Gli italiani vogliono bene all’ambiente, ma per difenderlo davvero hanno bisogno… di una spinta
[27 Novembre 2014]
Gli italiani sono disponibili a fare sacrifici, a cambiare modelli di consumo e abitudini consolidate pur di ridurre il loro impatto sull’ambiente? Risponde di sì ben il 63% degli intervistati nel corso della ricerca effettuata da Lorien Consulting in esclusiva per il “Forum QualEnergia?”. Non è poco, anche se l’anno scorso ad analoga domanda si era detto pronto a sacrificarsi il 77% degli intervistati, per il 14% in più.
Quando si tratta però di compiere scelte concrete, in prima persona, per ridurre davvero l’impatto ambientale proprio e del Paese, le cose non sono così semplici. L’ambiente scivola facilmente fuori dalle effettive priorità, non ultimo nell’agone delle scelte politiche.
È infatti significativo che oggi, dallo stesso sondaggio, emerga come il 53% degli italiani bocci il governo sia sulla tutela ambientale, sia sulla promozione della green economy, ma in ogni caso la fiducia nell’esecutivo di Matteo Renzi rimanga al 49% (anch’essa comunque in drastico calo, dal 66% immediatamente rilevato dopo le elezioni europee). E al di là delle percentuali, nessuno in Italia ha ancora vinto le elezioni puntando tutto sull’ambiente. A parole si sostiene sovente una tesi, ma le nostre azioni raccontano un’altra storia.
Si guardi all’efficienza energetica: in un sondaggio l’italiano medio risponderà con alta probabilità che trattasi di una priorità, e lo stesso vale per il cittadino europeo. La famiglie Ue stanno però, secondo lo studio “Liberare il potenziale di efficienza energetica comportamentale in Europa” realizzato da Opower, stanno in effetti sprecando 2,4 miliardi di euro l’anno, consumando un eccesso di 12 TWh di energia – più che sufficiente per alimentare tutte le case di Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo e Slovenia messe insieme –, pari a un impatto ambientale di 3,3 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’atmosfera.
Energia (e impatti ambientali) che sono sprecati: luci accese quando non dovrebbero esserlo, apparecchi elettrici che potrebbero essere spenti e non lo sono, e via dicendo. Il trucco per ricordare al cittadino quanto siano deleteri questi suoi comportamenti – o una politica anti-ambientalista in generale, pensando in grande – sta nel renderlo ben visibile ai suoi occhi.
È una teoria mutuata da quella che viene chiamata spinta gentile, o nudge, e di cui abbiamo spesso scritto su queste pagine. In riferimento alla bolletta elettrica, riassumono da Opower, la faccenda si basa su un’idea semplice: «Fornire ai propri clienti in modo proattivo e attraverso più canali una migliore informazione sul proprio utilizzo dell’energia, insieme a consigli di efficienza personalizzati. Le utilities motivano così i consumatori ad utilizzare meno energia, adottando decisioni più intelligenti sulle modalità di consumo e ottenendo risparmi energetici a lungo temine».
La posta in palio non è poca, e l’’Italia è al quarto posto in Europa in quanto a potenziale di risparmio: l’adozione delle misure di efficienza energetica produrrebbe un risparmio economico di oltre 250 milioni di euro per i consumatori italiani, con una riduzione dei consumi di circa 1,3 Terawattora e 400.000 tonnellate di CO2 in meno emesse in atmosfera. Una quantità di energia corrispondente a quella prodotta da quasi 450 mila pannelli solari e sufficiente a tenere costantemente accese più di 2 milioni e mezzo di lampadine per un anno.
«É necessario riflettere con estrema attenzione sia sui i risultati conseguiti in questi settori, sia sulle enormi potenzialità che si dispiegheranno nei prossimi anni, per impostare al meglio le politiche industriali da mettere in campo, favorendo quelle qualità che le Pmi italiane già hanno nel loro Dna. – afferma durante il Forum Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia e del Kyoto Club – L’importanza della misurazione ed analisi dei dati energetici, l’utilizzo di modelli comportamentali per ridurre i consumi, le potenzialità della stampa 3D e il recente boom del car sharing sono alcuni dei temi che verranno trattati». Durante il dibattito è emerso il fatto che sensori, dati e nuove tecnologie possono concorrere a ottenere una maggiore efficienza non solo sul fronte energetico, ma anche dal punto di vista comportamentale. Un’efficienza a costo zero che dipende solo dall’informazione e dalla comunicazione.