Retiambiente, dopo la raccolta differenziata servono impianti per organico e ossicombustione

Fortini: «Osservando le Bat europee abbiamo studiato questa tecnologia, che non emette anidride carbonica in atmosfera, ma la capta e la recupera, per essere usata in vari cicli produttivi»

[13 Novembre 2023]

In chiusura di Ecomondo, la fiera di rilevanza europea sulla green economy ospitata come ogni anno a Rimini, Retiambiente – il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nella Toscana costiera – ha fatto il punto sul ciclo di gestione rifiuti nel proprio ambito di competenza.

A fronte di 1,2 milioni di cittadini serviti la raccolta differenziata ha superato in media il 70%, grazie anche a oltre 2mila mezzi adibiti da Retiambiente allo scopo.

«Per avere migliori traguardi serve uno strumento efficace come il porta a porta, con investimenti in persone e mezzi, indispensabili per svolgere il servizio. A questo proposito – spiega il presidente di Retiambiente, Daniele Fortini –, per avere sempre una flotta aggiornata anche in termini di rispetto delle emissioni, è stato sperimentato a Pisa un “project financing”, con un fornitore selezionato tramite gara, il quale ha l’onere di mettere a disposizione tecnologia e innovazione sui mezzi offerti. Questo significa avere sempre veicoli tecnologicamente moderni e in particolare riguardo le emissioni».

Dopo essere stati suddivisi in tanti sacchetti colorati attraverso la raccolta differenziata, però, com’è ovvio i rifiuti non scompaiono come per magia. Serve indirizzarli verso adeguati impianti di valorizzazione o smaltimento, a seconda dei casi. E per la Toscana costiera le urgenze restano due: gli impianti per la gestione dell’organico e quelli per valorizzare i rifiuti non riciclabili meccanicamente.

Sul primo fronte, Retiambiente raccoglie ogni anno 135 mila tonnellate di rifiuti organici, per i quali in Toscana mancano ancora impianti di trattamento.

«La scelta – argomenta Fortini – sarà quella di dotarsi di impianti capaci di trattare quel rifiuto e per gravare meno sul trasporto su gomma per raggiungere gli attuali impianti, prevalentemente dislocati al nord».

Per quanto riguarda invece i rifiuti non riciclabili meccanicamente, esclusa l’opzione di realizzare nuovi termovalorizzatori, l’alternativa in campo è quella del cosiddetto ossicombustore in progetto a Peccioli grazie a un’iniziativa condivisa con Belvedere, Oxoco e Itea: si tratta di un impianto di ossidazione termica, che consentirà di chiudere il ciclo integrato dei rifiuti, senza ricorrere né alle discariche, né alla termovalorizzazione.

«Osservando le Bat europee – sottolinea nel merito Fortini – abbiamo studiato questa tecnologia, che non emette anidride carbonica in atmosfera, ma la capta e la recupera, per essere usata in vari cicli produttivi. In questo campo, ci auguriamo di essere pionieri».

Infine, il presidente di Retiambiente ha concluso il suo intervento con un focus su altre filiere impiantistiche “minori”, ovvero su due nuovi impianti di recupero che verranno costruiti a Capannori (Lucca): uno per il recupero del rifiuto tessile e l’altro per il trattamento di pannoloni e pannolini.

I due impianti, con le due diverse tecnologie, potrebbero venir installati in un unico stabilimento, per ottimizzare le risorse e dotarsi anche di possibilità di ottenere energie da fonti rinnovabili.