Un piano industriale per il Green deal: fondo di sovranità Ue per evitare la frammentazione causata dai sistemi nazionali

Il Parlamento europeo: garantire la leadership Ue nelle tecnologie pulite, facilitare finanziamenti e autorizzazioni

[17 Febbraio 2023]

Il  primo febbraio, la Commissione europea ha presentato il “Piano industriale del Green Deal per l’era a emissioni net zero“, per la green economy e per «Stimolare lo sviluppo delle tecnologie pulite nell’Ue e garantire l’autonomia strategica riducendo la sua dipendenza dai Paesi terz»i.  Ieri, in risposta alla comunicazione della Commissione Ue, gli eurodeputati hanno adottato, con 310 voti favorevoli, 155 contrari e 100 astensioni, una risoluzione che invita la Commissione Ue a «Elaborare una strategia efficace per ridistribuire, trasferire e rilocalizzare le industrie in Europa», sottolineando «L’importanza di rafforzare la forza produttiva dell’Ue in tecnologie strategiche come l’energia solare ed eolica, le pompe di calore e le batterie».

I deputati europei chiedono «L’espansione e la commercializzazione di tecnologie strategiche per colmare il divario fra innovazione e diffusione sul mercato». Secondo il testo approvato, «Sono necessarie procedure di autorizzazione rapide e una certa prevedibilità al fine di porre in atto nuovi progetti volti a utilizzare fonti di energia pulita e rinnovabile il più rapidamente possibile» e «L’obiettivo generale della politica dell’UE deve essere quello di garantire la leadership europea nelle tecnologie energetiche pulite per migliorare la base industriale esistente e sostenerne la trasformazione in futuro, nell’ottica di creare posti di lavoro di qualità e una crescita economica per tutti gli europei ai fini del conseguimento degli obiettivi del Green Deal».
Per raggiungere questo obiettivo, gli eurodeputati  sostengono che l’Ue deve «Adottare tutte le misure necessarie per accelerare le capacità di produzione di energia sicura, pulita e a prezzi accessibili, da mettere a disposizione delle industrie, e per aumentare il risparmio energetico e le misure di efficienza energetica».

Inoltre, per il Parlamento europeo «E’ prioritario un accesso sicuro alle materie prime critiche, fondamentali per realizzare la trasformazione ecologica e digitale e chiedono autorizzazioni più rapide e trasparenti per i progetti strategici europei in questo settore».

La maggioranza degli eurodeputati è convinta che «L’istituzione di un Fondo europeo per la sovranità potrebbe evitare la frammentazione causata dalle diverse strategie nazionali e garantire una risposta europea alla crisi attuale veramente coesa. Il Fondo dovrebbe rafforzare l’autonomia strategica aperta e le transizioni verde e digitale in modo globale, essere integrato nel bilancio pluriennale dell’Ue e mobilitare investimenti privati».
Invece il Parlamento Ue «Si oppone fermamente a qualsiasi tentativo di allentare le norme sugli aiuti di Stato senza fornire una soluzione europea a tutti i Paesi Ue che non dispongono di ampie capacità di bilancio per poter fare affidamento su massicci aiuti di Stato. Le norme dell’UE sugli aiuti di Stato dovrebbero essere semplificate solo per consentire una flessibilità mirata, temporanea, proporzionata e coerente con gli obiettivi politici dell’Ue».

A preoccupare è l’Inflation Reduction Act (IRA) approvato e già in fase di attuazione da parte dell’amministrazione del presidente Usa Joe Biden, che introduce grandi incentivi e forme di protezione per l’industria statunitense mentre l’Europa sembra attardarsi in politiche liberiste classiche. Per questo  i deputati europei hanno invitato  la Commissione ad «Adottare una posizione più decisa nella lotta alla concorrenza globale sleale causata da aiuti di Stato ingiustificati» ed «Esprimono preoccupazione per le disposizioni dell’IRA, che discriminano le imprese dell’Ue. La Commissione dovrebbe collaborare con gli Stati Uniti per garantire che l’Ue rientri nelle eccezioni previste dall’IRA per i Paesi che partecipano a una cooperazione di libero scambio e che i prodotti europei siano ammissibili ai crediti d’imposta allo stesso modo dei prodotti statunitensi».