Dentro i numeri forniti dal Corepla per il 2013
Raccolta, recupero e riciclo delle plastiche: vizi e virtù della filiera industriale italiana
[7 Maggio 2014]
Sono 429.000 le tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica provenienti dalla raccolta differenziata riciclate nel 2013 dal sistema nazionale Conai. A diffondere il dato nel corso dell’assemblea ordinaria in cui è stato approvato anche il bilancio d’esercizio 2013, è stato Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. La quota di riciclo è dunque aumentata in valori assoluti rispetto all’anno 2012 ma siamo ancora ben lontani da poter definire virtuosa la filiera italiano di riciclo delle plastiche.
In termini percentuali infatti, su un immesso al consumo di oltre 2 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica, se ne raccoglie in modo differenziato il 75% (oltre a Corepla è attiva anche un’importante filiera di operatori privati), ma soltanto il 38,6% viene riciclato, perché il restante 36,8% è destinato a recupero energetico. Anzi, anche le 429mila tonnellate (ovvero il 38,6%) che Corepla dichiara effettivamente riciclate, devono essere ulteriormente depurate delle 11300 tonnellate che nel 2013 sono state fornite all’acciaieria Voestalpine di Linz in Austria sotto forma di Sra (Secondary reducing agent), che viene utilizzato in altoforno come agente riducente nelle reazioni di ossidazione dei minerali: anche se inserito nella categoria ‘riciclo’, dunque, lo Sra è a tutti gli effetti un recupero energetico.
Nella categoria ufficiale del recupero energetico invece, a fianco dei tradizionali termovalorizzatori ci sono anche i cementifici, che anzi nel 2013 hanno fatto grossi balzi in avanti: nel 2013 la percentuale di imballaggi in plastica – si legge nella relazione sulla gestione 2013 di Corepla – residuati dal processo di selezione delle raccolte differenziate trasformata in combustibile alternativo e avviata a cementifico è stata del 47% rispetto al 38,1% dell’anno precedente. Ciò è sostanzialmente dovuto alla diminuzione della produzione di rifiuti urbani e nello specifico, della parte secca utilizzabile nella produzione di combustibili alternativi che ha liberato spazi».
A questo punto è opportuno cercare di capire quali tipologie di imballaggi plastici vengono riciclati come materia (opzione preferibile dalla gerarchia europea dei rifiuti) e quali vengono invece recuperati come energia. Il riciclo è sicuro perché c’è mercato per il pet (in prevalenza bottiglie d’acqua), per il polietilene (soprattutto flaconi), per i film plastici, e le cassette. L’insieme eterogeneo delle plastiche miste invece non ha valore di mercato e pertanto costituisce la parte destinata a recupero energetico, che solo in alcuni casi viene invece avviata a riciclo meccanico (per esempio Revet Recycling a Pontedera): «sono stati recuperati – si legge infatti nel comunicato stampa di Corepla – anche quegli imballaggi che ancora faticano a trovare sbocchi industriali verso il riciclo meccanico e il mercato delle plastiche riciclate. Circa 322.000 tonnellate sono state utilizzate come materie prime energetiche al posto di combustibili fossili».
Il presidente Corepla Giorgio Quagliuolo commenta così i risultati di gestione: «I 7.325 Comuni italiani che hanno avviato il servizio di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, gli oltre 57 milioni di cittadini serviti, il continuo processo d’innovazione dei settori industriali coinvolti nell’ottimizzare le opportunità di riciclo e recupero e il puntuale impegno di Corepla, hanno creato valore e benefici netti per il Paese per oltre 2 miliardi di euro negli ultimi 10 anni. Desideriamo migliorarci ancora, innalzando gli obiettivi di raccolta, esplorando nuove opportunità di riciclo e recupero, individuando nuove applicazioni e nuovi sbocchi di mercato per il materiale riciclato e infine, ottimizzando i costi del sistema. Mi piace aggiungere che nel solo 2013 abbiamo evitato emissioni di CO2 per 800.000 ton (+4,5% rispetto al 2012) equivalenti alle emissioni di circa 505.000 automobili, abbiamo evitato costi di smaltimento per 38,4 milioni di euro (+3,5 rispetto al 2012) e infine abbiamo generato 105,7 milioni di euro di materie prime seconde».
Per quanto riguarda la raccolta differenziata delle plastiche, infine, il dato medio nazionale pro capite passa da 11,6 a 12,9 kg annui per abitante. Nel Nordest si registra la raccolta più alta di tutta Italia (in testa il Veneto con 20,1 kg l’anno per abitante); seguono il Nord-ovest (Piemonte e Lombardia tra i 16 e i 16,3 kg) e il Centro (Marche 16,3 kg) e poi Sud e Isole, guidate dalla Campania con 14 kg annui per abitante.