Perché Berlusconi, Bersani, Di Maio, Meloni, Salvini e Renzi non parlano mai di green economy in tv?
Nelle dichiarazioni dei più noti leader politici i temi dell’economia verde non compaiono, eppure danno lavoro a quasi 3 milioni di italiani
[27 Ottobre 2017]
La campagna elettorale in vista delle prossime politiche è ufficialmente partita da tempo, un momento in cui in leader politici dovrebbero spiegare ai loro (potenziali) elettori i programmi che hanno in mente su temi utili per lo sviluppo del Paese: la green economy rientra tra questi? Ad ascoltare le dichiarazioni rilasciate ai 7 Tg nazionali non sembrerebbe. Tra gennaio e luglio 2017 Berlusconi, Bersani, Di Maio, Meloni e Salvini nelle loro dichiarazioni non hanno mai parlato di green economy, mentre Renzi ha riservato un miserrimo spazio dell’1% (Gentiloni è arrivato al 7%). Nelle dichiarazioni dei politici in tv la parte del leone la fanno soltanto tre temi: baruffe nazionali (politica interna, 35%), immigrazione (16%) ed economia (13%).
Non è così ovunque. Il contesto internazionale mostra anzi numeri di tutt’altro segno: il presidente francese Emmanuel Macron, ad esempio, ha posto tra le sue priorità la “transition ecologique”, sia prima che durante la campagna elettorale e il segretario cinese Xi Jimping, secondo Bloomberg News, al congresso del Partito comunista cinese della settimana scorsa, ha parlato nel suo Rapporto più di ambiente (89 volte) che di economia (70 volte).
Sono questi i risultati emersi dall’indagine Le parole dei leader nei Tg prime time e su twitter e i temi di green economy, condotta dall’Osa (Osservatorio sviluppo sostenibile e ambiente nei media) per conto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Risultati che sono opposti a quanto rilevato da un altro sondaggio (di Demetra opinioni, coordinato da Ketty Vaccaro del Censis), secondo il quale il 58% dei cittadini è ben informato sulla green economy e 9 italiani su 10 la ritengono un driver per lo sviluppo locale.
«La green economy caratterizza ormai una parte importante dell’economia italiana e gode di una buona popolarità, ma stenta ad entrare fra le priorità dell’agenda dei leader politici italiani – commenta il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi – Con l’iniziativa della proposta dei 10 punti del Programma per la transizione alla green economy che sarà presentato agli Stati generali della green economy di Rimini del 7 novembre si offre, in vista delle prossime elezioni, alle forze politiche e ai candidati un’opportunità: recuperare il ritardo e migliorare le loro proposte programmatiche, migliorando così anche la qualità del confronto elettorale. Oppure, in caso contrario, la possibilità per gli elettori che sostengono la green economy di verificare le forze politiche e candidati che non condividono il loro indirizzo green e quindi di non votarle». Di per sé, già oggi gli interessi che gravitano attorno alla green economy potrebbero spostare più di un voto: secondo il recente rapporto GreenItaly sono 2,9 milioni gli occupati nel “settore”, e continuano a crescere.
Di certo c’è che, al momento, l’atteggiamento di totale noncuranza verso la green economy osservato dai più noti leader politici nelle loro dichiarazioni ai Tg contribuisce a confondere le idee all’elettorato italiano su cosa davvero consista l’economia verde. Energie rinnovabili e risparmio energetico, cambiamenti climatici, riciclo dei rifiuti ed economia circolare, mobilità sostenibile, agricoltura di qualità ecologica, eco-innovazione e biodiversità sono tutti temi che si ritrovano con crescente facilità – finalmente – sulla bocca degli italiani, eppure viene il dubbio che le idee circolanti al proposito non siano sempre attinenti alla realtà.
Un esempio pratico? All’inizio di questa estate Legambiente e Lorien consulting hanno diffuso un sondaggio sulla sensibilità ambientale degli italiani, secondo il quale il 62% degli intervistati si informa il più possibile su come fare in maniera corretta la raccolta differenziata per il riciclo, eppure solo il 37% dei cittadini ritiene che «il rifiuto differenziato va trattato attraverso processi industriali per riciclarlo e produrre nuovi manufatti». Dato che il riciclo è oggettivamente impossibile senza impianti industriali, appare evidente che il 63% del campione interpellato non avesse le idee molto chiare sulle reali finalità della raccolta differenziata da loro quotidianamente realizzata, non senza sforzi.
Risulta dunque probabile che il già non eccellente 58% di cittadini “ben informato” sulla green economy rilevato dal sondaggio Osa possa in realtà essere sovrastimato: non è semplice auto-valutarsi, soprattutto su temi complessi come la green economy. E se il principale canale d’informazione oggi vigente in Italia – la televisione – non offre modelli politici con i quali potersi confrontare il problema si aggrava esponenzialmente.
L. A.