Il Paese meno corrotto è la Danimarca. Somalia ultima in classifica
Indice di percezione della corruzione: l’Italia terzultima nell’Ue, ma migliora (VIDEO)
Questo non ci impedisce di restare sul fondo della classifica dell’Unione europea, e dei Paesi sviluppati
[26 Gennaio 2017]
Transparency International ha presentato il suo “Corruption perception index 2016” (Cpi) nel settore pubblico e politico, che mostra chiaramente come «corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche, siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo».
Il 69% dei 176 Paesi analizzati nel Corruption perception index’ del 2016, ha ottenuto un punteggio inferiore a 50, su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), «Mostrando come la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo – spiega Transparency International – Il Cpi di quest’anno mostra che la percezione della corruzione è aumentata in generale nel mondo, sono più i Paesi infatti che hanno perso punti di quelli che ne hanno guadagnati. Questo dato ci deve far riflettere, anche alla luce di ciò che sta avvenendo nel mondo».
In testa alla classifica dei Paesi meno corrotti ci sono ancora una volta Danimarca e Nuova Zelanda (90 punti), seguiti da altri due paesi scandinavi con un forte welfare state (e tasse alte): Finlandia (89) e Svezia (88). «Non sorprende – dicono a Transparency International – che questi stessi Paesi sono quelli che possiedono le legislazioni più avanzate in fatto di accesso all’informazione, diritti civili, apertura e trasparenza dell’amministrazione pubblica».
In fondo alla classifica troviamo uno stato fallito come la Somalia (10 punti), uno Stato mai davvero nbato come il Sud Sudan (11), la Corea del nord della dinastia nazional-stalinista dei Kim (12), la Siria (13) sconvolta dalla guerra e già messa male quando il regime nazional-socialista di Assad la controllava con il suo pugno di ferro.
Secondo José Ugaz, presidente di Transparency International, «in troppi Paesi le persone sono private dei loro bisogni più elementari e si addormentano arrabbiate ogni notte a causa della corruzione, mentre il potente e il corrotto godono impunemente di un lussuoso stile di vita. Non ci possiamo permettere il lusso del tempo. Non possiamo permetterci il lusso di sprecare altro tempo. La lotta alla corruzione va portata avanti con la massima urgenza se davvero vogliamo che la vita delle persone del mondo possa migliorare».
Transparecy International Italia ha estrapolato dal rapporto anche un focus sul nostro Paese, dal quale emerge che «L’Italia segna un miglioramento del suo Cpi per il terzo anno consecutivo, raggiungendo quota 47 su 100. Ancora troppo poco, soprattutto in confronto a i nostri vicini europei, ma il trend positivo è indice di uno sguardo più ottimista sul nostro Paese da parte di istituzioni e investitori esteri».
Questo non ci impedisce di restare sul fondo della classifica dell’Unione europea – e dei Paesi sviluppati – al terzultimo posto davanti a Grecia (44 punti) e Bulgaria (41), ma dietro di poco a Paesi molto più poveri di noi e dove la corruzione è un grave problema politico e sociale, come Croazia, Ungheria e Romania. Ma l’Italia, 60esima insieme a Cuba, resta ben lontana dai paesi culturalmente e geograficamente più vicini come la Spagna (41esima), Portogallo (29), Francia (23), Gran Bretagna e Germania (entrambe al decimo posto).
Transparency International Italia ricorda però che eravamo messi anche peggio: «Dal 2012, quando fu varata la legge anticorruzione, ad oggi l’Italia ha riconquistato ben 12 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72° al 60° posto. Come detto, piccoli passi in avanti, ma ancora assolutamente insufficienti per potersi dire soddisfatti». Anche in Europa l’Italia sta lentamente risalendo la china, dall’ultima posizione alla terzultima, con solo un punto di differenza dai Paesi più avanti. «Ovviamente anche il punteggio in questi ultimi anni ha subito un costante, seppur lento, miglioramento – dicono a Transparency International Italia, passando dal punto più basso toccato nel 2011 con 39 su 100 all’attuale 47 su 100. Anche rispetto all’anno scorso l’Italia ha guadagnato +3 punti, che per un indicatore con scostamenti minimi tra un anno e l’altro, indica un miglioramento significativo».
Il 19 gennaio era stato presentato il rapporto Fourth Evaluation Round, del Groupe d’Etats contre la corruption (Greco), un organismo del Consiglio d’Europa che studia i progressi, i rallentamenti e formula raccomandazioni rispetto alla corruzione negli Stati aderenti. Il quarto rapporto sull’Italia da quando nel 2007 ha aderito al Greco riguarda la “Prevenzione della corruzione nei confronti dei membri del Parlamento, dei giudici e dei pubblici ministeri” e il suo risultato è coerente con le conclusioni del Cip.
Anche il rapporto Greco riconosce i progressi fatti dall’Italia tra il 2012 e il 2016, ma evidenzia che il sistema presenta ancora forti criticità e punti di debolezza che «richiedono, oltre a misure strutturali, un mutamento culturale, un approccio di lungo termine, fondato su una educazione continua in tutti i settori della società intesa come indispensabile componente della strategia nazionale anticorruzione».