Rapporto Unicef: «Nei paesi ricchi povero un bambino su 5». L’Italia non è un Paese per giovani (VIDEO)

Gli Usa al 37esimo posto su 41. Prime Norvegia e Germania, ultime Bulgaria e Cile

[15 Giugno 2017]

Secondo il 14esimo Report CardCostruire il futuro – I bambini e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nei paesi ricchi”, pubblicato oggi da Unicef e Centro di Ricerca Innocenti (Irc), «Un bambino su cinque, nei Paesi ricchi, vive in relativa povertà economica e uno su 8 si trova ad affrontare problemi di insicurezza alimentare».

Unicef e Irc sottolineano che «Costruire il futuro” è il primo rapporto che valuta le condizioni dei bambini in 41 Stati ad alto reddito in relazione agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdg) identificati come i più importanti per il loro benessere. Lo studio stila una classifica dei Paesi in base alla loro performance ed elenca le sfide e le opportunità che le economie avanzate affrontano per raggiungere gli impegni globali a favore dei bambini». L’Italia si piazza nella seconda fascia della classifica: 24esima su 41 Stati dell’Ue e dell’area Ocse presi in esame.

Nei Paesi dell’Unione europea e negli altri Paesi ad alto reddito, «Circa 1 bambino su 10 vive in famiglie in cui neppure un genitore ha un impiego stabile. Fra i giovani fra i 15 e i 19 anni di questi Stati circa 1 su 13 non lavora, non studia e non segue un programma di formazione (Neet). Nei Paesi ad alto reddito (dato 2012) il suicidio è la principale causa di morte tra i giovani di ambo i sessi tra i 15 e i 19 anni, con il 17,6% della mortalità totale registrata in questa fascia di età. E almeno 1 bambino su 10, nei paesi esaminati, è regolarmente vittima di bullismo».

Il rappoto Unicef-Irc misura la qualità della vita dei bambini e degli adolescenti nei paesi ricchi in base agli indicatori degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e li ripercorre uno ad uno: Porre fine alla povertà: in media, 1 bambino su 5 nei paesi ad alto reddito vive in povertà reddituale relativa, sebbene ci siano delle differenze rilevanti, da 1 su 10 in Danimarca, Islanda e Norvegia, a 1 su 3 in Israele e Romania. Porre fine alla fame: una media di 1 bambino su 8 in paesi ad alto reddito affronta insicurezza alimentare, aumentando a 1 su 5 nel Regno Unito e negli Stati Uniti e a 1 su 3 in Messico e Turchia. Assicurare una vita in salute: la mortalità neonatale è calata drasticamente nella maggior parte dei paesi; e i tassi di suicidio fra gli adolescenti, di fertilità adolescenziale e di alcolismo stanno diminuendo. Tuttavia, 1 adolescente su 4 ha riportato di soffrire di 2 o più sintomi psicologici per più di una volta a settimana. Assicurare istruzione di qualità: anche nei paesi con risultati migliori, inclusi Giappone e Finlandia, circa un quinto dei quindicenni non raggiunge livelli di competenza minimi in lettura, matematica e scienze. Raggiungere la parità di genere: in media, il 14% degli adulti intervistati in 17 paesi ricchi ritiene che l’istruzione universitaria sia più importate per i ragazzi che per le ragazze.

L’Italia oscilla tra l’eccellenza  del secondo posto per “Pace, giustizia e istituzioni efficaci” e il 31esimo posto nell’obiettivo “Eliminazione della povertà”.

Ma il nostro si conferma non essere un Paese per giovani. Secondo «Costruire il futuro”, «In Italia il 25,1% dei bambini vive in povertà reddituale relativa e il 51% in povertà multidimensionale (il quinto tasso più alto)». I 15-19enni Neet italiani sono l’l’11,2% e qui il nostro Paese si colloca al 30esimo posto, nell’ultimo terzo della classifica per questo obiettivo. A questo va aggiunto che il 9,7% dei minorenni italiani vive in famiglie senza lavoro».

L’Italia ha anche un altro triste primato: la più alta percentuale (36,5%).di bambini di età compresa tra gli 11 e i 15 anni che riferiscono di soffrire di due o più sintomi di disagio psicologico per almeno una volta alla settimana ed è al quintultimo posto per tasso di omicidi infantili: 0,19 casi su 100.000.

Il rapporto evidenzia anche che «Il tasso di bullismo cronico auto-segnalato è il terzo più basso per questo gruppo di paesi (il 5,2% degli 11-15enni ha subito episodi di bullismo almeno due volte al mese).  Il tasso di suicidio tra gli adolescenti (15-19 anni) è di 1,9 su 100.000 (il secondo più basso). Il Paese ha anche il quarto tasso di ubriachezza più basso tra i bambini di età compresa tra 11 e 15 anni, pari al 4,4%».

Per Sarah Cook, direttrice del Centro di Ricerca dell’Unicef Innocenti, «La Report Card 14 è un campanello d’allarme, che ci ricorda che anche nei paesi ad alto reddito il progresso non va a beneficio di tutti i bambini. Redditi più alti non portano automaticamente a condizioni migliori per tutti i bambini, possono anzi aggravare le disparità. I governi di tutti i Paesi devono agire per assicurare che le differenze vengano ridotte e che si effettuino progressi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per i bambini».

Nella Top ten della classifica Unicef ci sono  Norvegia, Germania, Svezia, Finlandia, Svizzera, Corea del Sud, Slovenia, Olanda, Irlanda e Giappone. Chiudono la classifica Ungheria, Lituania, Nuova Zelanda, Israele, Turchia, Stati Uniti, Messico, Romania, Bulgaria e Cile. E L’Unicef sottolinea che «La classifica risulta positiva per quei Paesi, fra i 41 analizzati, che appaiono spesso ai primi posti nelle ultime analisi comparative sullo sviluppo umano e infantile – Scandinavia, Germania e Svizzera –, meno positiva per i paesi del gruppo con reddito inferiore, tra cui Romania, Bulgaria e Cile. Tuttavia un’analisi più attenta rivela la presenza di margini di miglioramento ovunque, dato che tutti i Paesi si collocano su due o più obiettivi a metà o nell’ultimo terzo della classifica. Per alcuni indicatori – disuguaglianza di reddito, salute mentale autodichiarata degli adolescenti e obesità – il trend mostra motivi di preoccupazione nella maggior parte dei paesi ricchi».

Quel che è evidente è che per i bambini dei Paesi più ricchi la situazione non è migliorata rispetto all’inizio della crisi economico-finanziaria che ha sconvolto il mondo rendendolo ancora più ingiusto: «In due terzi degli Stati esaminati le famiglie più povere con bambini si trovano oggi ancora più penalizzate rispetto alla media del 2008 – si legge nel rapporto – Il tasso di obesità tra i giovani tra gli 11 e i 15 anni e il numero di adolescenti che hanno riportato di soffrire di 2 o più sintomi psicologici ogni settimana sta aumentando nella maggior parte dei Paesi. Sebbene molti Paesi abbiano compiuto grandi progressi su diversi indicatori, rimangono ancora profonde differenze in altre aree. I livelli di reddito nazionali non rivelano tutte queste differenze: per esempio, la Slovenia è molto più avanti rispetto a Paesi decisamente più benestanti su molti indicatori, mentre gli Stati Uniti si classificano al 37esimo posto su 41 nella classifica generale.

Sulla base dei risultati della Report Card 14, l’Unicef chiede ai Paesi ad alto reddito di intraprendere azioni in 5 aree chiave: «Mettere i bambini al centro di un progresso equo e sostenibile: migliorare il benessere di tutti i bambini oggi è fondamentale per raggiungere sia equità sia sostenibilità. Non lasciare nessun bambino indietro: le medie nazionali spesso nascondono estreme disuguaglianze e una condizione di grande svantaggio dei gruppi più poveri. Migliorare la raccolta di dati comparabili: in particolare sulla violenza sui bambini, sullo sviluppo della prima infanzia, sulle migrazioni e sul genere. Utilizzare le classificazioni per adattare le risposte politiche in base ai contesti nazionali: nessun Paese ha avuto risultati positivi su tutti gli indicatori del benessere per i bambini e tutti i paesi stanno affrontando delle sfide per raggiungere almeno alcuni degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili incentrati sui bambini. Onorare gli impegni presi per lo sviluppo globale sostenibile: il quadro globale degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile impegna tutti i paesi in un’impresa globale».

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  • UNICEF Report Card 14: la povertà dei bambini nei paesi ricchi