Il Prc giunge a “aumentare quanto più possibile la produzione di inerti”
Legambiente Toscana contro il Piano regionale cave: «Cede alla lobby del marmo»
Per il Cigno verde sono «eccessive e incomprensibili le percentuali di detriti ammesse nell’escavazione»
[31 Luglio 2020]
Con l’approvazione in Consiglio del Piano regionale cave (Prc), a parere di Legambiente, la Regione Toscana anziché rendere sostenibile l’attività estrattiva, cede platealmente alle pressioni della lobby del marmo, innalzando le percentuali ammissibili di detriti nell’escavazione.
«Peccato, perché riconosciamo il lavoro politico d’incessante mediazione dell’assessore Ceccarelli nell’ultimo biennio, ma non possiamo assolutamente accontentarci del risultato ottenuto – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – In Consiglio si è approvato un Piano cave che delegittima e smentisce quanto avevamo faticosamente ottenuto con l’approvazione del Pit/Ppr nel 2015».
I dati della pesa comunale di Carrara, installata nel 2005, fecero emergere già allora una situazione discutibile: il marmo che scendeva dai monti era costituito per l’83% da detriti (solo il 17% da blocchi) e il 36% delle cave produceva oltre il 90% di detriti. Ma la realtà era ancor peggiore: molte cave, infatti, apparivano virtuose solo perché, in violazione dell’autorizzazione, portavano a valle i blocchi ma abbandonavano al monte i detriti e quantitativi sempre maggiori di terre.
Per porre fine a questa situazione, nel 2007 il Piano regionale attività estrattive (Praer) stabilì che l’autorizzazione potesse essere rilasciata solo a cave con una resa in blocchi di almeno il 25% e che il comune verificasse annualmente il rispetto di questo requisito.
A distanza di anni, la situazione è rimasta pressoché invariata soprattutto da parte delle amministrazioni considerando anche che nel 2015 il Piano paesaggistico regionale (Pit-Ppr) stabiliva la necessità che le norme subordinate dovessero «limitare quanto più possibile la produzione di inerti». Ad oggi il Prc approvato, invece, secondo Legambiente, stravolge completamente questo principio, giungendo ad “aumentare quanto più possibile la produzione di inerti”.
In sintesi le previsioni dell’art. 13 del Prc sono riassunte nella Tab. 1, mentre la Tab. 2 ne mostra, con alcuni esempi, gli effetti devastanti.
Il risultato è che cave non autorizzabili perché particolarmente distruttive (avendo addirittura il 94% di detriti e una resa reale in blocchi del solo 6%: riga c, 5ª colonna numerica) diventano pienamente autorizzabili poiché la resa apparente supera il 20%. Uno stravolgimento di questa portata del Pit-Ppr (norma sovraordinata) potrebbe a nostro avviso rendere persino illegittima la disciplina del Prc.
«Anche se il tempo purtroppo sta scadendo, chiediamo alla Regione Toscana, come ultimo atto della legislatura, la correzione del Prc eliminando, quanto meno, il comma 7 dell’art. 13, comma che da solo toglierebbe qualsiasi credibilità nel segno della sostenibilità a un Piano che era stato costruito con una approfondita base conoscitiva», chiude in modo accorato Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana.
di Legambiente Toscana