Qualità dell’Ambiente Urbano, Ispra: consumo di suolo la maggiore criticità
[11 Ottobre 2013]
L’Ispra con il rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, presentato oggi a Roma, ha fotografato la qualità della vita nelle nostre città, analizzando molti indicatori per aria, verde urbano, mobilità, urbanizzazione e dinamiche dell’uso del suolo, approvvigionamento idrico.
«Anche in questa edizione, che comprende un Focus interamente dedicato alle problematiche inerente alle acque in ambito urbano, la raccolta di dati proposti rappresenta la migliore e più aggiornata informazione consolidata disponibile sulla qualità dell’ambiente urbano in Italia che il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente garantisce dal punto di vista tecnico-scientifico e offre come strumento per valutare affinità o divergenze nelle diverse realtà metropolitane- hanno dichiarato da Ispra – Tra le novità, l’ampliamento dello studio a 9 nuovi capoluoghi di provincia (Alessandria, La Spezia, Como, Treviso, Pistoia, Pesaro, Caserta, Barletta, Catanzaro), per la scelta dei quali si è mantenuto il criterio demografico selezionando per regione il comune più popoloso fra quelli con popolazione oltre i 70.000 abitanti. Insieme ai capoluoghi trattati nelle edizioni precedenti, il numero complessivo delle città considerate arriva a 60».
Entrando nello specifico del rapporto, molte le conferme dei trend delle varie matrici. Sulla qualità dell’aria, nonostante i dati mostrino una situazione di diminuzione generalizzata delle emissioni inquinanti nelle città, permangono criticità per PM10 e biossido di azoto: si continuano infatti a registrare superamenti dei valori limite per questi due inquinanti, particolarmente nelle città del Centro-Nord, in Campania e Sicilia. Più diffuso il superamento dei valori soglia per l’ozono, per il quale non si rileva alcuna tendenza alla diminuzione delle concentrazioni in aria.
«Per ciò che riguarda le concentrazioni di PM10, dal 2006 al 2011, su un set di 57 stazioni di monitoraggio, appartenenti al territorio di 29 città- hanno spiegato da Ispra- si evidenzia una situazione di diffusa tendenza alla riduzione delle concentrazioni, debole ma significativa, ad esempio, nelle città di Aosta, Bari, Bologna, Firenze, Palermo, Roma, Taranto, Torino». Gli altri inquinanti monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo, non sembrano essere ormai più un problema. Collegato ai trend sulla qualità dell’aria è il dato sul traffico privato: da elaborazione Ispra su dati Aci 2006-2012, si conferma la tendenza alla diminuzione del numero di autovetture private nelle otto città più grandi, con la sola rilevante eccezione di Roma, che inoltre è la città con il maggior numero di autovetture private (quasi 1.600.000), seguita da Milano (quasi 600.000), Napoli (poco più di 500.000) e Torino (circa 450.000).
Passando dall’aria all’acqua, viene rilevata una riduzione dei consumi di acqua per uso domestico: nelle 60 città, sulla base di dati Istat, il valore medio del consumo di acqua diminuisce nel 2011 di circa il 14,5% rispetto al 2000. La più alta percentuale di riduzione dei consumi si registra a Monza seguita da Parma, Piacenza, Genova, Torino e Novara. Il dato è legato alla maggiore attenzione e sensibilità ambientale da parte dei cittadino che riconosce il vero valore dell’acqua, ma anche alle tariffe sensibilmente cresciute nel periodo in esame.
Per quanto riguarda l’erogazione del servizio, nel 2011 delle 60 città analizzate, solo Reggio Calabria, Palermo e Messina sono ricorse a misure di razionamento dell’erogazione dell’acqua. Inoltre Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Sicilia e Sardegna si contraddistinguono come le uniche regioni autosufficienti dal punto di vista idrico, ma le regioni del Centro-Sud si caratterizzano per i maggiori scambi di acqua. In particolare, la Puglia risulta la regione più dipendente: più del 60% della disponibilità complessiva da destinare all’utenza finale (circa 333,5 milioni di metri cubi di acqua ad uso potabile) proviene dalla Basilicata (per circa il 64%), dalla Campania (per circa il 36%) e in quantità residuali dal Molise. Appunto la Basilicata si caratterizza come la regione che, più delle altre, contribuisce alle richieste delle regioni vicine, attraverso l’esportazione di circa il 70% dei volumi prelevati sul proprio territorio (circa 217 milioni di metri cubi d’acqua), destinato per lo più alla confinante Puglia.
Preoccupante (ma anche in questo caso si tratta di una conferma) il dato sul consumo di suolo, con una crescita delle superfici artificiali e impermeabili: nel complesso le 51 aree comunali soggette a monitoraggio hanno cementificato un territorio pari a quasi 220.000 ettari (quasi 35.000 solo a Roma), con un consumo di suolo giornaliero pari a quasi 5 ettari di nuovo territorio perso ogni giorno (sono circa 70 a livello nazionale). Il 7% del consumo giornaliero in Italia è concentrato nelle 51 città analizzate. In testa Napoli e Milano che hanno ormai consumato più del 60% del proprio territorio comunale. Evidentemente i disastri causati dal dissesto idrogeologico e dal “mal governo” del territorio, che continuamente si susseguono, non sono serviti a modificare modello di sviluppo.