La crisi climatica sta rendendo le famiglie europee più povere, soprattutto al sud
Spese in crescita, dalla sanità al cibo: investire nelle politiche di mitigazione è utile per salvaguardare i redditi, a partire dai più poveri
[3 Gennaio 2024]
Non c’è solo l’inflazione a far crescere il costo della vita, ma anche la crisi climatica incide in modo sempre più pesante sul bilancio delle famiglie europee, come mostra un nuovo studio pubblicato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) per il Comitato economico sociale dell’Ue (Eesc).
Indagando gli effetti del cambiamento climatico al 2050, lo studio mostra ad esempio che la spesa sanitaria crescerà dello 0,3% in caso di riscaldamento moderato e del 6,2% in caso di riscaldamento grave; la spesa alimentare è invece data in crescita dello 0,74-0,81% in media; più in generale, la spesa delle famiglie si contrarrà dell’1,2-1,5% rispetto a uno scenario senza cambiamento climatico.
La crisi climatica è però un grande acceleratore delle disuguaglianze socioeconomiche, e il dato medio non è il migliore per inquadrare la portata del fenomeno. Basti osservare che nell’Europa del sud la spesa delle famiglie diminuisce di circa 10 volte tanto, ovvero dell’11%.
Tutto questo si traduce in maggiori rischi per le famiglie più povere in Ue, che sperimenteranno impatti economici maggiori rispetto alle famiglie ricche. I cambiamenti climatici comporteranno quindi un aumento della popolazione a rischio povertà nell’Ue; tuttavia, le politiche di mitigazione sembrano avere un effetto benefico almeno sul reddito lavorativo.
Secondo lo studio, ci sono vari canali attraverso i quali le strategie di adattamento, le misure di mitigazione e gli impatti dei cambiamenti climatici possono condizionare il benessere delle famiglie: influendo sulle spese sanitarie, per cibo, energia e altri beni, ma anche modificando l’occupazione, il reddito e i valori patrimoniali.
«I decisori politici dovrebbero dare priorità alle aree caratterizzate al tempo stesso da impatti negativi sulle famiglie e da regressività, ovvero dal fatto che le famiglie più povere subiscono costi più elevati rispetto a quelle più ricche – spiega la ricercatrice Cmcc Lorenza Campagnolo, autrice principale dello studio – È il caso del sud dell’Ue, che vedrà contemporaneamente un aumento della spesa familiare per salute, elettricità e cibo e una riduzione del reddito a causa dei cambiamenti climatici. Questi impatti saranno regressivi, cioè peseranno di più sulle famiglie più povere rispetto a quelle ricche».
Investire nella transizione ecologica è dunque un potente mezzo non solo per difendere il clima, ma anche il potere d’acquisto delle famiglie europee, soprattutto quelle più povere.
Non a caso la Banca centrale europea (Bce) sottolinea la convenienza di accelerare la transizione, una richiesta avanzata anche dalla Banca europea degli investimenti (Bei) e dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).
Neanche investire nell’economia verde è un pasto gratis, naturalmente, ma esistono gli strumenti politici – come mostra un recente studio della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa o l’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) Tax the rich – per far sì che a pagare il conto siano i principali responsabili della crisi climatica, ovvero i più ricchi.
L. A.