L’altra faccia dell’emergenza coronavirus: boom di rifiuti ospedalieri, sistema a rischio collasso
Tre richieste alle istituzioni dalle aziende di settore per gli oltre 90.000 addetti che «stanno continuando a garantire i servizi pubblici ed essenziali di raccolta e gestione dei rifiuti urbani e speciali»
[12 Marzo 2020]
La strutturale carenza di impianti per la gestione dei rifiuti che produciamo in Italia ogni anno – oltre 170 milioni di tonnellate, tra urbani e speciali – rappresenta un’emergenza permanente nel delicatissimo equilibrio che nonostante tutto tiene continua a garantire la gestione dei nostri scarti, ma l’epidemia in corso di coronavirus Sars-Cov-2 rischia di portare rapidamente al collasso il sistema se non verranno prese urgenti contromisure: una richiesta che arriva al Governo direttamente dalle associazioni Fise Assoambiente (che rappresenta le imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica) e Fise Unicircular (che rappresenta le imprese dell’economia circolare).
Nell’attuale grave situazione di emergenza epidemiologica dovuta all’epidemia Covid-19, gli oltre 90.000 addetti delle imprese della gestione dei rifiuti «stanno continuando a garantire i servizi pubblici ed essenziali di raccolta e gestione dei rifiuti urbani e speciali», ma le imprese di settore chiedono alle istituzioni di garantire in questa fase di emergenza «certezza ed adeguato supporto per gestire al meglio le inevitabili difficoltà operative che si sono determinate, tra cui il boom di rifiuti ospedalieri».
I rifiuti prodotti ogni anno dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate (tranne i rifiuti di cucina e di ristorazione che non derivino direttamente da cure sanitarie) arrivano già a sfiorare le 180mila tonnellate e per la quasi totalità – 160.815 tonnellate – sono composti da rifiuti pericolosi, in larghissima parte inceneriti o smaltiti in discarica per disposizioni di legge. L’epidemia in corso con le necessarie operazioni di assistenza sanitaria collegate, come intuibile, stanno però provocando un picco nella produzione di questi rifiuti, che necessitano di essere gestiti in sicurezza. La situazione di maggiore emergenza è oggi vissuta dalle aziende attive nella gestione dei rifiuti ospedalieri che nei casi estremi, per supportare adeguatamente le strutture sanitarie più colpite dall’emergenza Covid-19, hanno «triplicato le attività di raccolta e gestione rifiuti presso i nosocomi, aumentando personale e mezzi impegnati nelle operazioni».
«Il sistema rischia di collassare nel giro di pochi giorni – dichiarano apertamente le imprese di settore – senza un adeguato supporto e riconoscimento da parte delle istituzioni». L’attuale fase critica sta mettendo a dura prova, soprattutto nelle zone più soggette al contagio, la capacità organizzativa e di resistenza del personale e delle strutture addetti al servizio di gestione rifiuti che, specie nel caso di quelli di origine domestica, commerciale e sanitaria, sono particolarmente stressati ed esposti al rischio.
«Nei diversi provvedimenti pubblicati dall’inizio dell’emergenza ad oggi manca un chiaro riferimento alle attività di gestione rifiuti – spiegano le associazioni – Per prima cosa chiediamo al Governo, al fine di garantire la continuità delle attività nel rispetto delle misure di contenimento del contagio, di chiarire in tempi brevi l’esclusione dalle restrizioni contenute nelle disposizioni emanate delle attività di raccolta, trasporto e gestione rifiuti, anche quando le citate attività interessano territori diversi».
Inoltre, la carenza del personale e la possibile assenza in impianto, a causa dell’epidemia, di alcune figure chiave per l’operatività dello stesso, la conseguente necessità di riorganizzare il servizio e le aree di conferimento e di stoccaggio impongono in questo momento di emergenza «capacità di adattamento, ma anche flessibilità e buon senso nell’applicazione degli adempimenti formali, sia da parte delle aziende che delle autorità».
In quest’ottica, le associazioni chiedono al ministero dell’Ambiente e (ove di competenza) alle Regioni e agli Enti di controllo tre punti, che riportiamo di seguito integralmente:
- di attivarsi per una moratoria riguardo le prossime scadenze degli adempimenti ambientali (tra cui dichiarazione MUD, dichiarazione PRTR, termine pagamento dei diritti dell’Albo Gestori Ambientali), amministrativi (quali le annotazioni sui registri aziendali delle movimentazioni dei rifiuti), nonché altri requisiti formali;
- di consentire alle aziende di effettuare le necessarie scelte organizzative ed operative per sopperire alle carenze del personale addetto ovvero a particolari esigenze determinate dal contesto emergenziale;
- di chiarire definitivamente a livello nazionale, come già esplicitato a livello territoriale dalla Regione Lombardia, che la gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse e, pertanto, le limitazioni generali alle attività economiche emanate dalle competenti Autorità non si applicano a tale attività.