Rapporto Irena, il calo del costo del petrolio non danneggerà le rinnovabili
Fer già competitive con le fonti fossili, soprattutto se si tiene conto di ambiente e salute
[22 Gennaio 2015]
Secondo il recente rapporto “Renewable Power Generation Costs” dell’International Renewable Energy Agency (Irena), «la competitività delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia ha continuato a migliorare nel 2013 e nel 2014, raggiungendo livelli storici. L’energia da biomassa, l’energia idroelettrica, geotermica e l’eolico onshore possono fornire energia elettrica in modo competitivo rispetto alla produzione di energia con combustibili fossili. L’energia del solare fotovoltaico (PV) è diventata sempre più competitiva, con il suo levelised cost of electricity (LCOE) a livello di utility in calo della metà in quattro anni».
Il rapporto di Irena, che sviluppa una visione simile a quella recentemente proposta da Ugo Bardi sulle nostre pagine, punta a ridurre l’incertezza sui costi reali delle tecnologie per produrre di energia rinnovabili, «in modo che i governi possano essere più ambiziosi ed efficienti nella loro politica di sostegno alle energie rinnovabili», e sottolinea che «spesso le convinzioni che queste tecnologie siano costose o non competitive sono, nel migliore dei casi, obsolete».
Il rapporto infatti ha rilevato che il costo di produzione dell’energia rinnovabile è, in media, attualmente pari o al di sotto del costo dei combustibili fossili in molte parti del mondo, e che le energie rinnovabili dovrebbero rimanere finanziariamente competitive anche se i prezzi del petrolio rimarranno bassi per un po’, dopo che dall’estate 2014 sono scesi di circa il 60%.
“Renewable Power Generation Costs” sostiene infatti che «la storia ha dimostrato che i periodi di bassi prezzi del petrolio tendono a essere transitori, finché non aumenta la sete del mondo per queste risorse limitate» e che, per gli investimenti con un orizzonte intorno ai 25 anni, le decisioni di investimento nella produzione di elettricità non dovrebbero essere prese utilizzando attuali prezzi del petrolio.
Il costo dell’energia solare sta scendendo più velocemente di qualsiasi altro tipo, e quello dell’installazione del solare residenziale è sceso a circa il 70% per cento dal 2008. Il costo dei progetti solari di notevoli dimensioni delle utilities elettriche per la produzione di energia è di circa 0.08 dollari/kWh senza il sostegno finanziario, con i prezzi a partire da 0.06 dollari/kWh in alcuni aree, come il Medio Oriente. Irena sottolinea inoltre che, quando si tiene conto dei costi ambientali e sanitari, il costo dell’energia elettrica da combustibili fossili è tra i gli 0,07 e gli 0,19 dollari/kWh.
Il rapporto, presentato alla quinta Assemblea di Irena tenutasi ad Abu Dhabi – e non in un’enclave ambientalista – sottolinea che 1,3 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno ancora accesso all’energia, e che per loro «le energie rinnovabili sono potenzialmente la fonte più economica di accesso». Questo vale anche per le isole e le altre regioni isolate, dove l’energia viene prodotta con il diesel costoso e inquinante – anche in Paesi sviluppati come l’Italia.
Durante l’assemblea di Irena, l’Abu Dhabi Fund for Development ha annunciato la concessione di prestiti per 57 milioni dollari a 5 progetti di energia rinnovabile in Paesi in via di sviluppo. Il direttore generale di Irena, Adnan Z. Amin, ha spiegato che «i progetti di energia rinnovabile in tutto il mondo sono ora già competitivi con, o stanno superando, i combustibili fossili, in particolare quando si rappresentano esternalità come l’inquinamento locale, i danni ambientali e alla salute. La partita è cambiata, il crollo del prezzo delle energie rinnovabili sta creando un’opportunità storica per costruire un sistema energetico pulito e sostenibile, necessario ad evitare un catastrofico cambiamento climatico, e in un modo economicamente conveniente. Questo rapporto dimostra che la sfida per le energie rinnovabili non è principalmente il costo o la tecnologia. La discussione è proprio su ciò che accade nella fase successiva, quando la penetrazione delle energie rinnovabili inizia ad arrivare a livelli più elevati, che implicano un cambiamento nei sistemi e dei costi». E il rapporto prevede che i costi delle rinnovabili continueranno diminuire, soprattutto nel caso del solare fotovoltaico.
Secondo quanto ha detto a Recharge News l’analista di Irena Michael Taylor, «l’attenzione andrà alla riduzione del “balance-of-project” e dei costi di finanziamento. Conosciuto anche come balance-of-system costs, il balance-of-project comprende un certo numero di elementi strutturali ed elettrici, nonché del lavoro e altri costi soft. Attualmente ci sono un sacco di leve politiche che i nostri 139 Stati membri (Italia compresa, ndr) possono utilizzare per sbloccarle in modo relativamente facile».