Se l’Italia chiudesse le frontiere agli stranieri l’Inps perderebbe 38 miliardi di euro al 2040
Secondo l’Istituto nazionale di previdenza sociale questa fetta di lavoratori contribuisce già oggi in modo positivo al sistema previdenziale italiano con 36,5 miliardi di euro
[4 Luglio 2017]
Con il suo presidente Tito Boeri, l’Inps ha illustrato oggi alla Camera i risultati del XVI Rapporto annuale prodotto dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, all’interno del quale un focus specifico è stato incentrato sull’apporto che i lavoratori stranieri offrono alle pensioni di tutti.
Il tema dell’immigrazione è al centro del dibattito politico ed economico degli ultimi anni, in particolare in Italia, dove – ricordano al proposito dall’Inps – la quota di popolazione straniera residente è salita repentinamente da circa il 2% nel 2000 all’8,3% nel 2016. Un trend che risulta benefico per le casse pubbliche.
La sostenibilità dei sistemi pensionistici – spiegano infatti dall’Istituto – dipende in modo cruciale dalla demografia. L’entrata di stranieri, che avviene generalmente in giovane età e comunque nelle fasce attive, modifica esogenamente la struttura per età della popolazione influendo positivamente sui bilanci del sistemi di protezione: in Italia infatti la popolazione dei lavoratori stranieri è giovane, costituita per lo più da individui di età inferiore ai 45 anni.
Guardando alle categorie professionali dove esercitano gli stranieri (come lavoratori dipendenti), dove questi sono sovra-rappresentati rispetto ai nativi italiani è tra gli operai, e in particolar modo nei settori delle costruzioni e in quello alberghi&ristorazione. In media la loro penalizzazione in termini di stipendio rispetto agli italiani era del 30% nel pre-crisi, salendo poi fino al 40%: una penalizzazione rilevante, che tuttavia potrebbe dipendere dal fatto che i migranti sono tendenzialmente più giovani, occupati in settori a bassi salari ed in professioni poco qualificate, come spiega l’Inps. Difatti, introducendo l’esperienza la penalizzazione salariale si riduce intorno all’8-10% e rimane costante nel tempo.
Soffermandosi sul contributo netto dei lavoratori con cittadinanza straniera al sistema previdenziale italiano, l’Inps certifica che i risultati della propria indagine mostrano «che ad oggi questo contributo è positivo: pari a 36,5 miliardi di euro che si eleva a 46 miliardi di euro se si tenesse conto delle caratteristiche biometriche specifiche della popolazione straniera assicurata all’Inps».
All’opposto, se l’Italia decidesse di chiudere le frontiere azzerando i «flussi in entrata di contribuenti extracomunitari» al 2040 avrebbe «73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo – ha dettagliato personalmente Boeri – di 38 miliardi per le casse dell’Inps».