L’Ue punta allo sviluppo dell’economia blu nel Mediterraneo, crocevia del mondo
Nell’area 481 zone marine protette, 36 000 posti di lavoro diretti sui pescherecci, 200 porti e terminali dove transita il 40% di tutte le merci
[21 Aprile 2017]
La Commissione europea propone l’iniziativa per lo sviluppo dell’economia blu nel Mediterraneo occidentale: si tratta di un’iniziativa comune che consenta all’Ue e ai paesi limitrofi di collaborare, al di là delle frontiere, per garantire maggiore sicurezza e protezione, promuovere una crescita blu sostenibile e la creazione di posti di lavoro, preservare gli ecosistemi e la biodiversità nel Mediterraneo occidentale.
L’iniziativa si articola di una comunicazione – che la Commissione fa al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni – e di un quadro d’azione. Entrambi i documenti sono stati elaborati in stretta collaborazione con i paesi interessati e con il segretariato dell’Unione per il Mediterraneo.
La comunicazione illustra le principali sfide, le carenze che devono essere affrontate e le possibili soluzioni. Il quadro d’azione presenta le priorità proposte e il loro valore aggiunto, illustra nel dettaglio le azioni e i progetti e definisce obiettivi quantitativi e scadenze che consentano di monitorare i progressi compiuti nel corso del tempo.
L’iniziativa poggia sulla lunga esperienza maturata dalla Commissione con le strategie destinate a bacini marittimi o macroregioni (come la strategia per l’Atlantico, la strategia dell’Ue per la regione del Mar Baltico e la strategia dell’Ue per la regione adriatica e ionica). È frutto di oltre due decenni di lavori nell’ambito del dialogo 5+5 – il Foro di dialogo che raggruppa, da una parte, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta e, dall’altra, Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania – che ha permesso di instaurare saldi legami tra i paesi partecipanti. Si basa su altre politiche dell’Unione connesse alla regione (come ad esempio le priorità della revisione della politica europea di vicinato e la recente comunicazione sulla governance internazionale degli oceani) .
Nonostante l’iniziativa sia incentrata sulla regione del Mediterraneo occidentale e sui dieci paesi, è molto probabile che il suo campo d’azione – e i potenziali benefici – si estendano al di là di questo sottobacino. Pertanto, in funzione delle necessità da soddisfare, gli interventi potranno coinvolgere partner del Mediterraneo centrale e dell’Atlantico nordorientale e saranno aperti alla partecipazione di altri partner.
Poiché interessa sia l’Ue che i paesi partner, l’iniziativa dovrà essere approvata a livello politico in primo luogo nell’Ue e poi nell’ambito dell’Unione per il Mediterraneo. Per questo la Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad approvare la comunicazione. Dalla sua, la Commissione si impegna entro il 2022 di riferire al Consiglio e al Parlamento europeo in merito all’attuazione dell’iniziativa sulla base delle relazioni presentate dai paesi interessati.
L’economia marittima della regione del Mediterraneo occidentale ha un enorme potenziale di sviluppo in tutti i settori connessi. Basti pensare al fatto che la regione dispone di 200 porti e terminali e che quasi il 40% di tutte le merci (in termini di valore) transita per il Mediterraneo.
La regione richiama il maggior numero di turisti nel bacino mediterraneo, anche per il suo patrimonio artistico e culturale. Costituisce un hotspot di biodiversità, con 481 zone marine protette, tra cui i siti della rete Natura 2000 . È inoltre una ricca zona di pesca, che rappresenta oltre il 30% del valore totale degli sbarchi in prima vendita nel Mediterraneo e oltre 36 000 posti di lavoro diretti sui pescherecci.
Ma nonostante queste risorse, la regione si trova in una situazione di instabilità geopolitica generale e si trova ad affrontare una serie di problematiche: la crisi economica e finanziaria persistente, con un elevato tasso di disoccupazione giovanile in diversi paesi, la crescente urbanizzazione delle zone costiere, l’eccessivo sfruttamento degli stock ittici, l’inquinamento marino e, non ultimo, la crisi dei rifugiati.
Anche il cambiamento climatico incide pesantemente sulla regione e l’innalzamento del livello del mare rappresenta una grave minaccia per gli ecosistemi e per le economie delle zone costiere. Inoltre la crescita demografica e l’invecchiamento della popolazione, la migrazione e la crescente globalizzazione, non faranno che aggravare tali pressioni.