
Quale strada per un'Italia 100% rinnovabile? Il Paese a caccia della propria "Energiewende"

Il Movimento 5 Stelle ha presentato, nelle aule della Camera, il Programma Energia che presenterà alle prossime elezioni, un programma per «rendere l’Italia un Paese che utilizzi energia rinnovabile al 100%».
Un percorso che i pentastellati articolano in sette punti: sviluppare politiche che scoraggino l’uso di benzina e petrolio a favore della mobilità elettrica; prediligere gli impianti di stoccaggio di energia domestici rispetto ai grandi impianti di pompaggio; interrompere nell’arco di una legislatura l’importazione di energia nucleare in Italia; spostare gli incentivi statali dalle fossili alle rinnovabili; far tornare pubblici Terna o comunque l’azienda che ha la concessione per la trasmissione dell’energia elettrica; destinare alla produzione di energia rinnovabile i terreni marginali, abbandonati, ex industriali; rendere partecipata e non privata la rete di distribuzione dell’energia nel Paese.
Un programma embrionale, in alcuni punti fumoso (ad esempio gli impianti per la produzione di energia rinnovabile non locati e/o localizzabili nei terreni marginali che si fa, si bocciano?) e in altri ancora pretestuoso (gli oltre 72mila km della rete elettrica nazionale in alta tensione sono già “partecipati” dai cittadini tramite lo Stato, già oggi il principale azionista di Terna). Un programma che guarda però non a un futuro lontano e visionario, ma in quello che l’Italia si è già impegnata a inseguire firmando gli Accordi di Parigi sul clima.
È possibile e necessario dibattere su tempi e modi, ma è già accertato che l’impegno verso la decarbonizzazione della nostra economia deve proseguire rapido e deciso. Come torna oggi a evidenziare il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa), «l’Italia e l’area del Mediterraneo risultano essere particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico», con il nostro Paese che «negli ultimi 50 anni ha fatto spesso registrare valori di anomalia positiva più elevati rispetto alla media globale». Di fronte a queste evidenze, i principali media italiani hanno risposto al programma a 5 Stelle definendolo «irrealistico e fantasioso» attraverso le dichiarazioni che Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
«Mentre il mondo vive un esplosivo sviluppo delle rinnovabili c’è chi rema contro la storia, come Trump che si illude di ridare un futuro al carbone destinato invece ad un inevitabile declino. Nel nostro piccolo siamo costretti invece a leggere su Repubblica e Corriere le esternazioni con gli occhi rivolti al passato di Tabarelli. Il presidente di Nomisma Energia considera “irrealistico e fantasioso” il programma energetico dei 5 Stelle che punta alla decarbonizzazione dell’economia, ironizza sulla mobilità elettrica, si scaglia contro gli incentivi di cui godono le rinnovabili e arriva ad auspicare un ritorno al nucleare – risponde Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club – Consigliamo al nostro Tabarelli di analizzare con attenzione gli ambiziosi programmi per liberarsi dai fossili predisposti da un numero crescente di realtà, dalla Svezia alla Danimarca, dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera alla California».
Una progettualità da ricercare anche per il nostro Paese. «Tornando all’Italia – dichiara Silvestrini – occorre avere una visione di lungo periodo e accompagnarla con scelte coerenti per accelerare la transizione energetica (e questo non sempre succede: si vedano le molte opposizioni locali alla realizzazione di impianti rinnovabili). Oggi le straordinarie opportunità derivanti dal drastico calo dei prezzi di tecnologie “clean” rendono possibile ed interessante anche dal punto di vista economico ed occupazionale una “Energiewende” italiana. Dalla riqualificazione energetica “spinta” del patrimonio edilizio, al rilancio del fotovoltaico attraverso la rimozione di assurde limitazioni, dalla mobilità elettrica da incentivare ad una rivisitazione dell’agricoltura e alla cura dei boschi».
Su questi e molti altri temi “green” sarebbe lecito attendersi dei programmi puntuali e non solo dichiarazioni – brucia ancora la promessa dell’ex premier Renzi di portare al 50% la produzione di energia elettrica da rinnovabili, per poi innestare invece la retromarcia – anche da parte delle restanti forze politiche in gioco, oltre al M5S, in modo da impostare un dibattito pubblico degno della seconda potenza industriale del continente, basato su fatti e non illazioni.
L. A.
