Raee, l’Italia raccoglie e avvia a recupero solo il 36,8% dei rifiuti elettrici ed elettronici

Longoni: «Deve far riflettere su quali siano le cause di una “sparizione” di volumi di Raee così ingente»

[15 Luglio 2021]

Il Centro di coordinamento Raee, il cui compito è quello di garantire su tutto il territorio nazionale una corretta gestione dei Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) raccolti in modo differenziato, ha appena pubblicato il Rapporto gestione Raee 2020.

Dall’analisi emerge un quadro in chiaroscuro: gli impianti italiani che gestiscono i Raee domestici e professionali lo scorso anno hanno avviato a trattamento 478.817 tonnellate di rifiuti elettrici, in crescita del 3,20% sul 2019, ma nonostante questo aumento il tasso di raccolta sull’immesso continua a calare (al 36,8% rispetto al 39,53% del 2019), allontanandosi dagli obiettivi europei (65%).

«Il tasso di avvio al trattamento dei Raee in Italia si attesta su un valore di quasi 30 punti percentuali distante dal target che la Comunità europea ha assegnato agli stati membri – commenta il direttore generale del Centro, Fabrizio Longoni – deve far riflettere su quali siano le cause di una “sparizione” di volumi di Raee così ingente. Scomparsa che di fatto è solamente nei report di identificazione poiché questa tipologia di rifiuti trova destinazioni improprie che favoriscono con eccessiva facilità il trattamento “economico” a discapito di quello“adeguato».

Più nel dettaglio, le 478.817 tonnellate gestite dagli impianti che hanno effettuato la dichiarazioni al Centro – 1.050 in tutta Italia, da quelli dediti al trattamento per il recupero delle materie prime a quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti – sono quasi tutte riconducibili a Raee domestici: poco più del 77% dei volumi complessivi, pari a 369.569 tonnellate.

Entrando nel dettaglio della composizione di questi rifiuti tecnologici domestici, i grandi bianchi (R2) si confermano il raggruppamento più significativo, ma è quello dell’elettronica di consumo (R4) a registrare l’incremento percentuale più elevato (+12,2%) rispetto al 2019, mentre quello delle sorgenti luminose (R5), complice la situazione pandemica, conosce una vera e propria battuta d’arresto (-31,59%).

«Se a livello di sistema Italia il tasso di avvio al trattamento adeguato è in diminuzione, scorporando il dato emerge che il risultato dei Raee domestici è in crescita, mentre peggiora nel professionale – spiega Longoni – La mancanza del Decreto sui raggruppamenti di Raee e la conseguente impossibilità di gestire correttamente la comunicazione sull’identificazione e suddivisione dei rifiuti elettrici ed elettronici ha sicuramente un impatto negativo sui risultati, anche se la causa di maggior impatto è da ricercarsi nell’assoluta mancanza di controlli sulla gestione illegale dei Raee da parte degli organi preposti».

Guardando infatti agli obiettivi imposti dalla Direttiva europea sui Raee 2012/19/UE, il target del 65% è da intendersi come rapporto tra i Raee raccolti nell’anno di riferimento e la media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) immesse sul mercato nel triennio precedente.

Come già accennato il dato, ricavato sulla base dei dati disponibili al 30 giugno 2021,segnala un tasso di ritorno in calo per il secondo anno consecutivo che si attesta al 36,80%. Secondo il Cdc, all’origine di questo decremento vi sono due fattori: da una parte un aumento dell’immesso di Aee del triennio 2017-2019, la cui media si attesta a 1.301.302 tonnellate (+10,9% rispetto al triennio precedente), dall’altra il calo dei volumi dei rifiuti provenienti dal professionale.