La Toscana si prepara a una nuova moratoria sulla geotermia?
Marras: «Se la geotermia è una risorsa per il territorio, e lo è senza dubbio, deve restituire al territorio di più di ciò che fa attualmente». Ma da un ulteriore stop di sei mesi dopo quello del 2015 si temono conseguenze negative per il territorio
[30 Luglio 2018]
S’affaccia in Toscana l’ipotesi di una nuova moratoria sulla geotermia, dopo quella di sei mesi concretizzatasi già nel 2015 – seguita dalle perplessità di un ampio fronte ambientalista – contestualmente all’approvazione del Piano ambientale ed energetico della Toscana (Paer), documento all’interno del quale si riteneva possibile entro il 2020 «un incremento della potenza geotermolettrica in Toscana pari a circa 150 MW, così come ipotizzato dalle previsioni del burden sharing per la nostra regione».
A muovere in questo senso è la proposta di legge Coordinamento tra le attività di sfruttamento della geotermia e l’individuazione nel Piano energetico regionale delle aree non idonee, depositata nei giorni scorsi proprio dal capogruppo del Partito democratico Leonardo Marras insieme a consiglieri senesi, e sottoscritta anche dal presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli.
Marras, Simone Bezzini e Stefano Scaramelli affermano che si tratta di un atto in linea con «la sintesi raggiunta dalla maggioranza in Regione, ovvero: siamo a favore dello sfruttamento della risorsa geotermica, ma a condizione che sia uno strumento realmente utile per lo sviluppo del territorio. Ecco allora la necessità, condivisa, di elaborare una nuova legge che regoli l’attività delle centrali già esistenti e di quelle che potranno essere realizzate in futuro e, soprattutto, che disciplini le modalità di gestione e le ricadute sui territori perseguendo due, fondamentali, obiettivi: più lavoro e più ambiente. Cioè, come abbiamo detto più volte – continuano i consiglieri – serve un impegno maggiore nel rapporto con le comunità che ospitano le centrali e serve attenzione totale all’ambiente». La pdl si inserisce in questo contesto, dato che secondo i firmatari «è necessario che i procedimenti in corso siano bloccati affinché possano uniformarsi a norme ed indirizzi ancora in fase di costruzione e al contempo non sia rilasciata nessuna autorizzazione né concluso alcun iter di valutazione di impatto ambientale. La sospensione sarà comunque per un periodo breve, durante il quale ci impegniamo, insieme agli uffici e come sempre tenendo aperto e vivo il confronto con i territori – concludono i consiglieri – a portare a termine i due percorsi, l’aggiornamento del Paer e la nuova legge».
Marras ha successivamente precisato che la «proposta riguarda solo i procedimenti amministrativi aperti e non ancora conclusi» e sarebbe «per i prossimi 6 mesi», un tempo nel quale la Regione punterebbe tra l’altro a definire «una legge che condizioni di più sotto il profilo delle ricadute occupazionali le nuove concessioni. Anche qui per avere il massimo delle ricadute occorre che non siano nel frattempo rilasciate nuove autorizzazioni. Se la geotermia è una risorsa per il territorio, e lo è senza dubbio – argomenta Marras – deve restituire al territorio di più di ciò che fa attualmente, in termini di miglioramento dei suoi impatti sull’ambiente e in termini di lavoro».
Fatto sta che l’ipotesi di stop sta però trovando resistenze in alcuni comuni geotermici e all’interno dello stesso Pd, con il sindaco di Monteverdi Marittimo – Carlo Giannoni, eletto nel 2014 con quasi il 75% delle preferenze – che sulle pagine del quotidiano locale Il Tirreno ricorda che «da oltre 200 anni la geotermia dà da mangiare e benessere “in salute”», richiamando alla necessità di una corretta informazione verso cittadini e imprese. Idem il sindacato, con la Filctem Larderello che giudica la proposta di legge «una mossa profondamente sbagliata per più ragioni», enumerate da Monia Neri, che spaziano dal fatto che «non tiene conto dei risultati delle analisi fin qui fatte, le quali non hanno ad oggi dimostrato, sia in Amiata sia nelle zone geotermiche tradizionali alcun pericolo sanitario e ambientale», alla considerazione per cui «una situazione di moratoria, anche breve, metterebbe in serio pericolo l’assetto industriale dell’indotto Enel delle nostre zone (ne rappresenta circa l’80% della realtà economica), con la perdita di decine di posti di lavoro, considerato anche il fatto che ci sono aziende che in questo momento si mantengono in attività solo attraverso gli appalti Enel».
Per questo il sindacato auspica che «ci sia un ripensamento sulla richiesta di moratoria e che a livello di Amministrazione regionale si riesca a recuperare quella efficienza e lucidità nel governare i rapporti con Enel che 10 anni fa permisero di firmare con effetti ancor oggi positivi il Protocollo regionale della geotermia del 2007 (l’Accordo generale sulla geotermia, ndr)», e che «si proceda rapidamente, avendo dall’azienda la garanzia, attraverso opportuni interventi di natura tecnologica del non aumento delle emissioni, all’autorizzazione del progetto di PC6, che riteniamo condizione essenziale per la permanenza dell’attività industriale diretta ed indotta di Enel in geotermia nel prossimo futuro, in attesa della gara per il rinnovo delle concessioni prevista per il 2024». Come? In definitiva, confidando «che le forze politiche che attualmente amministrano la Regione ritrovino al loro interno unità di intenti e chiarezza di visione politica».