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Il seguente testo è stato redatto per il settimanale ambientale de "il manifesto", l'ExtraTerrestre, con cui greenreport ha attiva una collaborazione editoriale

Nell'ultimo anno la Cina ha prodotto l'80% delle terre rare del mondo

Si tratta di 17 metalli sempre più importanti per molti settori di punta: trasporti, energie rinnovabili, elettronica di consumo, tecnologie militari
 |  Green economy

Si chiamano «terre rare» 17 metalli, poco noti, ma di crescente importanza per i settori dei trasporti, delle energie rinnovabili, dell’elettronica di consumo, e delle tecnologie militari.

Le terre rare hanno nomi poetici, talvolta ispirati a divinità classiche: scandio, ittrio, lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio (e queste sono le terre rare «leggere»), e poi terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio, e queste sono le terre rare «pesanti», così suddivise sulla base del peso atomico.

Se potete vedere nello schermo dei televisori e dei telefonini le immagini con colori rossi e blu brillanti lo si deve all’europio che tali schermi contengono; i colori verdi brillanti sono dovuti alla presenza del terbio. Il lantanio è indispensabile per la fabbricazione di vetri speciali usati nelle macchine fotografiche e anche come catalizzatori nella raffinazione del petrolio.

I grandi progressi degli schermi di computer e di telefoni cellulari con cui si può comunicare col tocco di un dito, sono stati resi possibili da rivestimenti di terbio e disprosio; i magneti permanenti delle turbine a vento sono costituiti da una lega neodimio-ferro-boro, scoperta nel 1982, contenente circa il 27 per cento di neodimio; una turbina da 1 megawatt di potenza contiene magneti che richiedono circa 200 chili di neodimio. Il neodimio è indispensabile anche in tutti i magneti permanenti presenti sulla superficie dei Cd e dei Dvd, in quelle striscioline nere delle carte di credito e nelle auto elettriche.

Di questi metalli così importanti la natura è avara; infatti sono presenti in piccole concentrazioni in pochi minerali da cui è difficile estrarli.

Per qualche tempo le terre rare sono state prodotte su scala limitata negli Stati Uniti e in pochi altri paesi. Quando si è scoperto che erano essenziali per le nuove tecnologie, nel mercato mondiale si è inserita prepotentemente la Cina dove sono state scoperte a Bayan Obo, nella provincia di Baotou, nella Mongolia interna, grandi giacimenti ricchi di terre rare. Dopo qualche anno la Cina ha interrotto o limitato le esportazioni di terre rare; in questo modo le industrie cinesi che producevano apparecchiature elettroniche, schermi, magneti per le turbine eoliche e per le automobili elettriche o ibride, si sono trovate favorite dalla disponibilità di grandi quantità di terre rare a basso prezzo.

Così si spiega anche perché la Cina occupa una posizione dominante nel settore delle energie rinnovabili; gli altri paesi industriali si sono visti costretti a dipendere dalle importazioni cinesi. Nel 2017 la Cina ha prodotto l’80 per cento delle terre rare del mondo, circa 105.000 tonnellate, assorbite per la maggior parte dalle proprie industrie e ne ha esportato circa 40.000 tonnellate.

Nello stesso tempo gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia hanno riattivato le miniere abbandonate: l’Australia oggi produce circa 15.000 tonnellate all’anno di terre rare e altri paesi, fra cui la Groenlandia e il Vietnam, hanno scoperto di possedere giacimenti di terre rare e stanno diventando produttori di questi metalli strategici. Inoltre le industrie utilizzatrici di terre rare hanno imparato ad usarne di meno e sono sorte imprese per il recupero delle terre rare dai tubi fluorescenti e da apparecchiature elettroniche usate.

Giorgio Nebbia

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.