In compenso i costi del nucleare crescono da cinquant’anni

Oxford, la transizione alle rinnovabili farà risparmiare al mondo 12 trilioni di dollari

«Il mondo sta affrontando simultaneamente una crisi inflazionistica, una crisi della sicurezza nazionale e una crisi climatica, tutte causate dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili»

[14 Settembre 2022]

Un team di ricercatori dell’Università di Oxford ha pubblicato sulla rivista scientifica Joule il nuovo studio Empirically grounded technology forecasts and the energy transition, documentando che la transizione verso le energie rinnovabili non è un costo per la società ma un investimento molto remunerativo.

Rispetto all’attuale consumo di combustibili fossili, passare ad un’economia decarbonizzata e fondata sulle energie rinnovabili – in grado di alimentare anche l’idrogeno verde, la mobilità elettrica, le batterie per lo stoccaggio dell’energia – farebbe risparmiare 12 trilioni di dollari a livello globale.

Inoltre più rapida sarà la transizione, più forte sarà il risparmio e maggiore sarà l’energia a disposizione per tutti (+55% di servizi energetici, come luce, calore o energia cinetica).

«I vecchi modelli che prevedevano costi elevati per la transizione verso l’energia a zero emissioni di carbonio hanno scoraggiato le aziende dall’investire e hanno reso i governi nervosi riguardo alla definizione di politiche che accelerino la transizione energetica e riducano la dipendenza dai combustibili fossili. Ma i costi dell’energia pulita sono diminuiti drasticamente nell’ultimo decennio, molto più velocemente di quanto previsto da quei modelli – spiega l’autore principale dello studio, Rupert Way – La nostra ultima ricerca mostra che la crescita delle tecnologie verdi chiave continuerà a ridurre i loro costi, e più velocemente andiamo, più risparmieremo. Accelerare la transizione verso le energie rinnovabili è oggi la soluzione migliore, non solo per il pianeta, ma anche per i costi energetici».

Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato migliaia di scenari di costo per la transizione energetica, incrociandoli coi dati su 45 anni di costi effettivi dell’energia solare, 37 anni di costi dell’energia eolica e 25 anni di costi per le batterie.

È dunque emerso che il costo reale dell’energia solare è diminuito due volte più velocemente rispetto alle proiezioni più ambiziose tracciate da quei modelli, rivelando una grave sovrastima dei costi; lo studio mostra anche che è probabile che pure i costi per le tecnologie chiave di stoccaggio energetico, come le batterie e l’idrogeno verde, diminuiscano drasticamente.

In compenso, nel frattempo «i costi del nucleare sono aumentati costantemente negli ultimi cinque decenni, il che rende altamente improbabile che sia competitivo con il crollo dei costi delle rinnovabili e dello stoccaggio».

«I costi delle rinnovabili sono in calo da decenni – sottolinea nel merito un altro co-autore della ricerca, Doyne Farmer – Sono già più economiche dei combustibili fossili in molte situazioni, e la nostra ricerca mostra che negli anni a venire diventeranno più economiche dei combustibili fossili in quasi tutte le applicazioni. E, se acceleriamo la transizione, diventeranno più economici più velocemente. Il mondo sta affrontando simultaneamente una crisi inflazionistica, una crisi della sicurezza nazionale e una crisi climatica, tutte causate dalla nostra dipendenza da combustibili fossili ad alto costo, insicuri, inquinanti con prezzi volatili. Questo studio mostra che politiche ambiziose per accelerare drasticamente la transizione verso un futuro di energia pulita, il più rapidamente possibile, non solo sono urgentemente necessarie per motivi climatici, ma possono far risparmiare al mondo trilioni di costi energetici futuri, dandoci un’energia più pulita, più economica e futuro sicuro».

Si tratta dell’ennesimo, autorevole tassello nel quadro delle ormai centinaia di ricerche scientifiche che mostrano la concreta fattibilità di un sistema energetico alimentato al 100% da fonti rinnovabili, come documenta da ultimo un’analisi di review su tali ricerche, condotte a partire dagli anni ’70 al 2021.

Per inciso, i vantaggi di questa transizione sarebbero molto marcati anche nel nostro Paese: in un recente studio congiunto condotto nel merito da Enel e Ambrosetti, si stima infatti un risparmio pari a oltre 2mila miliardi di euro rispetto allo scenario business as usual. Eppure, a causa delle sindromi Nimby&Nimto come anche di una burocrazia asfissiante, il ritmo di installazioni di nuovi impianti rinnovabili procede a rilento in Italia quasi da un decennio.