Per battere la crisi climatica serve spostare la data di 10 giorni all’anno

Oggi è l’Overshoot day per il pianeta, ma siamo ancora in tempo per tornare indietro

Wackernagel: «La sicurezza delle risorse naturali sta diventando un parametro essenziale della forza economica, non c’è alcun vantaggio nel temporeggiare»

[28 Luglio 2022]

Il giorno del sovrasfruttamento del pianeta, l’Earth overshoot day – calcolato come sempre dal Global footprint network – è arrivato anche quest’anno, con ampio anticipo sul calendario: per i prossimi 156 giorni saremo in debito con la Terra. Che cosa significa?

Il Global footprint network calcola ogni anno il budget di risorse naturali e servizi ecosistemici messi a disposizione dal nostro pianeta (la biocapacità, occupata per il 55% dalla sola produzione di cibo) e li confronta con la domanda di tali risorse e servizi da parte dell’umanità (come proxy viene usata l’impronta ecologica): da un lato il consumo umano di risorse biologiche, dall’altra la capacità degli ecosistemi italiani di rigenerarle (o di assorbire i nostri scarti, in primis le emissioni di CO2, che da sole valgono il 60% della nostra impronta ecologica).

Il risultato è sconfortante: da una parte mostra che per rigenerare tutte le risorse ed i servizi ecosistemici che l’umanità attualmente richiede al pianeta annualmente sarebbe necessaria la biocapacità di 1,75 Terre – che non abbiamo –, mentre dall’altra documenta che ci sono 5,8 miliardi di persone, ovvero il 72% della popolazione mondiale, vive in un Paese che ha un deficit di biocapacità e che produce meno reddito della media mondiale.

In altre parole stiamo depauperando il nostro capitale naturale, limitando il nostro accesso ai servizi ecosistemici in futuro, per alimentare nel presente un enorme ciclo di ingiustizia socioeconomica.

«La sicurezza delle risorse naturali sta diventando un parametro essenziale della forza economica, non c’è alcun vantaggio nel temporeggiare – spiega Mathis Wackernagel, fondatore del Global footprint network – Piuttosto, è nell’interesse di ogni città, azienda o Nazione proteggere la propria capacità di operare in un futuro inevitabile di maggiori cambiamenti climatici e scarsità delle risorse».

Il perdurare da 50 anni di questa situazione di sovrasfruttamento delle risorse naturali significa che i deficit annuali si sono accumulati in un debito ecologico pari a 19 anni di rigenerazione del pianeta; il risultato è un degrado diffuso degli ecosistemi e l’accumulo di gas serra in atmosfera, m la buona notizia è che l’orizzonte del sovrasfruttamento, per il momento almeno, è ancora reversibile.

Invertire questa tendenza porterebbe anzi vantaggi economici a coloro che guideranno il cambiamento. Gli esempi non mancano, e lo stesso Global footprint network ne mette in fila alcuni: dimezzare gli sprechi alimentari a livello globale, ad esempio, farebbe spostare la data (#MoveTheDate) dell’Earth overshoot day di 13 giorni; migliorare le infrastrutture ciclabili urbane in tutto il mondo, in linea con gli standard che attualmente troviamo nei Paesi Bassi, ha il potenziale di far spostare la data di 9 giorni; produrre energia con eolico on-shore a costi competitivi, come avviene in Danimarca e Germania, ha il potenziale di far spostare la data di almeno altri 10 giorni.

Tanti tasselli che possiamo ancora incastrare insieme, lottando in modo efficace contro la crisi climatica in corso: ritardando l’Overshoot day di 6 giorni ogni anno, l’umanità riuscirebbe a rientrare al di sotto dei limiti di un pianeta prima del 2050. Per seguire il percorso ideale, definito dello scenario Ipcc 1,5°C, dovremmo però spostare la data di 10 giorni all’anno.

«Esistono molte possibilità, economicamente valide, per invertire l’Overshoot. Queste iniziative hanno anche una maggiore probabilità di veder accrescere il proprio valore economico rispetto a quelle che contribuiscono all’Overshoot», concludono dal Global footprint network.