Quale tecnologia? «Uno degli obiettivi dell’Industria 4.0 deve essere la sostenibilità»

L’analisi dell’Università di Pisa: «Il crescente consumo di risorse naturali non ha portato benefici reali in termini di reddito ai cittadini delle nazioni ricche»

[3 Febbraio 2017]

Quando si parla di Industria 4.0 «ci si riferisce a una modalità organizzativa della produzione di beni e servizi che fa leva sull’integrazione degli impianti con le tecnologie digitali», e il cui obiettivo è quello di «creare sistemi ibridi (produttivi, commerciali, logistici) che siano in grado di gestire, interpretare e valorizzare la grande mole di dati disponibile grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali». Con quali conseguenze sotto il profilo della sostenibilità ambientale?

Il prezioso documento elaborato dall’Università di Pisa insieme alla Regione Toscana, Industria 4.0 senza slogan, non si sottrae a questa domanda fondamentale, proprio quando le istituzioni regionali stanno portando avanti un programma di politica industriale nel merito insieme a un colosso come General electric.

In linea teorica, da Industria 4.0 potranno arrivare anche vantaggi ambientali. Come argomentano gli autori dell’Ateneo toscano portando anche esempi provenienti da distretti industriali vicini (da quello cartario a quello conciario), se «l’Industria 4.0 consente di ridurre il consumo di risorse», con principi che si possono applicare dal lato produttivo come «per quel che riguarda le attività di riciclaggio e smaltimento, nonché il rinnovo del parco macchine. L’adozione di sistemi 4.0 consente infatti di migliorare i sistemi di gestione ambientale e quindi le performance ambientali delle organizzazioni».

Questa è però una possibilità, non quanto necessariamente accadrà. Come già mostrano altre autorevoli analisi, da ultimo fornite anche dal Mit di Boston, i progressi tecnologici da soli non sono sufficienti a garantire miglioramenti ambientali, e in particolar modo una riduzione nell’estrazione di risorse naturali.

È indispensabile dunque saper guidare, e non solo cavalcare la rivoluzione tecnologica in corso. «Uno degli obiettivi dell’Industria 4.0 – specificano dall’università di Pisa – deve essere la sostenibilità della produzione, ovvero la minimizzazione dell’uso dell’energia, dell’acqua, dei materiali, la riduzione delle emissioni inquinanti ed il riciclaggio finale del prodotto/ macchinario/impianto». Da questo punto di vista «il Life Cycle Assessment (LCA) assume grande importanza e va ad integrarsi in modo virtuoso con le nuove tecnologie, con i nuovi dati che potranno essere resi disponibili, con il percorso di revisione dei processi industriali in ottica 4.0».

In un mondo di risorse sempre più scarse – dal 970 al 2010 l’estrazione e il consumo globale è passato da 22 a 70 miliardi di tonnellate, e sta crescendo – non possiamo permetterci di ripetere gli errori del passato, che hanno portato non solo criticità ambientali ma anche profonde fratture sociali.

«Il crescente consumo di risorse ambientali e la conseguente erosione sempre più rapida delle risorse disponibili non hanno portato dei benefici reali in termini di reddito alla popolazione dei paesi con le economie più avanzate, come evidenziato dal rapporto di McKinsey Global Institute “Poorer than their parents? A new perspective on income inequality”. Infatti il reddito pro-capite della popolazione si è ridotto al punto che una percentuale compresa fra il 65% e il 70% della popolazione si ritrova al termine del decennio che va dal 2005 al 2014 con redditi fermi o addirittura in calo rispetto al livello di partenza, a causa della prolungata crisi economica e dell’aumento delle disuguaglianze.

Non era mai accaduto nulla di simile nei sessanta anni precedenti, cioè dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. In questo contesto – sottolineano dall’Università di Pisa – l’adozione di una logica orientata alla sostenibilità e all’economia circolare attuata attraverso la riduzione e l’ottimizzazione dei consumi di risorse naturali può essere uno dei driver che contribuisce a frenare tale processo di impoverimento. La minimizzazione e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse disponibili risultano essere quindi due aspetti da prendere in considerazione durante una qualsiasi trasformazione industriale».