La geotermia sull’Amiata, vista da Castel del Piano
[29 Maggio 2015]
Prosegue il giro di interviste ai sindaci dei comuni delle aree geotermiche toscane. Questa volta abbiamo incontrato Claudio Franci (nella foto), primo cittadino di Castel del Piano, sul versante grossetano del Monte Amiata.
In primavera la montagna si risveglia in tutta la sua rigogliosa bellezza. L’Amiata è veramente bella, specialmente se la si osserva venendo da valle. L’essere stato un vulcano le ha dato un aspetto unico e invidiabile. Ma oltre all’aspetto paesaggistico, bisogna anche tenere presente che è anche una montagna piena di energia.
«Si, questo è indubbiamente vero ma dobbiamo renderci conto che l’Amiata è un rilievo isolato, non appartiene ad una catena montuosa, è una piccola montagna molto delicata e bisogna tener conto delle sue peculiarità e criticità, come nel caso delle falde acquifere (l’Amiata, con il Fiora, è l’unica sorgente tra la bassa Toscana e l’alto Lazio) e per questo bisogna rendere compatibili tutte le attività imprenditoriali, sia quelle tipiche locali (turismo e agricoltura in primis), sia quelle legate all’energia. La geotermia può essere sia un punto di forza che un punto di criticità per il nostro territorio, dipende da come la vogliamo gestire. Noi siamo figli di una monocultura (le miniere di cinabro) ed ancora oggi stiamo subendo l’eredità di quei tempi. Non possiamo far finta che il problema non esista».
Quindi, per lei l’Amiata ha già raggiunto un punto di saturazione per quanto riguarda lo sfruttamento della risorsa geotermica e la moratoria imposta dalla Regione in questo territorio è vista di buon auspicio?
«Penso di si, soprattutto per quanto riguarda i nuovi permessi di ricerca in ambito della media entalpia, che interessano anche il mio comune. Questa tecnologia andrebbe a sommarsi ad una situazione che non è proprio ottimale. In questo contesto ci siamo trovati, penso anche alla regione Toscana, in una situazione nella quale gli strumenti legislativi erano inadeguati. Si rischia di fare la stessa fine del fotovoltaico (per cui dopo una forte espansione, anche a carattere speculativo, si è dovuti intervenire ex post per ricondurre la cosa ad un livello sostenibile). In questo senso la moratoria serve per capire in che modo poter governare il territorio andando a individuare nuovi strumenti legislativi regionali per coordinare la geotermia. Adesso con il PIT e il PAER abbiamo due confini entro i quali ragionare e andare a determinare i contesti entro i quali poter andare ad individuare le vocazioni del territorio. Una riflessione del genere era opportuna e necessaria. Questo non vuol dire no alla geotermia, quanto volerne stabilire la sua contestualizzazione rispetto ai processi di investimenti del territorio».
Parliamo dei rapporti con la Regione. Poco più di un anno fa lei disse al Governatore Rossi che le priorità per il suo comune erano quelle di abbattere i costi energetici per le imprese e la riqualificazione della strada del Cipressino. Risultati raggiunti: è stato siglato un accordo con Enel che applicherà sconti alle aziende che risiedono nei comuni geotermici ed anche per la viabilità è stato firmato un accordo di programma. E’ soddisfatto?
«Lo sconto energetico mi sembra che sia stato un buon risultato e dimostra come si possano strappare buone condizioni senza dover scendere a troppi compromessi. Per la viabilità il problema è anche industriale. Qui ci sono molte aziende e la stessa Enel ha interesse ad una viabilità degna di questo nome. In questo contesto come Unione dei Comuni Amiatini siamo disposti anche a investire parte del fondo sulla geotermia per cofinanziare questa opera. Intanto sono contento che l’opera sia cantierabile: i lavori del primo lotto dovrebbero partire l’anno prossimo».
I rapporti con l’Enel invece come sono?
«La storia della geotermia sull’Amiata può essere divisa tra prima e dopo l’accordo promosso dalla Regione nel 2008. Prima l’Enel agiva da monopolista e in posizione di forza. Adesso i comuni, consorziati, hanno un maggior potere contrattuale e abbiamo ottenuto intanto due cose importanti: la prima è una maggiore redistribuzione delle risorse e la seconda è che abbiamo avuto anche una riqualificazione delle centrali con un evidente miglioramento della qualità ambientale. Ma credo che il confronto non interessi tutti allo stesso modo. Del resto ci sono territori in cui l’Enel rimane l’unica controparte imprenditoriale, altri, come Castel del Piano, che hanno saputo diversificare il tessuto economico ed in cui l’Enel è uno dei tanti soggetti e quindi deve tenere conto di queste peculiarità, come dicevo prima».
Infatti lei prima parlava di turismo. Castel del Piano è (ed è sempre stata) una rinomata località, che ha sempre vissuto di e con il turismo, sia invernale che estivo. Alcuni comitati ritengono che sull’Amiata il settore sia in crisi per colpa della presenza delle centrali geotermiche e del presunto inquinamento. Lei che ne pensa a proposito?
«Io concordo poco sul fatto che la colpa sia della geotermia, anzi questi continui allarmismi semmai mettono ancora più a rischio un settore in crisi. Il turismo sta cambiando, cambia la famiglia, cambia il modo di fare vacanza. Semmai bisogna domandarsi in che modo vogliamo fare turismo, si sta affacciando con buoni risultati quello enogastronomico e ambientale ma abbiamo perso quello delle ferie mensili che andavano di moda nei decenni scorsi. Lo stesso settore imprenditoriale ha vissuto un po’ l’approccio dell’attesa del turista, adesso bisogna andare a cercarli i turisti e giocare un proprio ruolo sul mercato. Ben venga in questo senso la nostra duplice partecipazione ad Expo: da un lato con CoSviG, dall’altro nello stand della Regione Toscana nel centro di Milano a partire da Giugno».