Porto Tolle, quale futuro per la centrale Enel di Polesine Camerini?
Legambiente: «Sventata la riconversione a carbone». Ora serve nuovo progetto
[29 Ottobre 2014]
Il 27 ottobre a Porto Tolle, si è tenuto, dentro il sito della centrale elettrica dell’Enel, il Consiglio comunale con all’ordine del giorno un unico punto: “Centrale Enel, caso nazionale”, al quale erano presenti anche Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente, e Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, che ora dicono: «Dopo aver sventato la riconversione a carbone della centrale di Polesine Camerini, ora serve una grande alleanza tra tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda per convincere Enel a orientare l’investimento su quel progetto di preistoria energetica in un’alternativa credibile che dia garanzie di futuro alla comunità e ai lavoratori di Porto Tolle».
Aprendo il Consiglio comunale, il sindaco Claudio Bellan ha detto: «Speriamo che questo incontro sia decisivo. È arrivato il momento di verificare chi ha la volontà di sostenerci e capire con chi avere a che fare. Il tema non è di Porto Tolle, la questione è nazionale e tutti debbono farsi carico della questione senza tentennamenti. Come ho già detto, mi sembra che siamo soli, sinceramente sono deluso dall’assenza del governo. Porto Tolle pretende di più, ha un credito nei confronti di Enel. Dopo il disimpegno dell’ambientalizzazione, verrà a mancare un investimento, gli introiti nelle casse comunali, il futuro per i lavoratori che sono qui è incerto. Il territorio non sopporta più le lungaggini, nel frattempo si avviino le procedure per un tavolo governativo»
Secondo Ciafani e Lazzaro le alternative ci sono: «Le esperienze di innovazione industriale in Italia realizzate recentemente non mancano. A Porto Torres la chiusura del petrolchimico di Eni, grazie anche alla mobilitazione comune di lavoratori e la nostra associazione, ha portato a un forte investimento di chimica verde nell’area industriale dove oggi è operativa l’innovativa bioraffineria di Matrica, joint venture di Versalis e Novamont, per produrre bioplastiche, bioadditivi per la filiera dei pneumatici e biolubrificanti. Nel frattempo sono stati costruiti in Italia altri impianti altamente tecnologici, come la bioraffineria di seconda generazione per la produzione di bioetanolo da scarti agricoli di Crescentino nel vercellese da parte dell’azienda Mossi e Ghisolfi o il sito di produzione dei tubi a sali fusi per le centrali a solare termodinamico a Massa Martana in Umbria da parte del gruppo Angelantoni. La stessa Enel ha realizzato a Catania un importante stabilimento per la produzione di pannelli fotovoltaici a film sottile e a Priolo una centrale a solare termodinamico per la produzione di energia elettrica e calore dall’energia del sole».
I due esponenti di Legambiente si rivolgono a chi ha difeso l’idea di una riconversione a carbone che la stessa Enel ora ritiene impraticabile: «È inutile continuare ad alimentare le vecchi divisioni tra chi come noi si è sempre battuto contro un progetto sbagliato e i lavoratori che hanno invece sempre sostenuto l’idea progettuale della proprietà. Ormai quel progetto è tramontato e occorre trasformare questa vertenza in un laboratorio dove mettere in campo tutte le intelligenze nazionali, a partire da quelle locali, per promuovere un progetto integrato che trasformi il sito di Porto Tolle in un centro nazionale di sostenibilità dove si possa produrre non solo energia da fonte rinnovabile, purché nel pieno rispetto del territorio, ma anche conoscenze e tecnologia da esportare in altri territori, a partire da quella che servirà a realizzare la bonifica del sito dall’inquinamento dopo decenni di attività. Ora serve uno sforzo collettivo per trasformare questa vertenza in una grande opportunità per quel territorio. A tal proposito Legambiente non farà mancare il suo contributo di idee».