La strategia migliore contro il caro energia è nei contratti a lungo termine da fonti rinnovabili

Ppa per ridurre la bolletta delle imprese energivore: in Italia risparmi fino a 4 mld di euro

Cerved: «Nel segmento delle imprese energivore, soprattutto di grandi dimensioni, il Ppa si configura come uno strumento strategico e vantaggioso»

[24 Luglio 2023]

I Power purchase agreement (Ppa), ovvero i contratti di lungo termine che regolano la fornitura di energia elettrica rinnovabile, sono la soluzione più sostenibile al problema del caro bollette (anche) per le grandi aziende energivore che consumano almeno 1 GWh all’anno.

Secondo le stime elaborate da Cerved, si tratta però di contratti ancora poco diffusi in Italia, anche perché i nuovi impianti rinnovabili crescono col contagocce e dunque l’offerta di energia pulita arranca. Se nel nostro Paese ci sono Ppa attivi per circa 2 GW, in Europa il dato sale a 45 GW, scelti dalle imprese per raggiungere più velocemente gli obiettivi di sostenibilità e di coprirsi, almeno in parte, dall’impatto sui costi energetici delle fluttuazioni dei prezzi di mercato.

Specularmente, ciò significa che lungo lo Stivale i margini di crescita per i Ppa sono ancora enormi. Per capire quali vantaggi potrebbero trarne le imprese energivore, Cerved ne ha prese in esame 3.715: si tratta dello 0,4% delle aziende italiane, che genera però 40 miliardi di valore aggiunto (6%), impiega 450.000 addetti e soprattutto rappresenta un quinto dei consumi energetici nazionali.

Cerved ha dunque quantificato la domanda potenziale di Ppa fotovoltaici in questo segmento: l’energia solare potrebbe coprire 9,8 TWh l’anno, circa il 17,5% di quanto consumano le imprese energivore (56.000 GWh).

In questo modo le imprese potrebbero risparmiare 2,6 miliardi di euro nei prossimi 3 anni se il prezzo dell’energia si normalizzasse ai livelli precrisi, e addirittura 4 miliardi di euro se si mantenesse più elevato.

«Nel segmento delle imprese energivore, soprattutto di grandi dimensioni, il Ppa si configura come uno strumento strategico e vantaggioso – commenta Andrea Mignanelli, ad di Cerved – perché favorisce l’utilizzo di fonti energetiche pulite, in particolare il fotovoltaico, supporta la transizione verso gli obiettivi ambientali, consente la stabilizzazione dei costi e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico, migliora la competitività delle aziende che lo sottoscrivono».

A livello settoriale, con la sottoscrizione di Ppa a prezzi allineati al costo medio orario dei nuovi impianti rinnovabili il risparmio maggiore in termini assoluti si avrebbe nei metalli (392 milioni di euro in 3 anni), nella chimica (376 milioni) e nella plastica (371), mentre considerando l’incidenza sulla redditività gli effetti più rilevanti si avrebbero nell’agroalimentare (8,9%) e nell’industria casearia e della carne (8,1%), ma anche in quella estrattiva (7,3%) e nella plastica (6,4%).

Dal punto di vista geografico, invece, le aziende energivore sono situate in prevalenza nel nord Italia (percentualmente, in particolare nel triangolo Brescia, Bergamo e Milano), ma a godere dei risparmi sarebbero soprattutto Abruzzo (7,3%), Toscana (6,8%), Molise (6,5%), Sardegna (6,4%), caratterizzate da distretti industriali energivori in cui la transizione energetica rappresenta un volano per la competitività.