Rifiuti, fare la raccolta differenziata porta a porta «costa il 30-40% in più»

Da Bain e Utilitalia, la federazione delle imprese di settore, un’analisi incentrata sul multimateriale

[16 Febbraio 2017]

Come è meglio raccogliere il vetro, la plastica, la carta, il metallo e le frazioni umide dei nostri rifiuti urbani? Per rispondere a questa domanda è stato presentato oggi a Roma il nuovo studio ‘Analisi costi raccolta differenziata multimateriale’, promosso da Utilitalia – la federazione delle imprese dei servizi ambientali, idrici ed energetici – e realizzato da Bain, su un campione molto rappresentativo del Paese, pari al 24% della popolazione.

Il documento parte dalla premessa che non c’è un modo unico per fare la (necessaria) raccolta differenziata: si può distinguere ad esempio tra raccolta porta a porta o raccolta stradale con campane e cassonetti, ma anche tra raccolta monomateriale o raccolta multimateriale, una tipologia quest’ultima a sua volta suddivisibile tra multimateriale leggero (plastica-metalli e carta-plastica-metalli) o multimateriale pesante (vetro-metalli, vetro-plastica-metalli, carta-vetro-plastica-metalli). In totale «oltre il 30% dei rifiuti della differenziata – spiega il documento – sono raccolti con modalità multimateriale: circa 1,9 milioni di tonnellate all’anno (6% della produzione totale di rifiuti urbani) su un totale di oltre 6,3 milioni di tonnellate». Per la raccolta del multimateriale il ‘porta a porta’, si dettaglia ancora, risulta maggioritario con il 51% sulla raccolta stradale (49%).

Qual è la modalità migliore? Come spesso capita di fronte a una domanda complessa, la risposta è dipende. «Non c’è un unico modo di fare le cose – osserva il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – ci sono delle variabili che cambiano in base alle caratteristiche del territorio, della popolazione, della stagionalità».

Da quando è stato approvato il decreto Ronchi che ha introdotto la raccolta differenziata in Italia, la relativa percentuale è balzata da circa il 9% del 1997 al 47,6% del 2015: un risultato ragguardevole sebbene lontano dal target del 65% individuato per il 2012 dalla legge italiana, e che poco dice sull’obiettivo fissato invece a livello europeo (che riguarda l’effettivo avvio a riciclo dei rifiuti raccolti).

Questo trend crescente ha permesso al Paese di ottenere vantaggi ambientali netti, e anche un’accresciuta competitività economica (più avanza il recupero di materia e in subordine di energia da rifiuti, meno si dovrà ricorrere all’impiego di materie prime, tradizionalmente scarse nel Paese). Comporta però investimenti che in genere, curiosamente, si preferisce tacere. «Il costo di raccolta del multimateriale in Italia è pari a 185 euro a tonnellata – precisano da Utilitalia – In generale per la raccolta multimateriale il ‘porta a porta’ costa di più con una differenza che oscilla tra il 30 e il 40%. Costi maggiori che vengono riassorbiti però dal trattamento industriale successivo, che è naturalmente più basso quando concentrato su un’unica tipologia». Con il sottinteso, però, che non tutti i materiali raccolti possono essere recuperati a causa della scarsa qualità del raccolto; che non tutti i materiali raccolti, una volta avviati a riciclo, trovano poi uno sbocco sul mercato; che riciclare rifiuti – come ogni processo industriale – a sua volta produce nuovi rifiuti (speciali) che poi è necessario gestire (e anche questo ha un costo).

In altre parole, più la raccolta differenziata dei rifiuti urbani si fa raffinata, più aumenta la capacità di recupero dei materiali raccolti, ma al contempo non possono anche diminuire i costi di gestione degli stessi. Occorrono più cassonetti, più mastelli, più camion, più lavoro. Tutto questo porta vantaggi ambientali e sociali, e un contenimento dei costi economici sul lungo periodo. È bene però che i cittadini sappiano, come più volte abbiamo ripetuto su queste colonne, che al netto degli auspicabili efficientamenti aziendali è impossibile avere al contempo la botte piena (più raccolta differenziata porta a porta) e la moglie ubriaca (una Tari in costante discesa).

Forse guardando a frazione merceologiche diverse da quelle del multimateriale l’assunto cambia? No, come mostra l’analisi già diffusa – sempre da Utilitalia e Bain – nel 2013. Tra il 2007 e il 2012 «il prezzo da pagare – osservava già allora il Sole 24 Ore – per raccogliere una tonnellata di rifiuti è cresciuto da 134 euro a 198, con un balzo del 48 per cento. Una quota di questi aumenti è ovviamente legata all’impatto dell’inflazione», ma «almeno la metà dell’incremento complessivo secondo lo studio è dovuto all’espansione della differenziata, e in particolare allo sviluppo della raccolta porta a porta che com’è ovvio impegna una quantità più importante di personale». E questo nonostante l’accresciuta efficienza delle imprese di settore, che «ha permesso di tagliare dell’11% i costi complessivi rispetto alla loro evoluzione “naturale”».