Patto di stabilità, l’Europarlamento adotta la sua posizione ma resta lo spettro austerità

I Verdi: «Sapete cosa genera l’austerità? L’estrema destra. Genera il populismo nazionale»

[18 Gennaio 2024]

Con 431 voti favorevoli, 172 contrari e 4 astensioni, l’Europarlamento ha adottato ieri il proprio mandato negoziale sul nuovo Patto di stabilità, chiamato a rinnovare il quadro della governance economica dell’Ue, con modifiche sostanziali rispetto alla proposta originaria della Commissione.

In particolare, gli eurodeputati propongono di «stabilire dei valori numerici chiari per definire la riduzione necessaria del debito eccessivo e consentire nuove deviazioni dal percorso fissato, con l’obiettivo di garantire ai Paesi Ue un maggiore margine di investimento».

Nel testo adottato come mandato negoziale si propone inoltre «un periodo supplementare di 10 anni per completare la riduzione del debito eccessiva, e vengono istituite nuove procedure per aumentare la titolarità nazionale dei piani strutturali di riduzione».

Si tratta di una posizione che va a controbilanciare in parte quella adottata dall’Ecofin – che riunisce i ministri dell’Economia dei vari Stati membri – sul finire dell’anno scorso, per evitare lo spettro di tornare alle rigide regole del Patto di stabilità sospese nel 2020 a causa della pandemia Covid-19.

Gli obiettivi generali del nuovo Patto non si discostano molto da quelli pre-pandemia – marcando la necessità di mantenere il debito pubblico entro il 60% del Pil (a fine 2022 l’Italia ha raggiunto quota 141,7%) e il deficit entro il 3% del Pil (dove l’Italia segna invece 8%) – ma prevedono un percorso un poco più morbido per arrivarci.

Secondo la posizione concordata nell’Ecofin, gli Stati membri con un debito pubblico superiore al 90% dovranno ridurlo in media di almeno l’1% l’anno, tagliando al contempo il deficit dello 0,5% fino a raggiungere un rapporto deficit/Pil pari all’1,5% (contro un sostanziale pareggio di bilancio previsto dalle regole pre-pandemia).

Il tutto all’interno di un piano di spesa individuale, concordato dallo Stato membro con l’Ue per un arco temporale di 4 o (in caso di riforme e investimenti in linea con le priorità europee) 7 anni, redatto dopo un’analisi di sostenibilità del debito.

Intervistato da Euractiv, il leader dei Verdi europei Philippe Lamberts ritiene che ancora una volta si tratti di una prospettiva eccessivamente rigida per i bilanci pubblici: «Le nuove norme sono ugualmente dannose e altrettanto inapplicabili. Ciò significa che l’austerità tornerà. E sapete cosa genera l’austerità? L’estrema destra. Genera il populismo nazionale».

Una prospettiva tutt’altro che rosea per un’Europa che quest’anno tornerà alle elezioni, con lo spettro della crisi climatica che continua a incombere e richiede ingenti investimenti (anche pubblici) per mettere al sicuro la cittadinanza.