Mal’aria, in Italia il 2018 è stato «un anno da codice rosso» per l’inquinamento atmosferico

Legambiente: «Continua a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia antismog»

[22 Gennaio 2019]

Anche il 2018 è stato «un anno da codice rosso per la qualità dell’aria», ammorbata da smog e inquinamento atmosferico. È quanto emerge da Mal’aria 2019, il dossier annuale di Legambiente che pone l’accento sulla mobilità urbana come fattore critico e dunque anche di possibile risanamento: è infatti la circolazione dei mezzi su gomma – nel nostro Paese si contano 38 milioni di auto private, che soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti – insieme alla climatizzazione degli edifici la principale causa dell’inquinamento atmosferico. Entrambi fattori che riguardano da vicino gli stili di vita dei cittadini, e che senza adeguate politiche pubbliche di supporto difficilmente potranno cambiare in meglio.

Non è servito neanche il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea, con il quale lo scorso maggio la Commissione Ue ammoniva il nostro Paese in particolare «per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10)». Allora il gruppo parlamentare europeo del M5S spiegava che «grazie alla vecchia, questo potrebbe portare ad una multa di circa 1 miliardo di euro, e a pagare, anche questa volta, saranno i cittadini». Dalle ultime elezioni del 4 marzo però è quasi passato un anno, e nel mentre anche il “Governo del cambiamento” non sembra aver conseguito risultati migliori.

Legambiente mostra infatti che nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l’ozono), mentre in 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell’anno. Un’emergenza che si conferma critica soprattutto al nord: tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti.

«In Italia – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente e membro del think tank di greenreport, Ecoquadro – continua a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia antismog e il fatto che in questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. L’inquinamento atmosferico ad oggi continua ad essere un’emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale. Eppure per uscire da questa emergenza gli strumenti ci sarebbero: ogni città dovrebbe adottare dei Pums (Piani urbani di mobilità sostenibile) ambiziosi. Il ministero dell’Ambiente dovrebbe guidare le città, supportando e verificando le scelte fatte affinché siano coerenti con le scelte e i piani nazionali; inoltre il Governo dovrebbe finanziare i progetti davvero utili per mettere in campo questa rivoluzione e allo stesso tempo dovrebbe destinare più risorse per incentivare davvero la mobilità sostenibile», realizzando in primis un Piano nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro, incentivando davvero la mobilità sostenibile e potenziando il trasporto pubblico locale.

Se oggi l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione (con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti), la sfida è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento e di ripensare le città per le persone, non per le auto, anche cogliendo quanto di buono finora è stato fatto in singole città come Bolzano, Firenze, Pisa, Torino e Milano dove il 50% degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala.

Del resto, nonostante l’auto sia il mezzo di gran lunga più diffuso per gli spostamenti, una ricerca condotta da Isfort (2016) segnala come il 41,3% degli abitanti delle grandi città italiane vorrebbe muoversi di più coi mezzi pubblici mentre, parallelamente, il 32,2% auspica di poter stare meno tempo al volante. A far crescere la voglia di scendere dall’auto è principalmente il tempo perso in coda negli ingorghi, ma la posta in gioco è molto più alta. L’Air quality in Europe 2018 pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente mostra con chiarezza che nel 2015 l’inquinamento atmosferico nel nostro Paese – o meglio le sole concentrazioni di PM2,5, di NO2 e di O3 – è stato responsabile di 84.300 morti premature. Un’emergenza sanitaria che potremmo tramutare in occasione di sviluppo sostenibile, se solo lo volessimo.