Nuove batterie dagli scarti agroalimentari, la ricerca italiana investe 4 mln di euro
Enea: «Questo approccio intende ridurre le criticità legate allo smaltimento delle batterie, creando nuove sinergie industriali circolari»
[6 Febbraio 2024]
Attualmente le batterie agli ioni di litio rappresentano una chiave di volta per gli accumuli di energia necessari alla transizione ecologica, ma – come ogni tecnologia – non sono scevre da problemi.
Solo nell’ultimo decennio, la domanda di litio è aumentata rapidamente e il suo consumo è cresciuto del 7-10% l’anno. Per questo cresce la ricerca di chimiche alternative per nuovi sistemi di stoccaggio dell’energia, che siano basati su materie prime abbondanti ed economiche.
Un fronte su cui l’Italia è molto attiva, come mostra il progetto Orangees (ORgANics for Green Electrochemical Energy Storage) che vede in campo una partnership composta da Cnr, Enea, Iit, Rse, Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e tecnologia dei materiali, e Standex international corp.
Sul piatto ci sono investimenti da 4 milioni di euro: «L’obiettivo – spiega Alessandra Di Blasi, ricercatrice Cnr e responsabile scientifica di Orangees – è favorire l’innovazione, la sostenibilità e i futuri nuovi business verso quelli che saranno i settori emergenti del mercato lungo tutta la catena del valore che interessa il dispositivo di accumulo elettrochimico, attraverso scelte più consapevoli, a partire dalla progettazione di quella che sarà la batteria del futuro».
Le attività di ricerca sono rivolte allo studio di nuovi materiali sia ibridi (organici/inorganici) che prettamente organici ottenuti da scarti dell’industria agroalimentare (caseina, siero del latte, cheratina, fico d’India e cellulosa).
L’obiettivo del progetto è quello di validare i nuovi materiali sia per prestazioni elettrochimiche che per incrementarne la sostenibilità ambientale, diminuendo sempre più in questi sistemi di accumulo la componente inorganica, come litio e cobalto, metalli che rientrano nella lista Ue delle 34 materie prime critiche.
Nello specifico, Enea si occuperà della selezione di scarti e sottoprodotti naturali verificandone l’utilizzo come materie prime per produrre membrane ed elettrodi green: «Questo approccio intende ridurre le criticità legate allo smaltimento delle batterie, creando nuove sinergie industriali in accordo ai principi dell’economia circolare», sottolinea la ricercatrice Enea Mariasole Di Carli.
I materiali organici più promettenti saranno poi investigati attraverso simulazioni al computer, analisi del ciclo di vita e test condotti in collaborazione con il partner industriale Standex international corp, per verificare il potenziale beneficio a livello di prestazioni elettrochimiche finali.