Al via a Lucca la Mostra internazionale dell’industria cartaria (Miac)
Le cartiere a rischio fermo per caro bollette: la soluzione passa da biometano e recupero rifiuti
Pieretti: «Non ci stanchiamo di chiedere politiche nazionali e regionali per il ciclo dei rifiuti che siano lungimiranti e concrete»
[13 Ottobre 2021]
Mentre il consumo di carta ha ripreso a correre, le cartiere italiane – e toscane – meditano di sospendere l’attività a causa degli aumenti che gravano sull’andamento di materie prime ed energia. E a rimetterci non è solo l’economia, ma anche la capacità di riciclo nazionale, avvantaggiando solo i concorrenti di altri Paesi.
È questo uno dei paradossi più cocenti messi in evidenza oggi a Lucca, per l’apertura della Mostra internazionale dell’industria cartaria (Miac) organizzata da Assocarta e Confindustria Toscana nord. L’esempio da manuale del trend in corso arriva proprio dalla lucchesia, con Guido Pasquini di Lucart che porta l’esempio delle carte per l’igiene: «La produzione di tissue in Italia è diminuita del 2,2% nei primi sette mesi del 2021. Si registra una divergenza tra consumi, in ripresa, e produzione».
Per capire i motivi profondi di questi trend divergenti occorre osservare il prezzo del gas, che in Italia ed Europa è in continua ascesa dall’estate 2020 e non mostra segni di rallentamento, principalmente a causa del rimbalzo economico globale post-Covid e di questioni geopolitiche fuori da controllo dei imprese e (ovviamente) consumatori. Basti pensare che rispetto al minimo del 2020, il prezzo del gas – con cui l’Italia soddisfa ancora oggi, tramite import, il 40% della domanda energetica – è oggi 17 volte superiore.
«Le materie prime, l’energia e il gas sono al massimo storico e alcune cartiere stanno valutando la sospensione momentanea della produzione – dichiara Lorenzo Poli, presidente di Assocarta – in attesa di una ridefinizione di margini oramai fuori linea, a causa del repentino aumento dei costi. A tenere il bicchiere pieno oltre la meta sono i consumi di carta, in ripresa. La produzione, infatti, nei primi otto mesi del 2021 registra un aumento del 13,5% (rispetto ai volumi in riduzione del 2020, -6,1%, ndr) pur nella difficoltà dei produttori di confrontarsi con una accelerazione di costi da gestire nell’immediato».
Un contesto che, come già accennato, trascina forti difficoltà anche sotto il profilo del riciclo, dato che le cartiere rappresentano un anello centrale nella filiera dell’economia circolare, dato che il 61% delle fibre utilizzate nella produzione cartaria italiana è costituito da carta da riciclare. Che fare?
«Il cartario, fra i settori energy-intensive (i così detti hard-to-abate) consuma ogni anni 2,5 miliardi di mc di gas naturale col quale mediante cogenerazione produce energia elettrica e vapore. Un combustibile chiave nella transizione ecologica che potrebbe essere integrato da altre fonti come il biometano – ad oggi utilizzato solo nel settore dei trasporti – ottenuto da biomassa», osserva Poli.
Il biometano rappresenta infatti una delle leve più promettenti in termini di costo/efficacia per decarbonizzare il settore cartario, ma c’è un altro grande tema che resta inevaso e che potrebbe invece congiungere le necessità della gestione dei rifiuti non riciclabili con quelle dell’approvvigionamento energetico.
«Di fondamentale importanza il recupero energetico degli scarti del riciclo che in Europa vengono termovalorizzati a piè di fabbrica mentre in Italia ci troviamo ad esportarli nei impianti di recupero energetico dei nostri diretti competitor», sottolinea non a caso Poli. Una prospettiva condivisa dal comparto cartario lucchese, una realtà che fra produzione propriamente cartaria e meccanica per la carta conta oltre 330 aziende, con 10.000 addetti, un fatturato di 4,6 miliardi.
«Vanno ulteriormente incoraggiate le energie da fonti rinnovabili ma occorre anche trasformare in risorsa energetica quelli che vengono considerati solo un problema: i rifiuti, civili e industriali. Non ci stanchiamo di chiedere politiche nazionali e regionali per il ciclo dei rifiuti che siano lungimiranti e concrete – conclude Tiziano Pieretti, vicepresidente di Confindustria Toscana Nord con delega all’energia, oltre che presidente della sezione Carta e cartotecnica – A livello regionale registriamo per i rifiuti industriali qualche segnale di attenzione che valutiamo positivamente: dopo averli dichiarati per troppo tempo questione esclusiva delle aziende, si è cominciato a considerarli tema da trattare assieme ai rifiuti urbani. In Toscana, la prospettiva a lungo termine di gestione dei rifiuti con tecnologie avanzate è positiva: ma come arrivare ad allora ottimizzando la risorsa-rifiuti anche in chiave energetica? Le imprese ritengano che questo passaggio si possa e si debba fare utilizzando le migliori tecnologie oggi disponibili per la termovalorizzazione. Siamo come sempre disponibili al confronto con la Regione Toscana: è un messaggio che vogliamo ribadire anche a questa inaugurazione, di fronte a un membro autorevole della Giunta regionale quale l’assessore Baccelli».