministeriali, Regioni, Comuni, Sovrintendenze, comitati cittadini e di alcune sigle ambientaliste perché le famiglie, le imprese e il Pianeta non possono più attendere».
Ma nonostante le rinnovabili italiane avanzino a passo di lumaca, in Toscana resiste un nutrito avamposto di Comuni 100% rinnovabili: quelli censiti da Legambiente sono sei, tutti geotermici. Si tratta dei Comuni di Castelnuovo di Val di Cecina (PI), Monterotondo Marittimo (GR), Monteverdi Marittimo (PI), Montieri (GR), Pomarance (PI) e Santa Fiora (GR).
Un risultato eccezionale se si pensa che sono questi gli unici Comuni certificati da Legambiente come 100% rinnovabili in tutta l’Italia del centro e del sud. Anche allargando lo sguardo al nord si resta comunque all’interno di un perimetro ristrettissimo, perché in tutto il Paese i Comuni 100% rinnovabili sono solo 40.
Un esempio particolarmente prezioso da seguire per tracciare a livello nazionale la rotta della transizione energetica verso le fonti rinnovabili, che nel nostro Paese – come nel resto d’Europa – si sta facendo sempre più prioritaria per sfuggire agli shock economici (e non solo) legati alla crisi climatica e all’import di combustibili fossili.