L’economia di vetro dell’Italia

[27 Gennaio 2015]

Qual è il contributo dell’industria dei contenitori in vetro in Italia in termini sociali, economici e ambientali? In tempi in cui l’economia italiana rimane quanto mai fragile di fronte ai timidi segnali di ripresa che arrivano dal resto d’Europa, se lo sono chiesti quelli di Feve – la Federazione europea dei produttori dei contenitori in vetro –, con una ricerca presentata nel Bel Paese dagli italiani di Assovetro (Confidustria, per testimoniare che sul “fragile” vetro si può ancora puntare a livello industriale.

Secondo i risultati messi insieme da Ernst& Young, gli occupati totali nella filiera italiana del vetro sono 20.200 (di cui però solo 7.100 diretti), mentre il 48% dei lavori indiretti sono imputabili agli acquisti effettuati dalle vetrerie verso i vari fornitori di beni o di servizi.

I principali stabilenti si trovano al Nord, ma sparsi per lo Stivale ce ne sono 27, e complessivamente guardano con molto interesse ai mercati esteri. Infatti, nonostante il «consumo apparente» di contenitori di vetro ammontasse in Italia (dati 2012) a 3.562.000 tonnellate, la produzione è arrivata a 3.400.000 tonnellate, delle quali “solo” 2.212.000 riversate sul patrio suolo. Nel 2012 la bilancia commerciale dei prodotti imballati in vetro è stata dunque positiva, raggiungendo la cifra di oltre 5 miliardi di euro.

Nel complesso, comunicano da Assovetro, «la filiera dei contenitori in vetro nel suo complesso contribuisce con 1,4 miliardi di euro alla produzione del Prodotto Interno Lordo italiano. L’industria, da parte sua, crea più di 700 milioni di euro di valore aggiunto, cui si deve sommare quasi la stessa cifra (705 milioni) derivante dall’intera filiera (supply chain)».

Appare particolarmente di rilievo, dal nostro punto di vista, il tasso di avvio al riciclo del vetro: in Italia supera di poco la media europea (71% vs 70%), e a livello assoluto abbraccia 1.673.000 tonnellate di vetro – medaglia di bronzo europea dopo Germania e Francia. L’Italia è infatti «anche al di sopra della media europea per quanto riguarda il rottame utilizzato in bottiglie e vasetti, con una media del 59% rispetto al 52% di quella europea».

Parametri “ambientali” sui quali gli industriali di settore hanno deciso di contare con maggior forza già nel prossimo futuro. «Questa ricerca – ha detto Franco Grisan, Presidente della Sezione contenitori in vetro di Assovetro – dimostra il peso dell’industria italiana dei contenitori in vetro non solo sull’economia nazionale, ma anche nella ricerca di sempre migliori e più efficienti standard ambientali. E’ importante che gli stabilimenti di produzione siano presenti su tutto il territorio italiano, creando così valore da nord a sud in termini di occupazione, in termini di maggiore prossimità all’industria alimentare di riferimento ed in termini di riciclo del  vetro dei contenitori usati».

Una testimonianza in più su quanto l’economia circolare possa portare al Paese non solo miglioramenti in chiave ambientale, ma anche una marcata competitività in termini economici. Certo il quadro generale è ben diverso per il vetro – materiale relativamente facile da riciclarsi, a costi competitivi e con mercati di sbocco già strutturati – rispetto a molti altri materiali (si veda ad esempio il caso delle plastiche miste), che richiedono di incentivi concreti per iniziare a correre sulle proprie gambe. Ma da questo governo l’orecchio politico rimane ancora sordo.