No a inceneritori e Tmb, sì ai distretti circolari

Pnrr, il Mite ha pubblicato i decreti per finanziare l’economia circolare con 2,1 miliardi di euro

Colarullo: «Rappresentano un primo, importante passo, che dà il via a un percorso atteso dal comparto dei servizi pubblici. Ora le riforme, in particolare sulla governance»

[1 Ottobre 2021]

Il ministero della Transizione ecologica (Mite) ha pubblicato due decreti per iniziare a distribuire le risorse economiche destinate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) all’economia circolare, con i relativi criteri di selezione dedicati ai progetti su raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative “flagship” per le filiere di carta e cartone, plastiche, Raee, tessili.

In totale di stratta di stanziamenti pari a 2,1 miliardi di euro, che per il 60% verranno destinati alle regioni del centro-sud, ovvero dalla Toscana in giù.

Si tratta di un’iniezione di risorse importante, ma pur sempre minuscola rispetto al corpus dell’intero Pnrr che vale circa 200 miliardi di euro, nonostante l’economia circolare sia fondamentale anche in ottica climatica; inoltre, l’impostazione continua a privilegiare in maniera netta la gestione dei rifiuti urbani lasciando ai margini quella degli speciali, anche se questi ultimi sono cinque volte di più.

Più nel dettaglio, i decreti prevedono lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l’ammodernamento degli impianti esistenti, e 600 milioni di euro per la realizzazione di progetti faro di economia circolare per filiere industriali strategiche.

Entro la metà di ottobre, dal Mite arriveranno poi le procedure di evidenza pubblica per la presentazione delle proposte progettuali.

«Sulla base dell’applicazione della gerarchia comunitaria per la gestione dei rifiuti e del principio Do not significant harm (Dnsh) in fase di istruttoria del Pnrr condotta dalle competenti strutture della Commissione europea, sono stati esclusi dagli interventi finanziabili gli impianti di smaltimento, di trattamento meccanico biologico e trattamento meccanico della frazione indifferenziata dei rifiuti urbani, gli inceneritori», spiegano dal ministero, anche se ad esempio per quest’ultima tipologia impiantistica le difficoltà realizzative sono tutte legate all’iter di permitting più che alla carenza di risorse (private).

Si lascia invece spazio ai cosiddetti «progetti “faro” di economia circolare che promuovono l’utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo nei settori produttivi, individuati nel Piano d’azione europeo sull’economia circolare, quali: elettronica e ICT, carta e cartone, plastiche, tessili. In particolare, nei settori produttivi anzi individuati, verranno finanziati progetti che favoriranno, anche attraverso l’organizzazione in forma di “distretti circolari”», ovvero investimenti finalizzati all’integrazione orizzontale e/o verticale tra imprese.

«I decreti sull’economia circolare rappresentano un primo, importante passo, che dà il via a un percorso atteso dal comparto dei servizi pubblici», commenta Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua, ambiente ed energia). «Si è attivata una procedura – prosegue Colarullo – che rappresenta una grande opportunità per le imprese del settore ambientale e per l’intero Paese. Un percorso fondamentale per consentire all’Italia di centrare i target europei sul riciclo dei rifiuti e sulla riduzione dello smaltimento in discarica, e per colmare il gap infrastrutturale del Centro-Sud. Ora sarà fondamentale accompagnare queste misure con delle riforme, relative in particolare alla governance, che sono imprescindibili per cogliere pienamente la grande occasione del Pnrr».