La geotermia come motore rinnovabile per lo sviluppo dei teleriscaldamenti in Italia
Il ministro Gelmini al convegno Airu: «Il teleriscaldamento è una realtà importante, che deve crescere e per la quale servono investimenti pubblici e una sensibilizzazione forte da parte dello Stato, nell’interesse di tutto il Paese»
[1 Aprile 2022]
Le risorse geotermiche, sia profonde sia superficiali, rappresentano la fonte rinnovabile in assoluto più importante che abbiamo a disposizione sul territorio nazionale per favorire lo sviluppo sostenibile delle reti di teleriscaldamento, protagoniste del convegno Teleriscaldamento: il calore che unisce. 40 anni di Airu per l’Italia, che si è tenuto a Roma nei giorni scorsi.
Un evento organizzato per i 40 anni dell’Airu, l’Associazione italiana riscaldamento urbano di cui non a caso anche il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG) è socio, per conto dei 9 Comuni geotermici toscani teleriscaldati col calore rinnovabile della Terra.
«Il teleriscaldamento è una realtà importante, che deve crescere e per la quale servono investimenti pubblici e una sensibilizzazione forte da parte dello Stato, nell’interesse di tutto il Paese», ha esordito il ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, nei saluti rivolti alla platea in apertura dei lavori.
I fabbisogni di riscaldamento e condizionamento degli edifici rappresentano circa il 50% dei consumi finali di energia in Italia, ma il 70% di quest’energia viene prodotta da fonti fossili, gas in particolare: per lottare contro la crisi climatica in corso e al contempo liberarci dal giogo delle importazioni occorre dunque occuparsi con urgenza dell’energia termica, oltre che di quella elettrica cui generalmente guardiamo parlando di fonti rinnovabili.
«Ci sono diverse Regioni – ha proseguito il ministro – che hanno imparato a conoscere i benefici del teleriscaldamento, che consente una significativa riduzione di CO2». Tra queste spicca appunto la Toscana: come messo in evidenza nelle scorse settimane a Radicondoli, nel corso del quarto roadshow tematico del Cluster tecnologico nazionale Energia (Ctne) co-organizzato da CoSviG, solo in Toscana il calore di scarto delle centrali geotermoelettriche gestite da Enel green power fornisce 384 GWht di energia termica a 9 Comuni sede d’impianto, con importanti benefici socioeconomici oltre all’evitamento degli inquinanti atmosferici legati all’impiego dei combustibili fossili, tagliando al contempo l’emissione di oltre 100mila ton annue di CO2.
Le potenzialità del teleriscaldamento, in Toscana come nel resto del Paese, sono però molto più ampie. Secondo i dati del rapporto Elemens Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione, illustrato al convegno Airu, lo «sviluppo dell’intero potenziale offerto dal teleriscaldamento migliorerebbe l’indipendenza energetica italiana, grazie a una riduzione di 2,12 miliardi di Sm3 di gas naturale importato (equivalente a circa il 10% dell’import nazionale di gas russo, ndr) e un conseguente taglio delle emissioni di CO2 di 5,7 milioni di tonnellate ogni anno».
Del resto già lo studio realizzato nel 2020 per Airu dai Politecnici di Milano e di Torino aveva evidenziato per l’Italia un potenziale di sviluppo del teleriscaldamento efficiente di quarta generazione di 38 TWh (4 volte il livello attuale), di cui 18 TWh da calore geotermico.
Lo studio di Elemens evidenzia però che, in assenza di meccanismi incentivanti – appositamente definiti per il teleriscaldamento – che sostengano gli operatori e aiutino i consumatori, meno del 30% del potenziale individuato potrà essere messo a terra.
«Il settore può crescere ulteriormente solo con una forte incentivazione pubblica», sottolinea nel merito il ministro Gelmini. Questo però non sta accadendo, anzi: come ricordato dal deputato di Forza Italia Luca Squeri, ad oggi ad esempio possono beneficiare del Superbonus per il teleriscaldamento solo gli edifici situati nelle zone montane; al contempo, tra le varie misure messe in campo dal Governo per contenere il costo delle bollette in questa fase di crisi energetica ci sono le risorse per abbattere l’Iva sul gas e non sul teleriscaldamento.
È dunque forte la necessità di «accelerare nei confronti delle rinnovabili; e in questo il teleriscaldamento può e deve rappresentare un elemento della discussione. Dobbiamo rivoluzionare il sistema in termini di tempi e di incentivi», sottolinea nel merito la presidente della commissione Attività produttive della Camera, Martina Nardi.
«In Italia gli ostacoli al pieno sviluppo del teleriscaldamento sono principalmente di natura regolatoria, economica ed autorizzativa – conferma il presidente di Airu, Lorenzo Spadoni – le normative del settore non hanno ancora accompagnato l’innovazione tecnologica che lo ha investito, mentre non esistono meccanismi incentivanti per gli operatori e per i consumatori definiti appositamente per il teleriscaldamento, capaci di favorirne lo sviluppo».