Rossi: «In un mercato libero servono regole ma anche certezze»
La Toscana annuncia la rivoluzione della semplicità per le autorizzazioni ambientali
Burocrazia più snella, procedure uniformi su tutto il territorio. Una svolta che attende la prova dei fatti
[24 Febbraio 2016]
Il modello normativo italiano in tema di autorizzazioni ambientali e non solo riflette quello d’una burocrazia bulimica, che spesso sembra mirare più alla propria sopravvivenza che non ad operare secondo criteri di razionalità: troppe le leggi, ben poco comprensibili, soggette a libere interpretazioni.
Si pensi ai regolamenti edilizi: «Si dà il caso che gli 8 mila e passa comuni italiani abbiano 8 mila e passa regolamenti edilizi – scriveva recentemente Sergio Rizzo sul Corriere della Sera – Uno diverso dall’altro. La conseguenza è che nel guazzabuglio indefinito e incomprensibile che ne scaturisce il guizzo di follia è costantemente in agguato». Trasportando la riflessione sul terreno della normativa prettamente ambientale, questa follia si traduce in investimenti mancati, distorsioni di mercato e pericoli per la tutela dell’ambiente.
Investimenti mancati, poiché sono molti gli imprenditori che si scoraggiano di fronte a una burocrazia asfissiante; distorsioni di mercato, poiché un’azienda insediata in un territorio si trova a confrontarsi con norme diverse (migliori, o peggiori) rispetto a quelle di un’azienda concorrente che operi in un comune vicino; pericoli per la tutela ambientale in quanto in questo caos a gettare la spugna sono gli imprenditori onesti, mentre i malandrini – quando non la malavita – trovano l’habitat ideale per proliferare.
La misura è colma da tempo, e la Regione Toscana ha deciso di cogliere la palla al balzo: secondo quanto confermato da due delibere approvate ieri e in forza in forza della legge regionale 22 del 2015, le autorizzazioni ambientali che finora erano in capo alle province passeranno per competenza alla regione. È ora di snellire la burocrazia e uniformarne le procedure.
«Abbiamo approfittato del trasferimento delle funzioni dalle province – ha spiegato il presidente Rossi – per dare una risposta alle preoccupazioni e lamentele di molti imprenditori raccolte sul territorio. In un mercato libero servono regole ma anche certezze. Noi ci impegniamo ad offrirle e se ci riusciremo avremo fatto una rivoluzione in una materia, come quella delle valutazioni e autorizzazioni ambientali, che fa impensierire parecchie imprese».
Gli obblighi spaziano a seconda delle tipologia e della grandezza dell’azienda: si va dall’Aua, (ovvero un’Autorizzazione unica ambientale) a un’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), una Via (valutazione di impatto ambientale) o anche una Vinca (Valutazione di incidenza ambientale), per nominarne alcune.
La Regione ha confermato che si occuperà dei procedimenti futuri, ma subentra anche a quelli in corso avviati dalle province in materia di ambiente, energia, parchi ed aree protette e Via: il che significa autorizzazioni ambientali, energetiche, valutazioni di incidenza, procedimenti in materia di valutazione di impatto ambientale ed altre sigle simili. Solo d’arretrato, sono circa 1.500 i procedimenti avviati dalle Province successivamente al 1 luglio 2015 e non ancora conclusi; la Regione subentra in tutti i casi, impegnandosi ad «azzerare quelle pratiche entro tre o quattro mesi». Per i procedimenti invece avviati prima del 1 luglio 2015 e ancora inevasi, sarà l’interessato stesso a dover richiedere la riattivazione del procedimento, altrimenti – precisano da Firenze – saranno archiviati.
«Il nostro obiettivo – ha sottolineato l’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni – è quello di dare certezze: uniformità nelle procedure e rispetto dei tempi di legge per il rilascio di una autorizzazione in tutto il territorio della Toscana. Per un’Aia, ad esempio, un’ impresa dovrà utilizzare lo stesso modulo di richiesta in tutta la Toscana, dovrà presentare la stessa documentazione allegata ad Arezzo come a Massa Carrara e i passaggi ed i tempi degli uffici dovranno essere gli stessi a Pisa come a Grosseto. La Regione deve fare un salto di qualità rispetto alle province e lo farà sulla capacità di garantire una lettura d’insieme dei problemi ed un coordinamento dei tanti soggetti competenti a rilasciare pareri e autorizzare, a partire dalla rete dei Suap, gli sportelli unici per le attività produttive, cui compete far iniziare ciascun procedimento. Tutto questo tra qualche tempo si potrà chiamare semplificazione».
O “certezza del dovere”, che insieme alla certezza (mancata) del diritto è sempre stata una delle più grandi lacune contro le quali l’ambientalismo pragmatico della green economy ha dovuto scontrarsi nel nostro Paese, Toscana compresa. Pochi giorni fa al ministero delle Infrastrutture si è trovato l’accordo per un regolamento edilizio unico, che cancelli quegli 8mila casi particolari su 8mila comuni. Anche questa, come quella che arriva da Firenze, è una buona notizia, augurandosi che sia solo la prima di una lunga serie. E che non venga affossata da qualche cavillo prima di trasformarsi da annuncio a fatto.