La Toscana non sa come gestire 388mila ton/anno di rifiuti speciali non riciclabili
Cresce il ricorso all’export per colmare le lacune: il saldo negativo supera le 155 tonnellate l’anno
[18 Ottobre 2021]
L’ultimo rapporto curato dal Laboratorio Ref ricerche mostra come siano ancora ampi i deficit impiantistici lungo il Paese – e in particolare al centro sud – per gestire l’84% dei rifiuti che generiamo, ovvero i rifiuti speciali, e in particolare i “rifiuti da rifiuti”. Una situazione che vede la Toscana in posizione particolarmente critica.
Qui si generano 10,1 mln di ton di rifiuti speciali l’anno, che per un terzo (32,7%) derivano dal trattamento di altri rifiuti e delle acque reflue (32,7%), a testimonianza che anche dalla migliore delle economie circolari restano scarti da saper gestire.
Una realtà che però cerchiamo apparentemente di rimuovere – a livello nazionale come regionale –, come documenta la ricostruzione dei surplus/deficit regionali di avvio a recupero energetico e smaltimento dei rifiuti speciali realizzata per l’anno 2019 dal Ref ricerche: al fine di dimensionare la produzione di rifiuti speciali che per composizione merceologica necessitano di essere avviati a recupero energetico e a smaltimento è stato costruito un indicatore per entrambe le tipologie di rifiuto speciale, pericoloso e non pericoloso. Si tratta di un rapporto fra le tonnellate di rifiuti avviati a smaltimento e a recupero energetico e la produzione di rifiuti speciali nazionali, al netto dei rifiuti da costruzione e demolizione.
Complessivamente, a livello nazionale «il saldo tra la produzione di rifiuti speciali da avviare a recupero energetico e a smaltimento e la capacità di gestione di tale ammontare fa registrare un saldo negativo di oltre 2,4 milioni di tonnellate, di cui 1,8 milioni vengono esportati per lo smaltimento o l’incenerimento e 0,6 sono stoccati mediante deposito preliminare. A fronte, infatti, di una produzione di 17,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, da smaltire o valorizzare energeticamente, la capacità di gestione eccede appena i 15,2 milioni, dando origine allo sbilancio di cui sopra».
Un contesto che vede la Toscana particolarmente penalizzata sul fronte della dotazione impiantistica, dato che qui lo sbilancio stimato dal Ref ricerche arriva a 387.907 tonnellate l’anno, il quarto peggiore d’Italia.
Non stupisce dunque osservare che negli ultimi anni è cresciuto molto il ricorso all’export per la (non) gestione dei rifiuti speciali in Toscana, arrivando a quota 180.320 tonnellate l’anno contro le appena 24.484 ton importante (dunque con un saldo negativo pari a 155.836 ton, anche in questo caso il quarto peggiore in Italia).
Come migliorare? Il Laboratorio Ref ricerche richiama le Regioni alle loro responsabilità, anche in materia di rifiuti speciali e non solo urbani, dato pure secondo quanto disposto dall’Art. 199 del Testo unico ambientale «i Piani regionali di gestione dei rifiuti sono chiamati ”ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti”».
È dunque necessario e urgente identificare con precisione i deficit impiantistici per la gestione dei rifiuti speciali in Toscana, localizzando dove e per quali filiere le lacune vanno colmate, e dunque autorizzando la realizzazione dei relativi impianti.
A maggior ragione adesso che sul mercato si stanno presentando tecnologie più sostenibili rispetto allo smaltimento e anche rispetto al recupero energetico, che possono intervenire là dove il riciclo meccanico non arriva: tecnologie che hanno il proprio fulcro nel riciclo chimico e che, come mostrato nei giorni scorsi dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa insieme a NextChem, potrebbero rappresentare un’occasione d’oro per re-industrializzare in modo sostenibile la Toscana creando dei Distretti circolari verdi ad hoc.