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La ricerca italiana sull'idrogeno cambia marcia: al via il primo Ipcei e il piano Mite-Enea

Graditi: «Il connubio tra ricerca e industria rappresenta un valore aggiunto che si traduce in ricadute economiche dirette e indirette per lo sviluppo sociale e la crescita dell’occupazione»
 |  Green economy

È al via il Piano operativo di ricerca (Por) sull’idrogeno verde messo a punto dall’Enea e finanziato dal ministero della Transizione ecologica (Mite) con 110 mln di euro provenienti dai fondi Pnrr.

Di questi 110 milioni, 75 spetteranno proprio all’Enea – che avrà la responsabilità dell’attuazione del Piano e del coordinamento delle attività – 20 al Cnr e 15 a Rse (Ricerca sul sistema energetico).

Più nel dettaglio, l’iniziativa prevede a qui al 2025 lo svolgimento di attività di ricerca, sviluppo e innovazione nell’intera catena del valore del vettore energetico che comprende produzione, stoccaggio, distribuzione e usi finali.

Per raggiungere questo obiettivo, il Por ripartisce le risorse in 40 milioni di euro per produzione di idrogeno verde e pulito, 30 milioni di euro per tecnologie di stoccaggio, trasporto e trasformazione in derivati ed e-fuel, 30 milioni di euro per celle a combustibile destinate ad applicazioni stazionarie e di mobilità e, infine, 10 milioni di euro per sistemi intelligenti di gestione integrata in grado di migliorare la resilienza e l’affidabilità delle infrastrutture energetiche basate sull’idrogeno.

La realizzazione dei progetti dovrà contribuire a favorire la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e da energia elettrica di rete e attività legate all’idrogeno che soddisfino il requisito di riduzione delle emissioni di gas serra nel ciclo di vita del 73,4% per l’idrogeno e del 70% per i combustibili sintetici a base di idrogeno rispetto a un combustibile fossile di riferimento.

E, in parallelo a quest’importante iniziativa nazionale, la Commissione europea ha appena approvato il primo progetto Ipcei sull’idrogeno (Hy2Tech), che prevede un finanziamento di oltre 1 miliardo di euro all’Italia per attività di ricerca e innovazione (R&I), di cui 52 milioni sempre all’Enea.

«Nel Centro ricerche Enea della Casaccia (Roma), dove è in costruzione una hydrogen valley dimostrativa, saranno realizzate 4 pilot lines: sviluppo di componenti e sistemi per produzione, trasporto e distribuzione dell’idrogeno; celle a combustibile; power train a fuel cell; integrazione in diverse applicazioni della mobilità. Le pilot lines si pongono come un anello di congiunzione tra ricerca e industria per dare impulso al trasferimento tecnologico e all'industrializzazione di prototipi di laboratorio», spiega Giorgio Graditi, direttore del dipartimento Enea di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili.

Si tratta di infrastrutture di ricerca concepite con un approccio flessibile e polifunzionale che intendono offrire alle imprese un “banco di prova” dell’intero processo produttivo, dalla realizzazione di componenti (elettrodi e membrane) e sistemi di nuova generazione (celle e moduli innovativi, serbatoi per lo storage, etc.) al testing e alla loro validazione.

«Il connubio tra ricerca e industria rappresenta un valore aggiunto che si traduce in ricadute economiche dirette e indirette per lo sviluppo sociale e la crescita dell’occupazione, anche attraverso la formazione e la riqualificazione di figure professionali, con benefici in termini di decarbonizzazione del sistema energetico e incremento nell’utilizzo delle fonti rinnovabili», conclude Graditi.

Redazione Greenreport

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