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L’Ue verso un divieto sui prodotti realizzati con il lavoro forzato

Tutti i beni realizzati utilizzando il lavoro forzato dovranno essere bloccati e ritirati dal mercato. Chiesto un elenco di aree e settori ad alto rischio
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Con 66 voti favorevoli, 0 contrari e 10 astensioni, le commissioni per il mercato interno e il commercio internazionale del Parlamento europeo hanno adottato la loro posizione sull’esclusione dal mercato dell’Unione europea dei prodotti realizzati utilizzando il lavoro forzato.

In una nota l’Europarlamento evidenzia che «Il progetto di regolamento metterebbe in atto un quadro per indagare sull'uso del lavoro forzato nelle catene di approvvigionamento delle aziende. Se fosse dimostrato che un'azienda ha utilizzato lavoro forzato, tutte le importazioni ed esportazioni dei relativi beni verrebbero bloccate ai confini dell'Ue e le aziende dovrebbero anche ritirare le merci che hanno già raggiunto il mercato dell'Ue. Queste verrebbero poi donate, riciclate o distrutte».

La co-relatrice la liberale olandese Samira Rafaela di Democraten 66 ( gruppoRenew) ha sottolineato che «Il lavoro forzato è una grave violazione dei diritti umani. Il divieto che abbiamo votato sarà essenziale per bloccare i prodotti realizzati sfruttando la schiavitù moderna e per eliminare l’incentivo economico per le aziende a ricorrere al lavoro forzato. Proteggerà gli informatori, fornirà rimedi alle vittime e difenderà le nostre imprese e PMI dalla concorrenza non etica. Il nostro testo include disposizioni forti su un database ed è attento al genere, tutti elementi chiave per un impatto duraturo».

La co-relatrice, la socialista portoghese Maria-Manuel Leitão-Marques (gruppo S&D) ha aggiunto: «27,6 milioni di lavoratori in tutto il mondo soffrono per il  lavoro forzato, una sorta di schiavitù moderna, dovremmo dedicare loro questa vittoria. Abbiamo garantito che i prodotti realizzati con il lavoro forzato siano banditi dal mercato interno fino a quando i lavoratori non saranno risarciti per il danno loro arrecato. Vietiamo  il lavoro forzato ma proteggiamo anche le aziende che seguono le regole dalla concorrenza leale. Infine, rendiamo più semplice dimostrare il lavoro forzato imposto dallo Stato».

Gli eurodeputati hanno modificato la proposta della Commissione incaricandola di creare un elenco di aree geografiche e settori economici ad alto rischio di utilizzo del lavoro forzato e «Per i beni prodotti in queste zone ad alto rischio le autorità non avrebbero più bisogno di dimostrare che le persone sono state costrette a lavorare, poiché l’onere della prova ricadrebbe sulle aziende».

Inoltre, le due commissioni dell’Europarlamento vogliono che «Le merci che sono state rimosse dal mercato possano essere riammesse solo dopo che l’azienda avrà dimostrato di aver smesso di utilizzare il lavoro forzato nelle sue ttività o nella catena di fornitura e di aver posto rimedio a tutti i casi rilevanti».

I deputati europei hanno anche aggiornato e ampliato le definizioni utilizzate nel testo, in particolare quella di lavoro forzato che verrebbe allineata agli standard dell'International Labour Organization e includerebbe «Qualsiasi lavoro o servizio estorto a qualsiasi persona sotto minaccia di punizione e per il quale detta persona non si è offerta volontariamente».

Ora il Parlamento europeo in seduta plenaria dovrà confermare il testo approvato dalle due Commissioni e poi, una volta che anche il Consiglio avrà adottato la sua posizione, potranno iniziare i colloqui sulla forma definitiva del regolamento. Il Parlamento sta anche lavorando su altri atti legislativi che promuovono il lavoro dignitoso e le imprese responsabili, come la proposta sulla diretiva  Corporate Sustainability Due Diligence, attualmente in fase di negoziazione. La proposta sul divieto dei prodotti realizzati mediante lavoro forzato si concentra specificamente sulla sorveglianza dei prodotti.

Redazione Greenreport

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