In Toscana il distretto lucchese soffre ancora, ma le previsioni sono in miglioramento

Le bollette frenano l’industria della carta? Puntare su biometano e recupero energia dagli scarti

Medugno: «Se potessimo utilizzare nelle nostre cogenerazioni biogas, biomasse e scarti avremmo qualche strumento in più»

[20 Settembre 2021]

Secondo il rapporto sulla congiuntura economica del secondo trimestre 2021, pubblicato dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord nei giorni scorsi, la produzione industriale dell’area Lucca-Pistoia-Prato presenta una forte crescita tendenziale (+12,6%). D’altra parte, il periodo di riferimento – il secondo trimestre 2020 – corrisponde al periodo peggiore della pandemia e anche alla chiusura obbligatoria della maggior parte delle attività manifatturiere: un forte rimbalzo quindi rientra ampiamente nelle attese, anche se le performance variano molto a seconda del comparto analizzato.

Il recupero resta ad esempio incompleto per la carta-cartotecnica (-11,6%), ma Confindustria precisa che «il confronto negativo del secondo trimestre con il 2019 ed il recupero inferiore rispetto alla media italiana rispetto a quell’anno si spiegano anche tenendo conto del livello relativamente elevato raggiunto proprio nel 2019».

Più nel dettaglio, se per le industrie cartarie presenti nell’area di Pistoia neanche le previsioni sono ottimistiche, ferme sulla conferma dei livelli attuali, va meglio nel distretto cartario lucchese anche se c’è ancora molto da recuperare.

«La ripresa dei primi mesi – documenta Confindustria – si è interrotta nel secondo trimestre, e il settore mostra livelli produttivi in peggioramento tendenziale (-3,8%). Va sottolineato il fatto che, a differenza della maggior parte degli altri settori, interessati in misura più o meno completa dalla chiusura obbligatoria delle attività nella prima parte del 2020, il livello di riferimento risulta piuttosto elevato nel caso della carta-cartotecnica. Il peggioramento potrebbe avere natura transitoria. Nelle previsioni è elevata e crescente, rispetto al primo trimestre, la quota di aziende che ritengono di aumentare la produzione nel trimestre successivo e vedono probabile un incremento della domanda interna ed estera».

L’interrogativo resta dunque come migliorare sotto il profilo economico, per recuperare il terreno perso a causa della pandemia, e al contempo progredire in fatto di sostenibilità ambientale.

Per un focus a livello nazionale, nell’ambito di All4Climate – il programma ufficiale di eventi pre-Cop26 riconosciuti dal ministero della Transizione ecologica – si è tenuto nei giorni scorsi il webinar Il contributo della carta per un futuro sostenibile, organizzato da Assocarta e dalla Confederazione europea delle industrie cartarie (Cepi).

Le cartiere italiane rappresentano dei veri e propri poli del riciclo, in grado di valorizzare al meglio gli imballaggi cellulosici post-consumo raccolti in modo differenziato dai cittadini, con più del 60% della produzione proveniente da fibre riciclate (e ogni punto percentuale di riciclato in più significano 84.000 tonnellate in più da immettere nel sistema) mentre negli imballaggi il comparto è già a oltre l’80% di riciclato. Anche da questi processi industriali virtuosi però esitano inevitabilmente nuovi scarti, che potrebbero essere valorizzati energeticamente: un’opportunità non da poco per un settore energy-intensive come quello della carta.

«La carta, industria “essenziale”, non si é fermata neanche durante la pandemia ma corre il rischio di farlo adesso perché è impossibile scaricare rincari quotidiani di energia e CO2 su clienti e mercati. La sostenibilità corre lo stesso rischio: il nostro settore, che rappresenta una parte importante dell’infrastruttura di riciclo nazionale, utilizza principalmente il gas nei propri impianti. Occorre intervenire a breve, riducendo gli oneri in bolletta per le imprese, in particolare quelli per il gas e dando le compensazioni europee per la CO2. Se potessimo utilizzare nelle nostre cogenerazioni biogas, biomasse e scarti avremmo qualche strumento in più», spiega il direttore di Assocarta Massimo Medugno.

Il problema è che il comparto cartario «alimenta a gas naturale il 90% degli impianti presenti sul territorio che producono a partire da carta da riciclare», consumando ogni anno «2,5 miliardi di mc di gas naturale» col quale mediante cogenerazione si producono sia energia elettrica sia vapore.

È chiaro dunque che i forti rincari della bolletta energetica, che si stanno verificando non solo in Italia ma in tutta Europa, costituiscano un forte freno alla ripresa del comparto. Attenzione però ad attribuire la colpa dei prezzi al rialzo alle politiche climatiche: nel mercato europeo Ets il prezzo della CO2 è raddoppiato nell’ultimo anno, ma quest’incremento sta incidendo solo per il 20% nell’andamento del Pun (il prezzo di riferimento dell’energia elettrica rilevato sulla borsa elettrica italiana).

Per l’80%, il rialzo delle bollette dipende dunque dal prezzo del gas, combustibile fossile da cui l’Italia è fortemente dipendente e che importa massicciamente. La soluzione passa dunque dalle energie rinnovabili, abbondantemente disponibili (gratis) sul nostro territorio se solo costruissimo gli impianti industriali necessari per valorizzarle.

Il biometano, ad esempio, rappresenta una delle leve più efficaci in termini di costo/efficacia per decarbonizzare il settore cartario: «La sostituzione del gas naturale con il biometano è la prima e più immediata soluzione per decarbonizzare i processi», spiegano da Confindustria. Aggiungendo infine un annoso problema: resta «di fondamentale importanza il recupero energetico degli scarti del riciclo che in Europa vengono termovalorizzati a piè di fabbrica mentre in Itala ci troviamo ad esportarli nei impianti di recupero energetico dei nostri diretti competitor», conclude Medugno.