La Toscana bocciata sul clima: rinnovabili in calo ed emissioni (quasi) ferme dal 2017
L’analisi Italy for climate-Ispra colloca la nostra regione tra le più in ritardo rispetto agli obiettivi europei fissati per il 2030 e 2050
[21 Settembre 2021]
La Toscana, storicamente tra le più avanzate in Italia in fatto di sviluppo sostenibile, si trova oggi tra le quattro regioni più arretrate rispetto agli obiettivi climatici fissati dall’Ue al 2030 e 2050, secondo quanto emerge dal report La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica: il primo ranking delle Regioni italiane sul clima 2021, realizzato da Italy for climate con la collaborazione dell’Ispra.
Ad oggi di fatto non esistono ancora dei target regionali condivisi al 2030 e 2050 in materia di clima ed energia (se non quelli che alcune Regioni hanno voluto attribuirsi, ma senza poterne verificare la compatibilità con l’obiettivo nazionale della neutralità climatica). Il report rappresenta dunque un tentativo inedito di valutare progressi e lacune. «Anche per questo – sottolinea Andrea Barbabella, Coordinatore dell’iniziativa Italy for climate – diventa necessario alimentare un dibattito informato sui temi del clima e dell’energia in Italia attraverso un’ampia interlocuzione con imprese, istituzioni e opinione pubblica».
A livello nazionale non mancano certo delle best practice, ma anche le regioni in testa alla classifica, secondo il report, dovranno migliorare in modo sensibile le proprie performance; questo vale a maggior ragione per le regioni in coda, ovvero Toscana, Umbria, Lombardia e Veneto.
La classifica è elaborata in base a tre parametri chiave – emissioni di gas serra, consumi di energia e fonti rinnovabili – e al loro andamento nel periodo 2017-2019 per il quale disponiamo di dati consolidati.
La Toscana risulta far meglio della media nazionale solo per quanto riguarda le emissioni di gas serra procapite: 6,4 tCO2eq, contro un dato nazionale pari a 7 tCO2eq. Emissioni che sono però praticamente immobili dal 2017; se l’Italia è riuscita a ridurle dell’1,7%, in Toscana non si va oltre un misero -0,1%.
In consumi di energia in Toscana al 2019 risultano invece pari a 2,1 tep procapite (più della media italiana, pari a 2 tep/abitante), cresciuti dal 2017 dell’1% (in Italia +0,7%). Consumi sempre meno soddisfatti dalle energie rinnovabili: nel 2019 la quota di fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia arrivava al 16,7% (poco meno della media nazionale, 17%), un dato che è addirittura in diminuzione (-2,7%, in Italia -0,9%) rispetto al 2017. E questo nonostante la Toscana si confermi «la Regione leader in Europa per la produzione di elettricità da geotermico», come sottolineano nel report. Non c’è da stupirsi: l’ultima centrale geotermica realizzata in Toscana (e in Italia) è quella di Bagnore 4, entrata in esercizio nel 2014, dunque anche su questo fronte regna l’immobilismo.
Che fare? «Anche in Italia, come già fatto in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, – commenta Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e già ministro dell’Ambiente – serve una “legge per il clima” che consenta di raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici nazionali al 2030 e che assegni anche alle Regioni target specifici e vincolanti (tramite il c.d. burden sharing), direttamente connessi all’ effettiva realizzazione degli impianti e degli interventi necessari al loro conseguimento».
Una solida regia nazionale costituirebbe un incentivo importante per migliorare, anche se andrebbe necessariamente unita a un forte motore politico a livello locale: «I risultati di questo studio – conclude Alessandro Bratti, direttore generale Ispra – evidenziano le potenzialità e il ruolo delle amministrazioni locali nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici attraverso l’incentivazione di politiche di mitigazione sul territorio, in accordo con le politiche intraprese a livello centrale, soprattutto in quei settori, come l’agricoltura, i trasporti, il riscaldamento degli edifici dove maggiori sono le competenze e i margini di iniziativa a livello locale e regionale».