Raccolta differenziata al 70% e bilancio in utile per Retiambiente

Il gestore dell’igiene urbana nell’Ato costa ha aggiornato il piano industriale, resta la previsione di realizzare un ossicombustore a Peccioli

[28 Aprile 2023]

Retiambiente, il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato Toscana costa, ha approvato ieri sia il bilancio 2022 sia l’aggiornamento del piano industriale.

Il via libera è arrivato a «larghissima maggioranza» da parte dei 35 Comuni presenti in assemblea (con l’88% del capitale sociale).

Nell’ultimo anno il bilancio consolidato del gruppo Retiambiente – cui ad oggi fanno parte come Società operative locali Aamps, Ascit, Ersu, Esa, Geofor, Lunigiana ambiente, Rea e Sea – vede un fatturato di 289 mln di euro e un utile netto di oltre 240mila euro (oltre a 700mila euro destinati al contenimento della Tari nei prossimi anni).

Ai risultati economici in positivo si affiancano performance ambientali in crescita, con una raccolta differenziata arrivata in media a coprire il 70% dei rifiuti urbani generati sul territorio di riferimento (l’obiettivo adesso è arrivare al 75% entro il prossimo triennio); in totale i rifiuti raccolti, grazie al lavoro di oltre 2.300 dipendenti, ammontano a 750mila t/a.

Una volta raccolti, i rifiuti però vanno anche valorizzati o smaltiti secondo i principi della gerarchia europea, e per questo servono impianti dedicati. In quest’ottica, l’assemblea dei soci ha dato il via libera anche ad un aggiornamento del piano industriale di Retiambiente, che finora prevedeva complessivamente 240 mln di euro di investimenti.

«Caratterizzano il piano industriale – spiegano oggi da Retiambiente – i circa 126 mln di euro di investimenti nell’impiantistica, orientata principalmente verso la costruzione di impianti di biodigestione aerobica (Massa-Carrara, Livorno) e di recupero di materia dai rifiuti non riciclabili».

Dalla società ricordano inoltre di aver ottenuto «27 milioni di euro di finanziamento a fondo perduto derivanti dal Pnrr, che concorrono ad abbattere il costo degli investimenti dei piani finanziari», assicurando che «entro il 2027 verranno realizzate diverse strutture, tra cui i seguenti impianti: digestore anaerobico di rifiuti organici a Massa-Carrara; digestore anaerobico di rifiuti organici e fanghi di depurazione civile a Livorno, in collaborazione con Asa Spa; impianto per il trattamento di rifiuti ingombranti (mobili, arredamenti, ecc.) a Pisa, loc. Ospedaletto; impianto per il recupero dei rifiuti verdi (sfalci e potature) a Livorno; impianto per il recupero dei rifiuti tessili (abiti usati) a Capannori; impianto per il recupero di pannolini e pannoloni a Capannori; impianto per il recupero delle terre di spazzamento e delle alghe spiaggiate a Cecina».

Per quanto riguarda invece la gestione dei rifiuti secchi non riciclabili meccanicamente – come l’indifferenziata o gli scarti della raccolta differenziata degli imballaggi, plastica in primis –, dalla società non viene comunicata alcuna scelta in merito al destino del termovalorizzatore di Livorno, ad oggi l’unico impianto alternativo alla discarica (o peggio all’export) attivo nel perimetro dell’Ato costa.

«L’approvazione del bilancio di esercizio in utile e l’aggiornamento del piano industriale strategico della società ci danno ulteriore conferma della bontà della scelta recentemente fatta, di traghettare Aamps nella holding Retiambiente, subito dopo averla fatta uscire anticipatamente dal concordato preventivo, in continuità aziendale – aggiunge il sindaco di Livorno (il Comune socio di maggioranza), Luca Salvetti – Un processo virtuoso, che ha favorito anche l’ottenimento in via definitiva di un finanziamento da 10 mln di euro, per la realizzazione del progetto Hub Fanghi-Forsu e la costruzione di un moderno impianto totalmente green, ispirato ai principi dell’economia circolare, che risulterà in linea con le strategie della capogruppo; e, quindi, a vantaggio di tutte le aziende del comprensorio dell’Ato Toscana costa».

L’hub per fanghi di depurazione e Forsu (la raccolta differenziata dell’organico) consisterà in un biodigestore anaerobico, da cui poter ottenere biometano e compost, ma non in grado di gestire i rifiuti secchi: dunque non potrà sostituire il termovalorizzatore di Livorno.

Per questa frazione di rifiuti resta invece in piedi, nel piano industriale aggiornato da Retiambiente, la «previsione di realizzare un impianto di recupero di materia da rifiuti non riciclabili, che sarà realizzato a Peccioli, utilizzando la tecnologia esclusiva “flameless” (senza fiamma) di ossidazione termica. L’impianto consentirà di evitare l’interramento in discarica di oltre centocinquantamila tonnellate annue di rifiuti non riciclabili».

Quello in previsione a Peccioli è un investimento da circa 90 mln di euro, secondo quanto comunicato l’autunno scorso dalle società coinvolte, ma da allora non ci state occasioni per chiarire pubblicamente né i tempi di realizzazione – mentre incombe ancora la prossima chiusura del termovalorizzatore labronico, col rischio dunque di incrementare a breve termine l’impiego di discariche o il ricorso all’export – né le caratteristiche della tecnologia proposta per Peccioli.