I risultati dello studio presentato da VedoGreen sulle aziende quotate
La green economy vola in Borsa, ma in Italia comandano gli stranieri
Ricavi in crescita media del 3%, ma predominano i capitali esteri
[10 Dicembre 2013]
Al di là delle previsioni più o meno ottimistiche per il prossimo futuro, dai dati diffusi oggi dall’Istat arriva un barlume di speranza: l’istituto nazionale di statistica ha registrato nel terzo trimestre 2013 un Pil invariato rispetto precedente, interrompendo un calo che durava da due anni. Il dato, comunque, rimane in discesa dell’1,8% su base annua. Un po’ di sollievo anche dai numeri sulla produzione industriale, che con un +0,5% mensile – il segno positivo più robusto da gennaio – sembrano suggerire una possibile inversione di rotta. Ma si tratta di percentuali ancora evanescenti, e i numeri dell’economia che davvero tira vanno cercati altrove, e sono quelli della green economy.
Il settore ha infatti mostrato in Italia un andamento positivo guardando il 2012 anche nel suo complesso, con una crescita media del 3% in termini di ricavi e del 13% in termini di EBITDA. Sono questi i risultati del rapporto Green economy on capital markets, giunto alla sua terza edizione e presentato oggi a Roma presso la Sala Adrianea degli Horti Sallustiani, nell’ambito del Green finance day, l’evento ideato e organizzato da VedoGreen – società specializzata nella finanza per le aziende “verdi” quotate e private – con il patrocinio di Borsa Italiana.
«Il comparto delle aziende green – ha spiegato Anna Lambiase, amministratore delegato di VedoGreen – si conferma non solo in Italia, ma anche a livello europeo uno dei più interessanti e con tassi di crescita superiori a quelli di altri settori. Uno sviluppo sostenuto da idee imprenditoriali innovative e da una forte componente tecnologica che rendono le industrie green appetibili per il mondo della finanza e degli investitori. Come VedoGreen abbiamo un monitoraggio permanente del comparto anche in vista di potenziali ingressi nel capitale di nuovi investitori o di avvio di processi di quotazione in Borsa per quelle aziende – e sono numerose a mio giudizio – con le caratteristiche patrimoniali e di business più idonee».
Non è però tutto oro quel che luccica. Lo studio è stato realizzato su un campione di 117 società green quotate sui principali listini europei, di cui (solo) 17 quotate su Borsa Italiana: Alerion CleanPower, Biancamano, Eems, Enertronica, ErgyCapital, Falck Renewables, Fintel Energia Group, Frendy Energy, Industria e Innovazione, Isagro, K.R. Energy, Kinexia, Landi Renzo, Sacom, Sadi Servizi Industriali, True Energy Wind, TerniEnergia. Nella compagine azionaria delle aziende green italiane predominano però i capitali esteri: su un totale di 56 investitori istituzionali presenti, il 75% è straniero, principalmente di provenienza statunitense, britannica e svizzera.
Ecco che Green finance day ha voluto provare a essere l’occasione per portare all’attenzione delle istituzioni le potenzialità della Green economy nazionale, attraverso la testimonianza di innovazione di aziende in grado di fornire un contributo al rinnovamento del sistema produttivo portando valore aggiunto in termini di sostenibilità ed eco-compatibilità.
Si tratta di un’occasione potente per il rinnovamento della nostra struttura produttiva, che non può essere persa. Se i dati dell’Istat sono veritieri, questo più che mai è il momento di indirizzare i numeri della crescita sperata nella possibilità di un diverso modello di sviluppo, più sostenibile. Ma oltre all’impegno delle istituzioni politiche nella programmazioni di piani industriali opportuni – che dovranno essere indirizzati all’utilizzo più efficiente e alla rinnovabilità di energia e materia – serve anche l’impegno degli imprenditori e dei capitali italiani. Se non remiamo tutti nella stessa direzione la barca non solo rimarrà ferma, ma rischia seriamente d’affondare. E già sentiamo, purtroppo, l’acqua alle caviglie.