Inchiesta keu, dai controlli Arpat al depuratore Acquarno «non sono emerse criticità»
«I risultati dei controlli allo scarico finale nelle acque superficiali del canale Usciana, effettuati nel corso del primo trimestre 2021, sono tutti nella norma per quanto riguarda le sostanze pericolose e non pericolose previste dall’Aia»
[18 Maggio 2021]
Sull’onda dell’inchiesta keu condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Firenze, che ipotizza smaltimenti illeciti di rifiuti e reflui conciari provenienti dal distretto di Santa Croce sull’Arno, ieri in Consiglio regionale si è insediata la nuova Commissione d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata in Toscana per «combattere tutti insieme contro ogni tentativo di infiltrazione mafiosa nella società e nell’economia», come dichiarato dal presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.
Nel frattempo proseguono i controlli effettuati dall’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) lungo tutta la filiera di gestione degli scarti conciari e oltre, come testimoniano le recenti analisi gratuite condotte su 22 pozzi domestici collocati nei pressi della SR 429, lungo la quale si ipotizzano smaltimenti illeciti.
Finora nessuno di questi controlli – che stanno proseguendo – ha rilevato contaminazioni da keu, e adesso è sempre l’Arpat a certificare che «non sono emerse criticità» neanche al depuratore Acquarno di Santa Croce sull’Arno, finito al centro dell’inchiesta.
Il depuratore tratta le acque reflue urbane a prevalenza industriale, come previsto dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla Regione Toscana il 29 dicembre scorso. Più nel dettaglio, dal depuratore in oggetto viene operato il trattamento dei reflui – conferiti via fognatura – di origine industriale di tutta l’area del distretto conciario situata sulla riva destra dell’Arno (sostanzialmente una miscela di scarichi conciari); di origine civile dei Comuni di Santa Croce sull’Arno, Fucecchio, Castelfranco di Sotto e Santa Maria a Monte; provenienti dagli impianti Aia Hasi (ex Waste Recycling), Ideaverde, Cromochim e Gruppo Mastrotto. Infine, al depuratore vengono conferiti via autobotte i reflui (extraflussi) derivanti dalle operazioni di pulizia dei collettori fognari interni alle aziende degli stabilimenti consorziati ed il percolato proveniente dalle discariche esaurite della zona, sino ad un quantitativo massimo pari a 30.000 ton/a.
Come spiegano da Arpat, che nell’ultimo trimestre ha effettuato i campionamenti effettuati nelle date 28 gennaio, 23 febbraio, 23 marzo, i «risultati dei controlli allo scarico finale nelle acque superficiali del canale Usciana, effettuati nel corso del primo trimestre 2021, sono tutti nella norma, anche al netto del fattore di diluizione, per quanto riguarda le sostanze pericolose, tra cui il cromo, e non pericolose previste dall’Aia». L’Agenzia precisa inoltre che «i limiti previsti dall’Autorizzazione sono più stringenti per le sostanze pericolose (cromo totale e cromo esavalente, ecc..) rispetto ai valori limite previsti dal Testo unico ambientale Dlgs 152/2006», ovvero la normativa vigente a livello nazionale.
Resta dunque tutta da chiarire l’effettiva portata dell’inchiesta in corso, un compito cui naturalmente è chiamata a rispondere la magistratura con la speranza che si possa arrivare presto a un punto fermo sulla vicenda.
Sullo sfondo resta un dato di fatto che la politica è chiamata ad affrontare in concreto, ovvero la necessaria e attualmente carente dotazione impiantistica per la gestione dei fanghi di depurazione – a tutti gli effetti uno scarto dell’economia circolare – che non sappiamo dove mettere, si parli di reflui urbani o industriali: nel merito «la politica ha le proprie responsabilità – ha commentato recentemente l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni, intervenendo in merito all’inchiesta keu – perché ogni volta che si prova a far atterrare un impianto, si scatena il gioco del consenso che spesso insegue la pancia e perde di vista l’obiettivo. Ognuno porterà avanti la battaglia di dissenso, magari del proprio territorio, o farà la sua parte per mettere al sicuro il sistema?». Al momento purtroppo il pendolo della risposta continua ad oscillare verso la prima opzione.