Lo slalom di Hillary Clinton tra green economy, fracking ed oleodotto Keystone XL
[3 Dicembre 2014]
Intervenendo ad una riunione di influenti leader ambientali statunitensi, Hillary Clinton ha espresso preoccupazioni sul boom del gas negli Usa, ma ha continuato ad evitare di commentare politicamente l’esplosiva questione della costruzione della Keystone XL pipeline, l’oleodotto che dovrebbe portare lo sporchissimo petrolio delle sabbie bituminose canadesi fino alle raffinerie texane sul Golfo del Messico.
In un discorso di 10 minuti ad una raccolta di fondi nel centro di Manhattan per la League of Conservation Voters, quella che tutti danno come prossima candidata dei Democratici alla presidenza Usa ha accusato i negazionisti climatici ed ha elogiato la tecnologia verde che, con soluzioni basate sul mercato, può limitare le emissioni di gas serra. «La scienza del cambiamento climatico non perdona – ha detto – , non importa il continuo scetticismo sulle sue cause. Anche le sfide politiche sono spietate. Non c’è niente da fare riguardo al fatto che il tipo di risposta ambiziosa necessaria per combattere il cambiamento climatico richiederà decisioni difficili all’interno così come in tutto il mondo».
La Clinton quando era Segretario di Stato ha fatto ben poco per fermare il Keystone XL, che essendo un oleodotto transnazionale riguardava i suoi uffici, ma ora, per tenersi buona l’ala ambientalista degli elettori democratici senza la quale non arriverebbe mai alla Casa Bianca, ha scelto di inserirsi prudentemente nel dibattito sui pro ed i contro del boom del gas Usa, rimarcandone i rischi e prendendo così altrettanto prudentemente le distanze da Barack Obama, che ha sempre presentato lo shale gas come un elemento importante della sua strategia energetica alternativa che punta ad eliminare la dipendenza statunitense dai combustibili fossili stranieri .
«So che molti di noi hanno serie preoccupazioni per i rischi connessi alla produzione in rapida espansione del gas naturale – ha detto Hllary Clinton – Le fughe di metano nella produzione e nel trasporto di gas naturale costituiscono una minaccia particolarmente preoccupante, quindi è fondamentale che abbiamo messo in campo regolamenti intelligenti e che li applichiamo, compresa la decisione di non trivellare quando i rischi per le comunità locali, i territori e gli ecosistemi sono semplicemente troppo alti».
Tutto bene se la Clinton non avesse accuratamente evitato di dire la parola “fracking” e non avesse detto che gli impatti dell’estrazione del gas da scisto potrebbero essere ridotti al minimo e che il gas può essere utilizzato come combustibile di transizione, mentre si evolvono le tecnologie verdi. «Se siamo intelligenti su questo e metteremo in atto le giuste misure di salvaguardia, il gas naturale può svolgere il ruolo di importante ponte nella transizione verso un’economia dell’energia pulita».
La cosa non è piaciuta affatto a diversi ambientalisti presenti che dicono che il boom dello shale gas sarà effimero e che intanto, più che utilizzarlo come combustibile di transizione “americano”, fioriscono i progetti per esportarlo in Europa e in Cina.
Anche nei discorsi precedenti, la Clinton aveva sempre evitato di utilizzare il termine fracking e definito il gas un combustibile ponte, non prendendo mai posizione sull’oleodotto Keystone XL, diventato ormai una vera cartina di tornasole per determinare il reale impegno ambientalista. Ma in questo rischioso slalom, la Clinton ora comincia ad esprimere preoccupazioni per l’estrazione di gas, tentando così di raccogliere le simpatie degli elettori ambientalisti abbastanza delusi da Obama.
Ma anche a Manhattan e in una precedente iniziativa elettorale per la senatrice Mary Landrieu in Louisiana, la Clinton non ha voluto affrontare temi ostici come il carbone o la trivellazione petrolifera e gasiera nell’Artico, continuando a parlare di ambiente in maniera “olistica”, come quando ha detto: «La nostra economia viaggia ancora principalmente con i combustibili fossili e per cercare di cambiare ci vorrà una leadership forte. Ma non dobbiamo scegliere tra un ambiente sano e una economia sana».
Uno slalom che rischia di infrangersi sul gigantesco oleodotto delle sabbie bituminose Alberta-Texas, anche se Gene Karpinski, presidente della League of Conservation Voters, ha detto di non essere deluso per il fatto che la Clinton non avesse fatto nessun rifermento alla Keystone. XL pipeline: «Le è già stato chiesto di questo. Ma non è una sua decisione in questo momento. La abbiamo sentita lodare il presidente Obama molte, molte volte per la sua leadership sul cambiamento climatico e per l’eredità che lascia. Questa è una decisione che spetta a lui ed all’attuale segretario di Stato. Questo è come dovrebbe essere».
Ma come scrive il Washington Post, «Il suo rifiuto di prendere posizione sul Keystone ha deluso alcuni dei più forti – e ricchi – attivisti ambientali che vedono il progetto come una prova di buona fede ambientale di un candidato».