L’analisi di Silvia Oliva (Fondazione Nord-Est) per ASviS
L’emergenza migranti è quella dei giovani italiani: in 10 anni sono andati all’estero in 452mila
«Tra chi è rimasto in Italia, il 10% immagina il proprio futuro all’estero e un altro 25% è disposto ad andare ovunque ci siano migliori opportunità»
[19 Ottobre 2023]
Tra il 2011 e il 2021 sono emigrati 452mila giovani italiani di 18-34 anni di età, mentre ne sono rientrati 134mila: dunque, il saldo negativo è stato pari a 317mila unità. Da questa fuga nessuna regione è esente.
Guardando alla composizione per età degli espatriati, c’è stata una crescita del peso, dal 14% al 26% della componente 18-24 anni, a fronte della riduzione del peso della classe 30-34, segno che, molti giovanissimi scelgono di completare gli studi all’estero.
Inoltre, nel corso del tempo si è avuta una tripartizione quasi perfetta tra livelli di istruzione degli espatriati: il 32% non è diplomato, il 33% è diplomato e il 36% è laureato. L’incidenza sulle relative popolazioni è pari al 4,8% per chi non ha terminato le superiori, al 5,8% per chi ha la laurea e all’1,5% per i diplomati.
Quali sono le ragioni della diaspora? Per rispondere a tale domanda la Fondazione Nord Est ha realizzato due indagini: la prima su un campione di 2.000 giovani italiani (18-34 anni) residenti nelle regioni del Nord Italia, la seconda su un panel di 1.000 espatriati italiani provenienti dai medesimi territori.
Il confronto tra le risposte delle due diverse popolazioni intervistate mette in luce alcune differenze, ad esempio maggiori dinamicità e ottimismo sul futuro tra gli espatriati, ma anche tratti comuni, soprattutto per quanto riguarda le aspettative e le attese sul lavoro (in particolare sull’importanza della retribuzione e della conciliazione vita-lavoro) e le valutazioni in merito alla capacità di alcuni fattori di costituire ragioni di attrazione o viceversa di allontanamento dall’Italia. Infatti, solo l’arte e l’offerta culturale sono considerati eccellenze dell’Italia da ambedue i gruppi, mentre tra chi vive in patria lo sono anche i servizi sanitari, la qualità dell’università e la qualità della vita.
Per tornare attrattiva i giovani ritengono che l’Italia debba riformare le proprie politiche pubbliche su giovani e famiglie, dare spazio alla meritocrazia, ma anche dotarsi di un sistema imprenditoriale più innovativo e aperto a nuove competenze e sviluppare una cultura d’impresa che valorizzi i collaboratori e sappia dare responsabilità e posizioni manageriali ai giovani. La questione salariale, pur indicata, non appare più come la sola né la principale componente, e non conta per sé ma in relazione al merito. Perfino più importanti sono considerati la crescita professionale e le prospettive occupazionali.
La situazione non appare, purtroppo, destinata a migliorare nelle opinioni degli intervistati: tra chi è in Italia, il 10% immagina il proprio futuro all’estero e un altro 25% è disposto ad andare ovunque ci siano migliori opportunità; all’opposto, tra gli espatriati (che sono comunque meno numerosi dei residenti in Italia) appena il 16% immagina di tornare e solo per motivi familiari e di nostalgia. Focalizzando l’attenzione su chi è partito, attraverso una procedura statistica sono stati individuati due profili.
Il primo (28% del campione) raggruppa le persone che possono contare su minori risorse sociali e culturali, ovvero persone con genitori in possesso di basso titolo di studio e che ricoprono profili professionali di operaio o pensionato, un tenore di vita percepito medio, una provenienza da piccoli centri e che a loro volta hanno lasciato gli studi o hanno raggiunto al più il diploma. Queste persone partono per necessità: infatti, la motivazione principale è la ricerca di migliori opportunità di lavoro (26,2%), seguita dalla ricerca di migliorare la qualità di vita (23,2%).
Il secondo profilo (23%) è costituito, invece, da persone con maggiori risorse e opportunità, con genitori entrambi in possesso di elevato titolo di studio, dirigenti o impiegati, con tenore di vita percepito alto o molto alto, provenienti dal centro città di Comuni più ampi e che a loro volta hanno acquisito almeno un diploma, ma anche una laurea o un dottorato. I giovani di questo profilo sono partiti per scelta, per cogliere occasioni in linea con il proprio background: infatti, le opportunità di studio/formazione sono indicate dal 29,6% di questo gruppo come motivazione e le migliori opportunità di lavoro dal 21%.