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Mancata depurazione, l’Italia paga alla Ue multe da oltre 100mila euro al giorno

Giugni: «Lavoriamo contemporaneamente su ben 98 interventi, contando anche le altre tre procedure d’infrazione contro l’Italia non ancora sfociate in multa»
 |  Green economy

Oltre al danno ambientale, la beffa economica: a causa delle mancanze sul  fronte depurazione delle acque reflue, l’Unione europea ha attivato ormai ben quattro procedure d’infrazione a carico dell’Italia. Soltanto una di esse (per adesso) sta già costando alla collettività multe molto salate: oltre 100mila euro al giorno, sebbene l’ammontare sia in calo grazie al lavoro portato avanti dalla struttura commissariale al lavoro dal maggio 2020.

La Commissione europea ha infatti quantificato in 22,7 milioni di euro la quarta penalità riferita al semestre dicembre 2019 - maggio 2020, contro i 23,8 versati nei sei mesi precedenti. Un costo che si ridurrà ulteriormente, perché sulla base delle informazioni fornite dalle autorità nazionali sul mancato progresso di venticinque agglomerati a causa dell’emergenza Covid-19, la stessa Commissione ha rinunciando al recupero di circa 3,6 milioni di euro, portando la sanzione effettiva per questo semestre a poco più di 19 milioni di euro: ovvero circa 105mila euro al giorno.

«Lavoriamo contemporaneamente su ben 98 interventi, contando anche le altre tre procedure d’infrazione contro l’Italia non ancora sfociate in multa – commenta il commissario unico per la depurazione, Maurizio Giugni – Crediamo che i risultati di questo profondo lavoro si vedranno nei prossimi mesi, non solo nella regressione della sanzione, ma con benefici effettivi su un territorio contraddistinto da evidenti carenze, in primis nella definizione del Servizio idrico integrato».

Come ricordano dalla struttura commissariale è la Corte di giustizia europea, con sentenza C-251/17, ad aver condannato l’Italia al pagamento di una sanzione di circa 30 milioni di euro per 74 agglomerati della procedura 2004/2034, con un carico generato pari a quasi sei milioni di abitanti equivalenti. La realizzazione di depuratori e reti fognarie, assieme al lavoro negoziale delle autorità italiane, ha consentito nei tre successivi semestri di stralciare agglomerati idrici o quote parte degli stessi. È stata infatti validata la raggiunta conformità di un milione e duecento mila abitanti equivalenti, permettendo così il risparmio di 6,2 milioni di euro. La quarta semestralità tiene invece conto della raggiunta conformità di quote parte di cinque agglomerati (Acri, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Sellia Marina, Battipaglia) accogliendo inoltre riesami e correzioni su quelli di Palermo (espunti oltre 58 mila abitanti equivalenti dalla sanzione) e Taviano.

«I progressi registrati non solo nell’avanzamento delle opere, ma anche a seguito della corretta informativa alla Commissione sull’effettiva realtà dei singoli territori attestano l’accurato lavoro del Dipartimento per il coordinamento amministrativo della presidenza del Consiglio, dei ministeri della Transizione ecologica e della coesione, oltre ovviamente della Struttura commissariale», conclude il subcommissario Stefano Vaccari.

Redazione Greenreport

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