La geotermia Toscana vista dalla Turchia: un esempio d’eccellenza internazionale
CoSviG protagonista all’evento dell’associazione Yenader, cui hanno partecipato tra gli altri il ministro turco dell’Energia e i vertici di Iea, Irena e Kyoto club
[14 Maggio 2021]
«L’Italia è uno dei grandi esempi per la geotermia nel mondo» secondo Yenader, associazione turca per la ricerca sulle energie rinnovabili, che vede nella Toscana una regione dove questa fonte rinnovabile «sta creando un modello per la generazione di elettricità, l’impiego nelle serre agricole, gli usi termali nel turismo, il riscaldamento e il raffreddamento». Un’attestazione di merito simile a quella già arrivata dall’Islanda tre anni fa.
Nonostante la Turchia per capacità geotermoelettrica installata abbia ormai ampiamente superato l’Italia – che in Toscana impiega la geotermia a fini industriali da oltre due secoli, un primato globale – il know-how accumulato nel nostro Paese e le strategie di sviluppo sostenibile della risorsa che qui vengono portate avanti rappresentano ancora un punto di riferimento internazionale.
Per questo durante il prestigioso Yenader digital summit, che si è svolto due giorni fa, è stata invitata a partecipare Loredana Torsello in rappresentanza del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG), in un meeting cui sono intervenuti tra gli altri l’ambasciatore e presidente Yenader, Kerem Alkin; il ministro turco dell’Energia e delle risorse naturali, Fatih Donmez; il direttore esecutivo dell’International energy agency (Iea), Fatih Birol; il direttore generale dell’International renewable energy agency (Irena), Francesco La Camera, e il direttore del Kyoto club Sergio Andreis.
Del resto l’attenzione internazionale verso la geotermia è in aumento. Come ha ricordato Torsello, solo in 10 Paesi europei sono presenti ormai 130 centrali geotermoelettriche (+5% nel 2019) di cui 34 in Toscana, dove garantisce circa il 30% del fabbisogno elettrico – paragonabile ai consumi di oltre 2 milioni di famiglie – evitando il consumo di 1,4 mln di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) e l’emissione di 4,1 mln di CO2. Anche le reti di teleriscaldamento sono in forte crescita, con 327 impianti attivi in Europa (presenti anche in 9 Comuni toscani) cui si aggiungono altre 2 milioni di pompe di calore.
In questo contesto di grande espansione la geotermia toscana conserva però «un modello unico un percorso di sviluppo locale – spiega Torsello in un’intervista concessa a Yanader – Un modello che si delinea nei territori geotermici toscani, grazie alla sottoscrizione dell’Accordo generale sulla geotermia» che ha validità 2007-2024. «In un’ottica collaborativa, che consentisse il perseguimento del bene pubblico» quest’Accordo garantisce importanti ricadute socio-economiche ma anche ambientali: ad esempio «la chiusura degli impianti più obsoleti e inquinanti, la costruzione di condotte a servizio delle aree artigianali, l’adozione di filtri Amis, la certificazione Emas, l’impegno a collaborare con Arpat per il monitoraggio delle emissioni».
Restano comunque molte le criticità da superare, come mostra l’attuale andamento del comparto geotermico nazionale che «sta attraversando un periodo di stagnazione per quanto riguarda i nuovi impianti, poiché gli operatori sono in attesa del nuovo quadro nazionale per gli incentivi. Si intravede però un enorme potenziale inutilizzato, che attende di ridurre le incertezze sui piani di investimento», con una «potenzialità ancora più significativa rappresentata dagli utilizzi diretti del calore proveniente dal sottosuolo, sia a fini produttivi che per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici».
Il paradosso, argomenta Torsello, è che «l’energia geotermica profonda ha un grande potenziale in molti paesi europei. Tuttavia, i vantaggi dell’utilizzo delle tecnologie per la produzione di energia, riscaldamento e raffreddamento non sono molto noti. E recentemente, la produzione di energia geotermica profonda in alcune regioni ha dovuto affrontare una percezione negativa, in particolare in termini di prestazioni ambientali».
Ecco dunque che è sempre più importante «mostrare la sostenibilità delle attività nel settore geotermico, dimostrando ad esempio che la quantità di emissioni delle nuove centrali è molto inferiore a quella dei vecchi impianti, e che oggi gli impatti paesaggistici sono inferiori. Per raggiungere questi obiettivi è chiaro che dovrebbe esserci un’efficace sinergia tra settore pubblico e privato e centri di ricerca, in grado di promuovere anche l’innovazione tecnologica». Al contempo è indispensabile «comunicare sugli aspetti ambientali della geotermia in modo esauriente e oggettivo», sottolinea Torsello.
Non a caso quello dell’accettabilità sociale è un punto dove Yanader si è soffermata particolarmente, sottolineando che anche in Turchia e in altri Paesi del mondo ci sono gruppi sociali che si oppongono all’uso della geotermia, anche se gli esiti non sono ovunque gli stessi: l’ultima centrale geotermica realizzata in Toscana (e in Italia) è quella di Bagnore 4, entrata in esercizio nel 2014, mentre in Turchia solo dal 2019 al 2020 sono stati installati circa 162 MW di capacità in più (a paragone la centrale Valle secolo di Larderello, una delle più grandi d’Europa, conta 120 MW di potenza installata).
«Nonostante l’Italia sia un leader storico nell’utilizzo della geotermia, negli ultimi anni – commenta Torsello – sono cresciuti rifiuti e paure. Nella convinzione che la geotermia sia una fonte rinnovabile strategica per il Paese che può essere coltivata in un contesto di sostenibilità, il problema del miglioramento degli impatti ambientali va affrontato. Il destino dell’energia geotermica non può essere lasciato nelle mani di iniziative imprenditoriali o nella voce dei comitati locali. La proprietà della risorsa geotermica – un bene pubblico – appartiene ai territori in cui si manifesta: se usata bene può creare direttamente e indirettamente un driver di sviluppo in vaste aree del Paese. Per non rinunciare definitivamente a una risorsa che può essere determinante nei futuri equilibri energetici e ambientali, accanto allo sviluppo di tecnologie che garantiscano un utilizzo sempre più efficiente della geotermia, sono necessari solidi percorsi di condivisione nella scelta dell’ubicazione degli impianti e nelle autorizzazioni».